Attraverso i libri dello scrittore scozzese, riprende il tema della mercificazione della sessualità in epoca contemporanea
Al saggista di matrice cattolica Andrea Rega sta molto a cuore la tematica della sessualità mercificata ai nostri giorni dal neocapitalismo, dal materialismo, dal consumismo, dal nichilismo e da molte altre ideologie imperanti, e della conseguente desacralizzazione e scissione del corpo.
Dopo L’estraneità del corpo. Fragilità naturale, potenza dell’immaginazione tecnica, desiderio d’infinito e L’oscenità del corpo. Bramosie dell’immaginario, consumismo ideologizzato, indottrinamento visivo (da noi stessi recensito in Neocapitalismo, erotomania e pornocrazia), è stato dato da poco alle stampe Il rischio della bellezza. Per una lettura di Bruce Marshall (D’Ettoris Editori, Crotone 2025, pp. 152, € 16,00). (Su tale recente pubblicazione vedi pure le recensioni di Paolo Gulisano in Informazione cattolica.it, 22 marzo 2025, e di Luca Fumagalli, in radiospada.org, 6 aprile 2025).
Uno scrittore quasi dimenticato
Per farlo stavolta Rega ripercorre la vita, il pensiero e le opere dello scrittore Bruce Marshall (Edimburgo, 24 giugno 1899 – Biot, 18 giugno 1987). Sebbene la Scozia fosse quasi del tutto calvinista e vedesse come fumo negli occhi il cattolicesimo, è stato uno dei tanti intellettuali britannici convertitisi alla fede cattolica (ad esempio, Robert Hugh Benson, Gilbert Keith Chesterton, Graham Greene ed Evelyn Arthur St. John Waugh). E, come capita sovente ai convertiti, abbracciò la sua nuova religione (1917) nella forma più rigida e severa, divenendo un vero apologeta della tradizione.
Fino a pochi decenni fa era noto come un prolifico romanziere di grande successo, con milioni di copie vendute in tutto il mondo, Italia compresa (da noi edito soprattutto da Longanesi). Negli ultimi anni, in coincidenza con l’annacquamento della morale cattolica e la trionfale avanzata dell’ideologia della libertà sessuale postsessantottesca, egli e le sue opere hanno conosciuto un’eclissi quasi totale.
Si può pertanto affermare che Marshall sia un letterato inattuale. Il che è un pregio. La vera arte, la vera letteratura, la vera musica, devono risultare sempre inattuali per essere universali ed eterne. Così come l’etica non può mutare a ogni cambio di stagione, secondo le mode e i tempi.
La rumorosa epoca del “proibito proibire”
Seppur diviso in tre parti, il libro ha come nodo centrale, come si evince dal titolo, la tematica dei pericoli connessi alla bellezza e al piacere fisico/erotico/sessuale e la conseguente responsabilità etica della bellezza. Per affrontare tali problematiche Rega cita non solo molteplici brani tratti dalle opere del narratore scozzese, ma decine di trame di film recenti o meno, alcuni proprio tratti dalla opere del narratore scozzese, tutti aventi al centro femmes fatales o traditrici o proprio sex workers. A volte il percorso peccaminoso conduce alla salvezza, molto spesso no.
Marshall non si ferma alla condanna della facile lussuria, della mollezza dei costumi e del libertinaggio dei nostri tempi. Il suo sguardo si fa profetico nel delineare con largo anticipo i tempi attuali, caratterizzati, almeno in Occidente, dalla completa desacralizzazione e secolarizzazione. La sua condanna del materialismo, del cinismo, dell’amoralità, dell’avidità di guadagno, della tecnoscienza e dei loro più vistosi corollari a livello di masse popolari, quali il conformismo, l’individualismo, l’edonismo, il narcisismo, il vuoto chiacchiericcio, la stupidità dilagante, il chiasso onnipresente, è netta e sprezzante: «Ricordate che uno, dentro l’anima sua, può aver ragione, mentre il mondo intero, con le sue chiacchiere rumorose, può aver torto» (La sposa bella).
Dove dilaga il chiasso, sparisce il contatto col divino
L’impossibilità del silenzio (leggi pure La divina bellezza del silenzio) impedisce la meditazione e il contatto con Dio: «Gli uomini, non contenti dei rumori che producono con le loro bocche da scemi, hanno sentito il bisogno di inventare macchine che fornissero rumori ancor più privi di senso. […] la gente ha bisogno ci ascoltare bruttezza tutto il tempo senza mai smettere» (A ogni uomo un soldo). Crediamo che in tale brano lo scrittore abbia anticipato la descrizione dell’infernale frastuono che ci circonda…
Altrettanto significativa è la condanna di un’altra lebbra dei nostri tempi: lo scientismo e la collegata cieca fiducia in un progresso senza fini, ma, soprattutto, senza limiti etici. Scrive Rega: «Prende così avvio una doppia perversione: voler essere come Dio e amare se stessi al di sopra di tutto e tutti».
In conclusione, un libro ben scritto, edito in una pregevole veste grafica e – come si diceva – qualità e non difetto, inattuale e “moralista” come il personaggio cui è dedicato. Sicché il tutto assume un sapore antico, prezioso, sacro, come luminescenti palpiti di luce adamantina al cui interno si manifesta la Verità.
L’immagine: le copertine de Il rischio della bellezza e de L’oscenità del corpo.
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)
Ho letto il saggio di Andrea Rega sulla bellezza.
È molto interessante e appare controcorrente in un mondo ormai rivolto solo alla vita su questa terra dove l’uomo si sostituisce a Dio.
Consigliatissimo.