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La Fact-Finding Writing di Giovanni Nebuloni compie dieci anni

Un approfondimento sulla corrente letteraria per celebrarne l’importante traguardo

Arianna Mazzanti by Arianna Mazzanti
1 Dicembre 2020
in LIBRI
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La Fact-Finding Writing di Giovanni Nebuloni compie dieci anni
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Un approfondimento sulla corrente letteraria per celebrarne l’importante traguardo

La Fact-Finding Writing (da qui in poi indicata con FFW), corrente letteraria creata da Giovanni Nebuloni, festeggia la prima decade con la recente pubblicazione del suo romanzo Tu Vivrai (Abel Paper, pp. 236, € 14,00). Di quest’ultima opera, frutto delle fatiche dell’autore milanese, ci siamo di recente occupati con l’articolo Giovanni Nebuloni oltre il tempo e lo spazio.

Non abbiamo, però, svelato alcuni dettagli sull’origine del libro. Cominciamo parlando, per esempio, di com’è nata l’idea della galassia delle memorie: durante una passeggiata appartata. Mentre si cammina da soli, infatti, si può potenzialmente pensare o fare qualsiasi cosa. Al tempo stesso, purtroppo, nessun altro sarebbe in grado di conoscere quel particolare momento privato del soggetto e dunque, di conseguenza, di ricordarlo. Siccome per l’autore i ricordi sono la rappresentazione più significativa di noi stessi, perché non immaginare un luogo dove essi siano custoditi anche dopo la morte? Come se la memoria costituisse il mezzo per acquisire una sorta d’immortalità. Oltre a questo concetto, un ulteriore aspetto del racconto che colpisce molto il lettore e che è connesso alla sfera della mente è la descrizione della dimensione onirica. Senza troppo entrare nei dettagli della narrazione, potremmo attribuire al sogno la funzione di portale, un passaggio.

Dato che il nostro cervello non smette mai di lavorare, i vari scenari presentati durante il sonno raffigurerebbero ciò che più sta a cuore (consciamente o inconsciamente) all’individuo. Riguardo al punto della trama cui ci stiamo riferendo, ivi si percepisce che la protagonista, nonostante lo stato di non-veglia, abbia inconsapevolmente reminiscenza dell’accaduto e sappia in tempo reale quello che le succede. A proposito, quindi, del sapere e della voglia di acquisirne sempre più, vorremmo ricordare quanto tale desiderio sia alla base della FFW. Proprio come sottolineato su LucidaMente in Le riflessioni di Giovanni Nebuloni sulla scrittura conoscitiva 1, si tratta di «una scrittura che apre le porte alla conoscenza e si prefigge di chiarire le “zone buie” dell’esistenza».

Un intento che è rimasto invariato negli anni insieme alla ricerca costante di qualcosa di nuovo da esprimere. Di conseguenza, tra gli obiettivi assoluti della FFW vi è persino la ricerca della verità. Non casualmente, Sigmund Freud affermava che l’artista è colui che si impegna a «fornire una visione autentica della realtà». Quali sono, perciò, le frecce che lo scrittore ha a disposizione nell’arco? Essenziale è l’immedesimazione. Ci è impossibile, a questo punto, non collegarci all’affermazione di Katherine Mansfield quando in una lettera scrisse: «Io sono assolutamente certa che non vi è separazione fra l’arte e la vita. […] Quando scrivo di anitre, giuro che sono un’anitra, […] non vedo come l’arte possa fare quel divino balzo nei limitati contorni delle cose se non è passata attraverso il processo di divenire queste cose prima di ricrearle». Il calarsi nei panni dei propri personaggi è un percorso conoscitivo imprescindibile, tuttavia non basta e, in aggiunta, per creare la storia, occorre l’immaginazione.

Una storia, scritta attraverso una tecnica che è frutto di azioni di sintesi e che vuole avvicinare il linguaggio cinematografico a quello letterario. Per il lettore la pagina deve diventare una “videata da leggere”. Ragione per cui in Tu vivrai (come nei lavori precedenti di Nebuloni) si privilegiano discorsi diretti e brevi descrizioni. Ad ogni modo, a parte ciò, la FFW non attinge altro dalla settima arte. I romanzi non ne sono stati particolarmente influenzati. Elementi, invece, che hanno contribuito fortemente nel fornire spunti e idee sono stati gli scritti di Stephen Hawking.

Parlando di fisica, cosmologia, vita e buchi neri non possiamo esimerci dal citare il discorso che Hawking tenne nel 2016 durante una conferenza alla Royal Institution di Londra: «I buchi neri non sono neri come li abbiamo dipinti. Non sono le prigioni eterne che un tempo pensavamo fossero. Si può uscire da un buco nero, anche verso un altro universo. Quindi, se vi sentite intrappolati in un buco nero, non mollate, c’è sempre una via di uscita». Una metafora che verrebbe immediatamente da associare al periodo “buio” ed estenuante di pandemia globale che stiamo vivendo. È qui che allora torniamo all’idea di Nebuloni riguardo alla scrittura, alla letteratura e, in senso più ampio, alla cultura, tutte intese come strumenti salvifici per superare i problemi. L’acquisizione di consapevolezza riguardo i propri vissuti fornisce i presupposti per vincere le più svariate peripezie e continuare a vivere.

Le immagini: il logo della Fact-Finding Writing; la copertina del romanzo Tu vivrai, di Giovanni Nebuloni; un buco nero; una foto che ritrae Stephen Hawking reperita da Wikipedia; alcuni libri.

Arianna Mazzanti

(LucidaMente 3000, anno XV, n. 180, dicembre 2020)

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Tags: cinemaconoscenzafact-finding writingfisicagalassiagiovanni nebuloniimmortalitàKatherine MansfieldletteraturalucidamentememoriamortescienzascritturaSigmund Freudstephen hawkingTu vivraivita
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