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Home RECENSIONI

Il flop del “modello Reggio” e del “sindaco più amato dagli italiani”

Giuseppe Licandro by Giuseppe Licandro
20 Giugno 2012
in RECENSIONI, SOTTO I RIFLETTORI
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Lo strano suicidio di una dirigente municipale
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Il crollo del sistema di potere creato da Giuseppe Scopelliti nella Città dei Bronzi e il suicidio anomalo di una dirigente comunale sono gli argomenti centrali de “Il caso Fallara” (Città del Sole Edizioni) di Giuseppe Baldessaro e Gianluca Ursini

Sapete chi è stato nell’ultimo decennio “il sindaco più amato dagli italiani”? Giuseppe Scopellitti, primo cittadino di Reggio Calabria dal 2002 al 2010 e oggi governatore della Regione Calabria, che in un sondaggio di alcuni anni fa, pubblicato su Il Sole 24 Ore, ha raggiunto ben il 75% nell’indice di gradimento degli elettori. La carriera politica di Scopelliti, tuttavia, sembra avviarsi al tramonto, alla luce di alcuni scandali che lo stanno travolgendo e di cui si parla nel volume Il caso Fallara. Storia del “modello Reggio” e del suo tragico epilogo (Prefazione di Antonello Caporale, Città del Sole Edizioni, pp. 214 +cd-rom, € 15,00), scritto dai giornalisti Giuseppe Baldessarro e Gianluca Ursini.

Orsola Fallara è stata dirigente del Settore finanze e tributi del comune reggino ed è morta suicida in circostanze poco chiare nel dicembre del 2010, dopo essere stata inquisita con l’accusa di essersi indebitamente autoliquidata oltre un milione di euro per consulenze fornite al Comune, in qualità di sua rappresentante presso la Commissione tributaria provinciale e regionale. Attorno a lei ha ruotato il cosiddetto “modello Reggio”, cioè la gestione amministrativa portata avanti dalle giunte comunali guidate da Scopelliti. Leader di una coalizione di centrodestra, l’ex sindaco reggino ha amministrato all’insegna di una modernizzazione di facciata, che, secondo il libro, si è rivelata ben presto solo una scusa per gestire in modo disinvolto e clientelare la spesa pubblica, facendo enormemente indebitare le casse municipali.

Nel loro saggio-inchiesta, i due giornalisti tracciano il fallimento del “modello Reggio”, segnalando che esso, in realtà, si basava su «massicce iniezioni di spese folli, di regole messe sotto i piedi, di pacche sulle spalle, di ammiccamenti e silenzi, di cambiali in bianco firmate sul futuro». Consulenti esterni, associazioni culturali e «dipendenti pro tempore» ne hanno approfittato, arricchendosi alle spalle dei contribuenti, mentre i debiti comunali crescevano a dismisura, fino a raggiungere nel 2011 la notevole cifra di circa 170 milioni di euro! I trucchi contabili, cui si è fatto ricorso, sono stati soprattutto due: da un lato, il bilancio di previsione si «riempiva di crediti inesistenti»; dall’altro, attraverso le “partite di giro”, i soldi stanziati per talune opere «venivano utilizzati in altro modo». Ovviamente, con la complicità dei tre componenti del Collegio dei revisori dei conti del Comune, finiti sotto inchiesta.

La parte più interessante del libro è dedicata al suicidio della Fallara, che gli autori definiscono «anomalo». Il tragico evento è accaduto intorno alle 23,40 del 15 dicembre 2010, quando, mentre era in macchina nella zona del porto di Reggio, la donna ha ingerito una dose letale di acido muriatico, morendo due giorni più tardi in ospedale. Alcune circostanze, tuttavia, hanno indotto a credere che la Fallara non si sia uccisa, bensì «sarebbe stata “suicidata”»: in primis, il suo carattere forte e volitivo, che l’ha spinta, nel pomeriggio dello stesso 15 dicembre, a tenere una conferenza stampa presso un noto locale reggino, in cui si è difesa «con le unghie e con i denti»; poi, la denuncia per il danneggiamento della macchina e il furto di documenti e di un telefonino, che la donna ha presentato al Comando provinciale dei carabinieri un paio di ore prima del presunto suicidio; infine, il fatto che la donna, stando al referto del Pronto soccorso, «non presentava lesioni dovute all’acido sulle labbra e nella parte alta dell’esofago».

