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Home IL PIACERE DELLA CULTURA

Poesie nel camposanto, in memoria di alberi recisi

Katia Grancara by Katia Grancara
20 Maggio 2012
in IL PIACERE DELLA CULTURA, TEMATICHE CIVILI
1
Poesie nel camposanto, in memoria di alberi recisi
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Non fiori nella bocca dei cannoni, ma sonetti sulle ceppaie. Alla violenza si risponde con la bellezza. Dei versi. Succede in provincia di Cosenza. Lʼidea è del poeta Francesco M. T. Tarantino

«Quello che resta son solo radici
che non fanno alcun ombra e marciranno
ho dato ristoro e giorni felici
alle preghiere che ormai finiranno
ascoltavo i lamenti sotto terra
e con i miei rami li portavo al cielo
perché le cicatrici della guerra
fossero lenite da freddo e gelo
oltre ai patemi raccoglievo gioie
e soddisfazioni per piccole glorie
dalle pieghe dei rami a feritoie
sentivo narrare piccole storie
rancori di donne con le cesoie
nei rosari di terre e di memorie» (III)

Non cercatela nei libri, non la troverete. Ché questa poesia non appartiene alla carta, ma alla “nuda terra” di un camposanto. E, se volete leggerla dal vivo, magari ad alta voce pur nel luogo votato al silenzio, è a Mormanno, piccolo borgo di circa 3.000 anime in provincia di Cosenza, nel cuore del Parco nazionale del Pollino, che dovete andare. Più precisamente al cimitero. È lì che troverete, sparsi tra le tombe, questo e altri 28 sonetti esposti su dei semplici leggii di metallo conficcati in 29 ceppi.

No, non è lʼopera di un artista bizzarro. O lʼennesimo esempio di allestimento site specific che tanto va di moda oggi nellʼarte contemporanea. È lʼindignazione civile che ha preso corpo e voce per darla a chi corpo non ha più e voce non ne ha mai avuta, se non quella presa a prestito dal vento. Autore e promotore di questa singolarissima e originale protesta a suon di versi è il poeta mormannese Francesco M.T. Tarantino, che così ha voluto dar sfogo a tutto il proprio sdegno e rammarico per quei 29 alberi secolari che davano grazia e decoro al cimitero del paese, brutalmente recisi a inizio estate del 2009.

«Il perché di quellʼabbattimento – ci spiega il poeta – nessuno seppe dirmelo allora. Una motivazione posticcia fu che le radici degli alberi disturbavano le tombe». Un vero e proprio scempio non autorizzato di cui «non esiste alcun atto deliberativo» – aggiunge Tarantino –, perpetrato a insaputa della comunità e degli stessi assessori che, interpellati allora dal poeta, si dimostrarono allʼoscuro di quellʼassurdo taglio. Si intitola Memorie di alberi recisi questa mostra permanente di poesie pensata e realizzata (a sue spese) dal poeta ed è stata inaugurata lo scorso agosto 2011, dopo aver finalmente ricevuto, a due anni dalla richiesta, lʼautorizzazione dallʼAmministrazione comunale. Una sorta di risarcimento morale, forse, per quellʼatto ingiustificato e a tuttʼoggi senza colpevoli (la vicenda allʼepoca era stata riportata e seguita dal webmagazine Faronotizie), di cui il Comune è comunque responsabile.

Ventinove componimenti – tanti quante sono le ceppaie – nei quali il poeta dà voce ai pensieri e ai tormenti di quegli alberi che, dopo aver regalato per anni ombra e bellezza ai frequentatori del luogo sono stati ripagati con tuttʼaltra moneta. «Sono stato il primo ad essere tagliato / con violenza atroce e disumana / non ero brutto e nemmeno malato / mi hanno svestito come una gabbana […] (I). Non arrecavo danni o dispiacere / resistevo ai venti e alle incomprensioni / ma si sa basta un paio di testoni / e lʼarroganza di esibire il potere […] (V). Fu interrotto un mattino il mio sogno / di essere latore di lettere a Dio / ai morti dovetti dare lʼaddio / senza soddisfare il loro bisogno / vennero armati di seghe a motore / legandomi stretto con una corda / piansi molto ma nessuno ricorda […] (XII)». Versi a volte dolci, altre duri, amareggiati, dettati soprattutto dallʼimpotenza di fronte a tanta insensata e incomprensibile follia e violenza – e qui il pensiero va a questo nostro mondo – e che nelle intenzioni del poeta, complice il luogo, dovrebbero indurre alla riflessione.

