L’Unione forense per la tutela dei diritti umani ha segnalato all’attenzione dell’opinione pubblica la storia di undici cittadini dell’ex Iugoslava assurdamente privati da oltre vent’anni della cittadinanza slovena e divenuti a tutti gli effetti degli apolidi. Sul caso Kurić e altri contro Slovenia si è già espressa nel 2010 la Corte europea per i diritti umani, che ha riscontrato la violazione, da parte del governo sloveno, dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e dell’articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Non avendo, però, quest’ultimo provveduto a risolvere il problema, gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci, difensori dei ricorrenti, hanno presentato un altro ricorso alla Grande camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, che si è riunita lo scorso 6 luglio a Strasburgo e le cui decisioni sono attese entro la fine dell’anno.
Riportiamo di seguito un comunicato stampo diffuso dall’Uftdu:
«I ricorrenti da noi rappresentati erano tutti cittadini dell’ex Iugoslavia che avevano stabilito la loro residenza permanente in Slovenia. Dopo l’indipendenza del 1991 non hanno potuto accedere alla cittadinanza slovena e sono stati arbitrariamente cancellati dal Registro dei residenti permanenti il 26 febbraio 1992, perdendo così qualsiasi status giuridico. La condizione creatasi negli ultimi vent’anni per questi individui è certamente fra le più gravi violazioni ai diritti umani che si possono riscontrare in Europa. Privare l’individuo della sua identità giuridica è una pratica che deve essere sanzionata. Inoltre è auspicabile che questa violazione cessi al più presto, con il riconoscimento da parte delle autorità slovene della cittadinanza e della residenza permanente a tutti i cancellati. Ma non basta, bisogna offrire a queste persone un adeguato risarcimento dei gravi danni subiti negli ultimi vent’anni. L’importanza di questo procedimento è notevole, a vent’anni dalla guerra che ha sconvolto l’ex Iugoslavia, si risentono ancora degli strascichi del conflitto, non solo a livello internazionale, ma sulle spalle dei più deboli, dei lasciati soli, dei cancellati, da chi avrebbe il dovere di proteggerli. Le storie di questi individui sono strazianti, un esempio è il caso di Velimir Dabetič, che ha ottenuto, grazie alla richiesta della Corte, un permesso di soggiorno di breve durata per motivi umanitari per la sola partecipazione all’udienza, ricevendo con questo gesto un piccolo riconoscimento della tutela dei diritti degli apolidi. Il pronunciamento della Corte si avrà probabilmente entro la fine dell’anno, siamo fiduciosi in un giudizio positivo, che restituisca finalmente a queste persone la dignità umana e il diritto ad avere diritti».
(g.l.)