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Home INTERVISTE

Come e perché si diventa una cam girl

Viviana Viviani by Viviana Viviani
3 Settembre 2011
in INTERVISTE, SOTTO I RIFLETTORI, WEB E NUOVE TECNOLOGIE
3
Come e perché si diventa una cam girl
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Necessità economiche, spinte esterne, esibizionismo: le testimonianze di tre ragazze davanti a una web cam

Una cam girl è una ragazza che si spoglia per soldi davanti a una web cam. Il prezzo lo decide lei, in genere va da 1 a 3 euro al minuto. Si possono anche vendere i propri contatti: cellulare, mail e msn. Un fenomeno in crescita negli ultimi anni, per lo più attraverso siti internet specifici.

E già i sociologi dibattono sulla fenomenologia della cam girl: esibizionismo, prevalenza del virtuale sul reale, sintomo dell’odierna impossibilità a stabilire rapporti umani reali e concreti, segno di solitudine, trionfo del denaro su tutto, ritorno alla donna oggetto, prostituzione, pornografia, mercificazione del corpo o trionfo della libera scelta? Per qualcuno l’ennesima situazione in cui la donna è strumento del piacere dell’uomo e sottomessa al suo potere economico. Per altri il segno che i rapporti umani, di ogni genere, stanno subendo un sempre maggiore distacco fisico, e mentre l’amicizia si sposta sempre più dai bar e dalle piazze ai social network, altrettanto il sesso passa dal letto al computer. Forse un tradimento virtuale è più comodo e sicuro, comporta meno problemi, fa sporcare di meno, soprattutto la coscienza?

Meglio andare a vedere queste ragazze da vicino. Basta entrare in uno qualunque di questi siti per poter scegliere tra un gran numero di stanze virtuali, in cui l’utente può all’inizio parlare gratuitamente con la ragazza, ancora vestita, anche se in genere solo di lingerie più o meno provocante, per poi, se vuole, passare alla chat privata a pagamento.

Le ragazze sono tante e molto diverse tra loro. Di tutte le età, dai 18 (è d’obbligo la maggiore età, i siti chiedono rigorosamente il documento) fino a oltre 40 anni. Mediamente attraenti, ma non tutte statuarie, alcune magre, altre più in carne. Alcune professioniste dell’immagine, modelle, lapdancer o spogliarelliste, ma solitamente ragazze comuni. Ognuna in un angolo della propria casa, eletto a sfondo ideale per lo spettacolo. Alcune si esibiscono anche in coppia con il partner, ma la maggior parte da sole.

I nick name sono curiosi. Alcuni puntano sulla tenerezza: gattina, micetta, farfallina, dolcebimba. Altri sono letterari ed evocativi: geisha, lolita, remedios, sayuri. Altri fin troppo espliciti: bigtits, culetto, porcellina, caldissima. Sono studentesse che vogliono pagarsi abiti e vacanze senza dover chiedere soldi ai genitori, o anche solo essere indipendenti con le tasse universitarie, disoccupate che lo fanno per mancanza di alternative, lavoratrici che arrotondano lo stipendio, oppure casalinghe che combattono la noia e si procurano un reddito proprio, magari da nascondere al marito troppo avaro. Tante diverse storie e necessità. In particolare, ne abbiamo conosciute tre.

A., 28 anni, disoccupata, racconta: «Lo ammetto, lo faccio solo per denaro. Sono soldi facili, guadagnati senza nemmeno uscire di casa. Niente traffico, treni, multe, non male, no? Con la crisi ho perso il lavoro e, invece di accettarne uno meno qualificato o di tornare a dipendere dai miei, ho scelto di guadagnare qualcosa in questo modo, per pagarmi un master universitario. Si guadagna bene, non le cifre favolose di cui parlano i giornali, ma lavorando solo poche ore la sera arrivi anche a 1.000 euro e oltre al mese. Gli utenti, ma non mi vergogno di chiamarli clienti, sono per la maggior parte gentili. Ci sono anche quelli sgarbati, che ti offendono o avanzano pretese, ma basta ignorarli, possiamo addirittura “bannarli” dalla chat. Che ci siano persone che pagano anche solo per parlare… beh, è un po’ una leggenda… però, sì, vogliono anche parlare.

Quasi tutti vogliono conoscerti un minimo prima di pagare per lo spettacolo privato, e allora bisogna sforzarsi di mettere in gioco un po’ di se stesse, di raccontare qualcosa di vero o verosimile. Io tendo a essere sincera, anche se il viso non lo mostro quasi mai, lo tengo nascosto, a volte uso maschere. All’inizio ero molto imbarazzata, non sapevo come muovermi. Quando l’utente “chatta” in privato e inizia quindi a pagare si accende sullo schermo del pc una lucetta rossa si sente una specie di fischio: la prima volta io non avevo capito, sono rimasta immobile! Per fortuna l’altro è stato comprensivo e si è messo a ridere.

Ora, invece, dopo un anno, mi sembra quasi un lavoro routinario. Cosa ci chiedono? Mah, in genere di spogliarci, di toccarci. Alcuni ci tengono molto che anche noi proviamo un vero piacere. È evidente che, invece, i finti orgasmi si sprecano… a volte mi chiedo come possano gli uomini essere così ingenui. Poi ci sono anche quelli che fanno richieste strane (sex toys, pissing, ecc.), io comunque non faccio mai qualcosa che proprio non mi va. Se è una mercificazione del corpo? Sì, può darsi. Ma non mi sento sminuita come donna. O forse un po’, a volte, quando mi capita per un attimo di guardarmi dal di fuori… ma poi penso che non è l’unica cosa che faccio nella vita e non la farò per sempre, è soltanto una fase, per raggiungere altri obiettivi, e soprattutto non faccio del male a nessuno. No?».