Il camposanto è da sempre luogo della memoria, singola, ma anche collettiva, come si legge nella brochure della mostra: «Il luogo votato al riposo di spoglie mortali, alla pace ed al silenzio, porta di altri mondi, è già presidio della memoria collettiva di una intera comunità». Legame tangibile – fatto di pietra e di fiori – tra chi fu e chi è ancora. E se da molti è temuto e tenuto a distanza perché visto come un luogo triste e carico di dolore, per altri – specie per chi ne è un frequentatore abituale, come lo stesso Tarantino, particolarmente legato a quel cimitero perché lì riposa la moglie – può diventare un approdo, dove rincontrarsi e riappacificarsi. Coi propri morti, con se stessi e con la vita, che a noi spesso pare “ingiusta” perché toglie con la stessa facilità con cui dà. E quegli alberi, espressione di una natura vigorosa e generosa, che continuamente si trasforma e si rigenera, che offre senza nulla chiedere in cambio, in qualche modo partecipavano della pace di quel luogo. Protetti dallʼombra di uno dei quei grandi alberi forse anche la morte faceva meno paura. Al vuoto delle tombe ora si aggiunge il vuoto di quelle ceppaie esanimi, testimoni entrambe «di ciò che un giorno fu vita».

Lʼindignazione per lʼennesimo atto di una politica arrogante e irrispettosa – verso la natura, verso il luogo particolare dove si è consumato e verso la comunità stessa di Mormanno – ha le parole di Tarantino, ma è condivisa dalla gente del paese che – ci fa sapere sempre il poeta – «ha accolto lʼallestimento con commozione e afflato. Ho visto chiunque leggere attentamente quelle poesie e con le lacrime venire a complimentarsi lamentando la mancanza dellʼombra dei grandi alberi». Tutti tranne uno, stando a quanto ha riportato Faronotizie. Un «pusillanime» – lo ha definito il poeta dedicandogli un personalissimo sonetto – che per ben due volte dallʼallestimento della mostra ha manomesso uno dei leggii e alla terza incursione lʼha completamente divelto. Un pusillanime senza volto e senza nome che forse non ama gli alberi e ancor meno i versi.

Lʼautorizzazione della mostra dura tre anni, ma il progetto dellʼautore è di renderla permanente, allargando lo sguardo e la memoria – tema molto caro al poeta, che individua nella sua odierna mancanza «la causa di tanta perdita di valori» – oltre quegli alberi recisi e coinvolgendo altri poeti italiani. Alcuni hanno già risposto al suo invito, ci fa sapere. In attesa allora, forse per il prossimo agosto, di leggere nuovi componimenti, Tarantino (già autore di tre raccolte di poesie, Cose mie, Disturbi del cuore e Noli me tangere, tutti editi da MEF LʼAutore Libri Firenze) sta preparando il libro che raccoglierà questi suoi ventinove sonetti (cui si aggiungerà un XXX, non esposto al cimitero), che sarà arricchito da un saggio introduttivo di Francesco Aronne e dalle tavole del pittore Rocco Regina, mormannese come il poeta. Intanto, lʼassociazione culturale Coessenza sta organizzando una lettura pubblica di quei sonetti al camposanto.

Katia Grancara

(LM EXTRA n. 28, 15 maggio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 77, maggio 2012)

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Tags: alberiCalabriacamposantocoessenzaCosenzafocusMormannopoesiaTarantino
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Comments 1

  1. Francesca says:
    11 anni ago

    Abito a Reggio Calabria..in città e provincia vengono annualmente e selvaggiamente potati alberi che rimarranno sempre “nani” vegetali (come coloro che mettono in atto simili scempi..con i soldi pubblici). Qualche anno fa la stessa sorte è toccata ai bellissimi ficus magnoliae della via marina. L’unico risparmiato svetta sugli altri, tragicamente mutilati, pur se rivestiti di nuove foglie (malate). Tremo all’idea che uno scempio simile possa ripetersi ancora..

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