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E se gli elettori votassero “gli altri”?

È quasi certo che il probabile nuovo governo di centrodestra non opererà un radicale cambio di rotta su strategie anti Covid, guerra in Ucraina e rapporti con Nato e Unione europea. Sommate, le forze politiche antisistema potrebbero ottenere intorno al 10% dei consensi. Però, non coalizzandosi e presentandosi in ordine sparso, hanno forse scelto la folle strada del suicidio. Ma ancor peggio è astenersi

Rino Tripodi by Rino Tripodi
3 Settembre 2022
in SOTTO I RIFLETTORI, TEMATICHE CIVILI
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E se gli elettori votassero “gli altri”?
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È quasi certo che il probabile nuovo governo di centrodestra non opererà un radicale cambio di rotta su strategie anti Covid, guerra in Ucraina e rapporti con Nato e Unione europea. Sommate, le forze politiche antisistema potrebbero ottenere intorno al 10% dei consensi. Però, non coalizzandosi e presentandosi in ordine sparso, hanno forse scelto la folle strada del suicidio. Ma ancor peggio è astenersi

Come abbiamo scritto in un altro articolo di questo stesso numero di LucidaMente 3000, dedicato alla prossima tornata elettorale, a leggere i sondaggi, i giochi sembrano fatti. Vincerà le lezioni la coalizione di centrodestra e Giorgia Meloni sarà presidente del Consiglio in pectore. Ma nello stesso articolo ci ponevamo il problema se, con la vittoria del centrodestra, cambierà qualcosa nella vita degli italiani, soprattutto di quelli più deboli e fragili.

Una realtà balza agli occhi: né tutto il centrodestra, né, tantomeno, il centrosinistra, che ha elevato a santo il proprio inamovibile ministro della Salute, l’ineffabile Roberto Speranza, si pronunciano su lockdown, “vaccinazioni” obbligatorie, green pass. Anzi, Pd e alleati sembrano prefigurare un ulteriore giro di vite dopo il settembre che verrà. Tuttavia, negli ultimi giorni, Fratelli d’Italia e Lega sembrano avere preso una netta posizione contro le folli restrizioni pandemiche, rassicurando che non si ripeteranno col nuovo governo. Però, sull’assurda posizione masochista sulla guerra in Ucraina dell’Unione europea (Ue) e, più in particolare, dell’Italia con il guerrafondaio Mario Draghi (vedi Il Governo antitaliano), sembra che tutti si siano allineati sulle posizioni filoamericane della Nato. Infine, nessuno mette in discussione l’Ue, soprattutto per come si è oggi configurata. Ma le eccezioni ci sono. Sono i piccoli partiti “antisistema”. Che il “sistema”, il potere, le altre forze politiche, li vedano come fumo negli occhi è dimostrato dalla fretta con la quale si è indetta la consultazione elettorale. Questo ha costretto i partiti fuori dalle simpatie del Palazzo, che ha escogitato norme ad hoc proprio per esonerare dalla raccolta delle firme i partitini amici delle due più grosse coalizioni, a impegnarsi nel bel mezzo delle vacanze estive per raccogliere le firme necessarie per poter partecipare a tutti o a più collegi elettorali possibile. Alcuni dei partiti “antisistema” ci sono riusciti, ma il tempo e gli strumenti per pubblicizzarsi presso gli elettori, soprattutto considerando la quasi completa censura dei mass media, sono davvero scarsi.

Pertanto, ci pare opportuno che almeno noi proviamo a farli conoscere, insieme ai loro programmi, talora molto simili, proprio perché in antagonismo con le forze politiche più note. I partiti alternativi che parteciperanno alle prossime elezioni sono (in rigoroso ordine di classifica nei sondaggi; tra parentesi i loro leader): Italexit (Gianluigi Paragone), Italia sovrana e popolare (Francesco Toscano e Marco Rizzo) e Vita (Sara Cunial). A tali forze “nuove” possiamo aggiungere Alternativa per l’Italia (Mario Adinolfi e Simone De Stefano) e Unione popolare (Luigi de Magistris) che, però, diversamente dalle altre, non sono del tutto “inedite” e si collocano ancora nettamente sul fronte destra/sinistra, conservatori/progressisti, in un’ottica che sembra ormai superata dalla nuova realtà.

