Quant’è davvero libero l’uomo contemporaneo di riflettere e immaginare autonomamente? Quanto spazio può essere lasciato all’immaginazione in un mondo che, bombardandoci continuamente di stimoli di ogni tipo – specie visivi e sonori -, costringe il nostro cervello a rielaborare informazioni che non abbiamo deciso consapevolmente di assimilare, ma che, comunque, a livello subliminale, agiscono sul subconscio e sull’inconscio, condizionandone il modo di essere e di agire?
In questo numero, dedicato all’immaginazione, vogliamo soffermarci a riflettere su quale creatività sia ancora possibile per l’uomo, senza trascurare che nella nostra contemporaneità, qualunque sia la condizione in cui egli si trova, una costante accompagna la sua vita: quella di non essere mai solo.
Nessuno di noi è solo: tutti siamo virtualmente legati al resto del mondo dai fili della comunicazione, diramati ovunque, capillarmente predisposti per tenerci in contatto.
Pro e contro della comunicazione – La nostra non vuole essere una polemica nei confronti dei mezzi di comunicazione: non dimentichiamo che anche la rivista LucidaMente appartiene alla categoria dei mass media, ma il nostro obiettivo è quello di promuovere un tipo di informazione tesa a far nascere riflessioni nell’animo dei lettori, stimolandone la creatività, non appiattendola. Bisogna, infatti, tenersi in guardia da molti aspetti della comunicazione, specie da quelli subdolamente coercitivi. Non scordiamo che, se viviamo in un mondo globalizzato, nel bene e nel male, lo dobbiamo proprio all’uso spregiudicato dei mass media. Questi permettono che nelle nostre case penetrino ogni giorno informazioni apparentemente distanti dalla nostra realtà, ma che, tuttavia, incidono su di essa, data la dimensione globale che la vita di ogni persona ha acquistato attraverso una fitta rete di collegamenti mediatici. Essi sono oggi così fortemente radicati nella vita dell’uomo, che si fatica a credere che fino a un secolo fa non fossero tanto presenti ed ugualmente impiegati nel campo dell’informazione e dell’intrattenimento.
L’indimenticata lezione di George Orwell – Pochi ricordano, infatti, che, inizialmente, sono stati gli obiettivi militari ad incentivare lo sviluppo di più rapide ed efficienti vie di comunicazione. Partendo da questo presupposto, nel settore mass-mediologico è stato impiegato un numero talmente alto di studiosi che esso è divenuto in assoluto quello a più veloce ed elevata innovazione tecnologica. L’indimenticata lezione fornita dal genio di George Orwell e dal suo 1984 continua a farci riflettere sulla potenza dei mezzi di comunicazione, data la facilità con cui questi fanno presa sulle coscienze degli uomini, azzerandone l’immaginazione perché troppo pericolosa, in quanto capace di renderli critici e liberi dall’imposizione di un unico – schiavizzante – modo di vivere.
Televisione: cattiva maestra – In questa stessa direzione si muove il saggio breve Cattiva maestra televisione di Karl Popper e John Condry, dove a finire sul banco degli imputati è il mezzo di comunicazione per eccellenza, quello di cui fruisce il cento per cento della popolazione occidentale: la televisione, strumento dotato di eccezionale capacità d’attrazione e proprietà demiurgiche nei confronti delle coscienze degli uomini. Attenzione, però: la televisione non è una cattiva maestra a priori. Data, infatti, la sua capacità di influenzare il processo di formazione dell’individuo, se usata con intelligenza, potrebbe stimolarne la creatività. Il punto è che non se ne fa mai un uso oculato; negli ultimi anni, infatti, l’offerta televisiva è molto decaduta, poiché gli ascolti premiano ed incentivano la produzione di format incentrati su basse forme di intrattenimento che, più che risvegliare le coscienze degli uomini, le anestetizzano, facendole ricadere in un eterno oblio costituito solo di leggerezza e volgarità. Per spiegarci meglio, prendiamo il caso dell’italiano medio che, rincasato tardi da lavoro e stanco dalle preoccupazioni della quotidianità, usa il mezzo televisivo come un tranquillante, senza neanche rendersi conto di abbrutire, in questo modo, la propria persona. Non è un caso che Il grande fratello risuoni per la maggior parte degli spettatori solo come il nome del “padre di tutti i reality”.
Per risvegliare la creatività – Affinché il monito di Orwell non sia assimilabile alle parole dell’inascoltata Cassandra, non dobbiamo dimenticare che, in qualunque modo decidiamo di passare il nostro tempo libero, questo non deve trasformarsi in un contenitore di becera ignoranza, ma deve essere sfruttato al massimo per stimolare la nostra personalità e la nostra immaginazione, sviluppandone le potenzialità e liberando la parte migliore che c’è in noi.
L’immagine: Volto 2 (1995) di Francesco Cento. Su concessione esplicita dell’artista per la nostra rivista.
Claudia Mancuso
(LucidaMente, anno II, n. 14, febbraio 2007)