Sulla nostra tavola sono presenti cibi tossici importati da paesi stranieri. La salute prima di tutto, anche a tutela del made in Italy…
In Italia arrivano dall’estero prodotti alimentari che non rispettano i controlli presenti nel nostro paese. Mangiare cibo sano è fondamentale per il benessere delle persone, ma nelle altre nazioni manca il rispetto per la salute legata all’alimentazione. Chi mangia italiano ha la garanzia di controlli e regole non applicate nel resto del mondo.
Nel 2010 la dieta mediterranea è stata inserita dall’Unesco nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Nel 2016 gli italiani erano i primi in classifica come popolazione più longeva. Nel mondo la nostra cucina e i prodotti alimentari sono molto ricercati e richiesti; questo ha creato una concorrenza sleale, un regno di plagiatori e di falsificatori di alimenti tradizionali appartenenti al patrimonio della dieta mediterranea. Gli alimenti made in Italy sono più sani dei concorrenti taroccati stranieri; vi troviamo un grande quantità di prodotti di origine controllata Doc, come il parmigiano reggiano e il prosciutto crudo. In aumento il numero di aziende agricole che si dedicano alla coltivazione biologica, con una distribuzione capillare dei prodotti a km zero. In questi ultimi anni è incrementata la vendita diretta dal produttore al consumatore, grazie alla maggiore attenzione del popolo italiano all’acquisto di prodotti locali, più freschi e più genuini.
I nostri cibi competono con prodotti stranieri che vengono venduti a un costo più basso, come le zucchine e i carciofi egiziani, le fragole e i pomodori marocchini e l’olio tunisino. Tra gli alimenti incriminati e più pericolosi troviamo le nocciole turche, le spezie indiane o il peperoncino contaminato da pesticidi oltre i limiti consentiti dalle leggi italiane. Il rischio è ancora più alto per i cibi provenienti dalla Cina, come la matrina, un diserbante tossico estratto da una radice, utilizzata per il basso costo, elogiata come sostanza naturale. Un altro esempio è il grano canadese ricco di glifosate, un potente cancerogeno, utilizzato per far seccare il grano anche in assenza del sole.
Mangiare spesso alimenti avvelenati causa al nostro corpo un sovraccarico di tossine; le persone si intossicano fino a diventare resistenti agli antibiotici, insensibili a certi farmaci e in alcuni casi possono sviluppare allergie. I prodotti ortofrutticoli importati da altri paesi utilizzano pesticidi cancerogeni che in Italia sono fuori legge da molti anni. L’Unione europea rema contro, favorendo un mercato libero ai prodotti alimentari stranieri contaminati e tossici. Non ha a cuore la qualità, la presenza o meno di veleni nei prodotti alimentari, ma dà più importanza all’aspetto economico e accetta contratti internazionali che penalizzano il cittadino. Spesso il consumatore, di fronte a tanta varietà di alimenti, si trova confuso nella scelta e il più delle volte, attratto dal basso costo, acquista un cibo avvelenato con gravi rischi per la salute.
I prodotti confezionati, come gli insaccati tedeschi, provengono da allevamenti intensivi, animali ammassati con pochi metri quadrati a disposizione, che per sopravvivere alle malattie vengono trattati con farmaci. Mangiando queste carni, assimiliamo anche il medicinale. Negli scaffali dei supermercati i prodotti italiani di origine controllata protetta Dop si trovano vicini ad alimenti taroccati stranieri, come, per esempio, il formaggio prodotto in Arkansas, chiamato parmesan.
La bella notizia è che di fronte a questa grande realtà di libero mercato contaminato, il cittadino più attento può acquistare la frutta e la verdura direttamente dal contadino. Questo ha permesso la crescita del numero delle aziende agricole, create soprattutto da giovani che vendono i loro prodotti senza passaggi intermedi. È impossibile vietare l’importazione del cibo avvelenato dal resto del mondo, ma è giusto diffondere una cultura della salute legata a una sana alimentazione. L’Italia deve combattere per far introdurre a livello europeo un’etichetta nutrizionale degli alimenti, con l’obbligo di indicare l’origine della materia prima utilizzata nel prodotto. Dobbiamo difendere i prodotti alimentari made in Italy, forse l’unico modo per vincere
Carmen Zedda
(LucidaMente, anno XIII, n. 152, agosto 2018)