La Procura di Reggio, tuttavia, ha escluso che si sia trattato di omicidio, basandosi su tre dati incontrovertibili: la Fallara, prima di entrare in coma all’ospedale, ha colloquiato con carabinieri, medici e parenti, senza però proferire parola su un’eventuale aggressione subita; un filmato della videosorveglianza dell’area portuale ha provato che, quando la donna ha ingerito il veleno, «nessun altro era con lei né che qualcuno l’avesse seguita»; le bottigliette con l’acido, rinvenute nella sua auto, «erano in quella macchina da almeno sei giorni». Si tratta, in ogni caso, di un suicidio per molti versi incomprensibile, su cui sarà impossibile far luce fino in fondo. È certo, però, che la sua morte abbia fatto comodo a qualcuno e che la dirigente comunale si sia portata nella tomba segreti che avrebbero potuto creare seri grattacapi a personaggi importanti coinvolti negli scandali reggini.

L’inchiesta giornalistica prende in analisi, oltre al “caso Fallara”, anche altre vicende controverse che hanno segnato gli otto anni dell’amministrazione Scopelliti: l’acquisto a prezzo spropositato del fatiscente impianto agrumario dell’Italcitrus; le parcelle salate pagate agli avvocati difensori del Comune nelle continue cause giudiziarie; le lussuose “Notti bianche” con le passeggiate lungo le strade cittadine di vari vip, lautamente retribuiti; il megashow di Capodanno del 2004 e il concerto flop di Elton John allo stadio Granillo nel giugno dello stesso anno; la costosa mostra su Maria Callas e le folli spese per L’Estate reggina; ecc. Tutto ciò è stato oggetto di due relazioni da parte degli ispettori della Procura della Repubblica e della Ragioneria generale dello Stato, che sono riportate in un cd-rom allegato al libro. Le conseguenze negative di questa “finanza allegra” sono ricadute sull’attuale giunta, sempre di centrodestra, retta dal sindaco Demetrio Arena, che ha difficoltà persino a pagare regolarmente gli stipendi dei dipendenti comunali e di quelli delle aziende municipalizzate! E i servizi pubblici essenziali della città (nettezza urbana, sanità, scuola, trasporti, ecc.) si stanno degradando sempre più.

Per anni le proteste dei consiglieri comunali di opposizione, in particolare di Demetrio Naccari Carlizzi e Massimo Canale, sono cadute nel vuoto e la dissipazione dei soldi pubblici è proseguita, nell’indifferenza generale o, peggio, con la complicità della maggioranza dei cittadini. Sulle costose e interminabili opere pubbliche messe in cantiere nella città della Fata Morgana nell’ultimo decennio (tra cui un superfluo e costoso tapis roulant in pieno centro storico) si sono inevitabilmente allungati i tentacoli della ’ndrangheta, che controlla minuziosamente, asfissiandola, l’economia del territorio, come ampiamente dimostrato da tre recenti inchieste giudiziarie, denominate “Alta tensione”, “Archi” e “Astrea”. Non a caso, dunque, il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, ha inviato in riva allo Stretto una Commissione d’accesso per stabilire se nel Consiglio comunale di Reggio «vi sia il rischio di infiltrazione mafiosa». Nell’aprile del 2012, Scopelliti, finito nel mirino della magistratura per il “caso Fallara”, è stato rinviato a giudizio dalla Procura di Reggio Calabria con l’accusa di «falso in atto pubblico e abuso d’ufficio in concorso con Orsola Fallara». Sembra, pertanto, che sia iniziata la parabola discendente di colui che un tempo fu “il sindaco più amato dagli italiani”.

Le immagini: la foto di Orsola Fallara è tratta da http://www.edicoladipinuccio.it/, quella di Giuseppe Scopelliti da http://blogoppido.blogspot.it/.

Giuseppe Licandro

(LM MAGAZINE n. 24, 18 giugno 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 78, giugno 2012)

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Tags: baldessarroCalabriaCittà del Solecomunefallarandranghetaprocurareggioscopellitisuicidioursini
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