Italexit presenta come candidati alcune figure carismatiche della dissidenza alla costrizione vaccinale come il dottor Giovanni Frajese, la vicequestore Nunzia Alessandra Schilirò e l’avvocato Marco Mori. Italia sovrana e popolare riunisce varie formazioni politiche quali, oltre Ancora Italia di Toscano e il Partito comunista di Rizzo, Azione civile dell’ex magistrato antimafia Antonio Ingroia e Riconquistare l’Italia di Stefano D’Andrea. Vita (elementi di punta, oltre alla ex pentastellata Cunial, l’avvocato Edoardo Polacco e il consigliere regionale del Lazio, anch’egli ex M5s, Davide Barillari) unisce anch’essa vari movimenti, quali 3V e No5G. I programmi di tali tre partiti hanno in comune quasi tutto: abolizione di obbligo vaccinale e green pass, istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare per far luce sulla gestione del Covid e le conseguenze della campagna vaccinale (vedi Le vittime dei “vaccini” abbandonate alle loro sofferenze); con varie sfumature, uscita da Ue, euro e Nato, nessun invio di armi all’Ucraina, no a sanzioni contro la Russia che danneggiano l’Italia; protezione delle aziende italiane e nazionalizzazione di alcuni settori strategici come quello dell’energia; fermare l’immigrazione clandestina. Alternativa per l’Italia (Api) sarebbe un nuovo partito, fondato da Adinolfi (campione di poker, ex deputato Pd e tanto altro) e Simone Di Stefano (ex CasaPound) col suo Exit; tra i candidati più noti vi sono Gianfranco Vestuto, direttore di Russia News, e il dirigente del Popolo della famiglia, Fabio Sebastianelli, già presentatosi in altre circostanze. Come si vede, esponenti già attivi in politica e precedenti tornate elettorali. Inoltre, se su vaccini, green pass, guerra, Nato, Ue, Api è su posizioni simili ai tre gruppi già analizzati, se ne distanzia per l’ideologia nettamente tradizionalista su famiglia, gay, droghe, ecc. schierandosi così con la destra conservatrice.

Discorso analogo e contrario per l’Unione popolare (Up) a guida De Magistris, con Rifondazione comunista e Potere al popolo che tornano insieme dopo la rottura del 2018. Simili alle altre forze antisistema le posizioni su Nato e guerra, nient’affatto su sieri vaccinali, sui quali si tace. Tra le sue proposte: innalzamento del reddito di cittadinanza a 1.000 euro, introduzione del salario minimo ad almeno 10 euro l’ora, attivazione di un tetto al prezzo del gas per bloccare l’aumento delle bollette, tassazione progressiva, stop all’invio di armi in Ucraina, investimenti e assunzioni per istruzione e sanità, lotta alla mafia e alla corruzione e transizione ecologica, libera immigrazione, ius soli, aggressive istanze pseudofemministe, liberalizzazione delle droghe, legge contro l’omolesbobitransfobia (sic!). Insomma, l’Up si colloca all’estrema sinistra utopistica e ideologizzata, vicina allo sgangherato mondo dei centri sociali e degli isterismi “antifascisti”.

Sui social tali forze antisistema, coi loro principali leader quali Paragone, Rizzo o Toscano, appaiono tra le più cliccate. Questo, tuttavia, non deve illudere. Al momento i sondaggi fanno oscillare tali partiti tra l’1 e il 2,5%. Ciò significa che potrebbero restare tutti fuori dal Parlamento. La norma elettorale, infatti, prevede una soglia di sbarramento del 3%. Regola ingiusta, visto che tante formazioni rappresentano, sia pure solo con l’1-2% degli elettori, milioni di cittadini, che vengono lasciati senza voce in Parlamento. Ma, visto che la legge è questa, i partiti dissidenti avrebbero dovuto cercare a ogni costo di allearsi: il bacino complessivo era il 10% circa dell’elettorato. E, infatti, centinaia di migliaia di cittadini avevano espresso la preferenza per un’opzione unitaria e si sono impegnati in piena estate a dare una mano per raggiungere il numero di firme necessario per consentire la partecipazione di tali gruppi alla competizione elettorale. Invece, non solo per il poco tempo lasciato a disposizione per eventuali accordi, ma anche cadendo nel peggior settarismo e sperando ciascuno di fare eleggere i propri capilista, essi hanno deciso di dirigersi verso un probabile suicidio. Pertanto, aggiornando una celebre frase del leader socialista Pietro Nenni («piazze piene, urne vuote»), potremmo dire: “social pieni, urne vuote”.

Altri dissidenti antiregime invitano, invece, ad astenersi non votando o inserendo scheda bianca nelle urne, “tanto, come hanno dimostrato i pentastellati, chiunque entra nel Palazzo si lascia corrompere”. Crediamo sia la scelta più stolta, nichilista e dannosa. Gli italiani hanno già dimenticato le umiliazioni subite durante la dittatura sanitaria, i lavoratori e i manifestanti manganellati o spazzati via con gli idranti, i licenziati, i morti e ammalati gravi (vedi Le vittime dei “vaccini” abbandonate alle loro sofferenze) a causa delle iniezioni di un siero sperimentale, falsamente definito “vaccino”? Chi ha ancora un po’ di sensibilità umana, civile e politica non dovrebbe dimenticare chi era al governo a imporre decreti legge e repressioni liberticidi… Meglio andare a votare…

Rino Tripodi

(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 201, settembre 2022)

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Tags: dittatura sanitariaelezionifocusItalexitItalia sovrana e popolarepartiti antisistemavoto
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