Una storia diversa è quella di F., 38 anni, arredatrice. «Ho iniziato qualche anno fa, quando il fenomeno non era ancora così diffuso, eravamo poche. Direi che ho iniziato per amore. Mi ha convinto il mio compagno, io da sola non ci avrei mai pensato. Era il primo uomo con cui avevo scoperto la passione, il sesso in tutte le sue sfaccettature. Prima ero stata sempre molto inibita. Mi è parso quindi quasi un debito di riconoscenza accontentarlo anche in questo. Gli piaceva che gli altri uomini mi guardassero, pagassero per vedermi. Io ero piuttosto imbarazzata, specie all’inizio, ma mi piaceva che questa condivisione aumentasse la nostra complicità. Spesso stava ad osservarmi, senza farsi inquadrare dalla cam, mentre interagivo con gli utenti.

A volte la cosa ci faceva ridere, altre volte esplodeva la passione tra di noi e spegnevamo la cam, anche se non escludo che un paio di volte l’abbiamo dimenticata accesa… Poi, per varie ragioni, la storia è finita. Ne ho sofferto molto e ho abbandonato la cam, forse perché mi ricordava lui, forse perché ho capito che senza di lui non mi interessava. Qualche utente, che aveva acquistato i miei contatti, continuava a scrivermi, ma non ho mai risposto. Ora ho un nuovo compagno che non sa niente di questa vicenda, e va bene così. Sono cose che ho fatto, di cui non mi pento, ma che non rifarei: un periodo un po’ pazzo della mia vita, che ricordo con qualche rimpianto, ma che è finito e non avrebbe senso ripetere».

Esperienza ancora diversa quella di B., 32 anni, impiegata: «Ho un lavoro fisso, non avrei bisogno di soldi, anche se fanno sempre comodo… ma quello che mi piace è tornare a casa la sera e… trasformarmi. Mi piace fare la cam girl, non me ne vergogno. Certo non lo faccio sapere troppo in giro, ma soltanto per difendermi dal moralismo e dall’ipocrisia imperante; soltanto un amico molto fidato conosce la mia vera identità. Ho iniziato per gioco, l’avevo visto fare in un film. Avevo appena chiuso una relazione, forse cercavo conferme sulla mia capacità di sedurre, non saprei. Nella vita sono, mi dicono, una ragazza carina, ma non molto appariscente: non ho mai usato il mio aspetto per avere privilegi, specie sul lavoro, ma in cam è diverso, è tutto sincero, esplicito. Mi piace essere un’insospettabile.

Con alcuni utenti poi sono nate vere e proprie amicizie, ci raccontiamo molte cose. Alcuni sono normali ragazzi o padri di famiglia che cercano un momento di svago, molti di loro non pagherebbero mai per fare sesso reale, preferiscono il sogno, l’immaginazione. Poi mi sono imbattuta anche in storie tristi, un ragazzo in sedia a rotelle, un uomo di quasi cinquant’anni che per vari problemi di salute non esce mai di casa e vive tutta la sua vita tra relazioni virtuali. È un mondo più complesso di quel che si crede, fatto di divertimento, ma anche di solitudine. Paradossalmente, proprio dove spesso si nasconde il viso, ci si possono togliere finalmente le vere maschere.

Al contrario di altre, però, io il viso lo mostro spesso: forse perché sono un’incosciente che ama giocare con il fuoco, o forse perché proprio il viso è la parte che amo di più di me. Non sono mai andata pazza per il mio corpo: troppe rotondità, mi vorrei più esile. Ma nello schermo del pc mi vedo diversa: la cam, se la sai usare, ti fa più bella. La luce crea chiaroscuri sulla pelle, mi sdraio di sbieco e sembro più alta, i difetti scompaiono: calypso è la bambola perfetta che io non sarò mai, sempre attraente, generosa, felice. Mi piace dare piacere e, al contrario di molte che fingono, spesso lo provo io stessa. E quando prima o poi dovrò smettere, perché magari vivrò con qualcuno, avrò figli, o anche solo per sopraggiunti limiti d’età, sono certa che questi momenti e queste sensazioni mi mancheranno».

Storie di donne e di vita, da conoscere e su cui riflettere. Motivazioni diverse per una stessa discutibile, estrema o innocua scelta: per denaro, per amore, per puro piacere.

Le immagini: “in copertina” e a inizio del testo, Aureo 5, fotografia di Giovanni Guadagnoli (www.giovanniguadagnoli.it), per gentile concessione dell’artista, e varie cam girls.

Viviana Viviani

(LucidaMente, anno VI, n. 69, settembre 2011)

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Tags: camcam girlcam girlschatdonneerotismofemminismofocusincomunicabilitàmercificazionepornografiaprostituzionesessosesso virtualesexsolitudinestorietoysutentivirtualevitavoyeurismo
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Comments 3

  1. Pingback: Cam girl e il sesso virtuale: tre ragazze si raccontano | agora-vox.tk
  2. Anna says:
    11 anni ago

    Bell’articolo, complimenti 🙂

    Rispondi
  3. Pingback: Anonimo

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