È in vendita nelle edicole “L’egoismo fa bene a tutti” di Barbara Di Salvo. Edito da “il Giornale”, un pamphlet contro i dannosi (e spesso falsi) buoni sentimenti
Siamo proprio sicuri che l’egoismo sia negativo dal punto di vista sociale, ossia ai fini del beneficio complessivo della società? O, forse, un insieme di egoismi che si soddisfano reciprocamente rappresenta un collante davvero forte e comporta un progresso e un benessere collettivi crescenti?
Difende a spada tratta, e con una certa animosità, la seconda opinione Barbara Di Salvo. Avvocato – come tiene a essere definita, e non avvocatessa – a Roma, articolista, blogger (Barbara Di), già autrice di In difesa dell’egoismo (Rubbettino, 2014). Libro i cui concetti di base sono ora ripresi, in maniera più sintetica, nel pamphlet L’egoismo fa bene a tutti. Viaggio controvento nel sentimento più bistrattato (pp. 50, € 2,50), edito nella collana fuori dal coro de il Giornale e, pertanto, reperibile nelle edicole. L’autrice parte da ambiti più individuali per giungere a generali considerazioni politiche, forse, come vedremo, un po’ manichee. L’idea di base è che l’egoismo è «espressione dell’istinto di sopravvivenza comune a tutte le specie» e che chi lo contrasta produce utopie non solo inefficaci ma pure dannose. Pertanto, è preferibile sfruttare il naturale egoismo umano «per indurre le persone a rispettare le norme, per incentivarle a far coincidere gli interessi personali con quelli della nazione».
La Di Salvo distingue: l’egoismo interiore (puro, «induce ad appagare i desideri, ciò che dà piacere»); l’egoismo interiore psicologico («infiniti bisogni secondari, più raffinati e complessi, che soddisfano anche la mente»); l’egoismo esteriore (la famiglia come struttura di base di protezione e affetti); l’egoismo esteriore psicologico («desiderio di lasciare una traccia di sé ai posteri»); l’egoismo sociale (l’interazione con gli altri membri). La loro evoluzione è dovuta alla trasmissione dei memi, ovvero degli elementi di una cultura o di un sistema di comportamento tramandati di generazione in generazione non attraverso i geni ma per imitazione.
E, secondo l’autrice, è «proprio l’egoismo il motore evolutivo che ci ha permesso di accrescere il benessere sociale», grazie allo «scambio tra egoismi» per cui ciascuno rinuncia a una parte del proprio per ottenerne uno maggiore: «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te», ma «non di certo a scapito tuo». Se, come singoli o come comunità, amiamo gli altri più di noi stessi, imbocchiamo la strada del suicidio (nel secondo caso, di massa, che è quel che sta avvenendo nelle società occidentali). Libero arbitrio, libertà ed «egoismo equilibrato (competitivo, collaborativo, lungimirante)» vanno di pari passo. In quest’ambito, secondo la Di Salvo, la cultura di destra si contrappone nettamente a quella di sinistra. Ed è superiore. La prima è «meritocratica, non egualitaria né politicamente corretta, è collaborativa, non è statalista, tutela il libero mercato dei desideri, non spreca e non tartassa, ma è solidale e protettiva», in quanto aiuta il cittadino bisognoso creando le condizioni affinché possa uscire dal momentaneo stato di necessità, e quindi evitando sperperi di denaro pubblico e deleteri assistenzialismi.
La sinistra livella tutti verso il basso, impedendo alle stesse classi svantaggiate di migliorare il proprio status. Occorre peraltro prendere atto della realtà, ad esempio che la malvagità e la violenza esistono e non si risolve alcunché con un buonismo di facciata, per di più ipocrita, in quanto tende a lucrare sulla pelle di bisognosi e immigrati (vedi A chi i profughi? A noi!). Sono forme di violenza “sinistra” la burocrazia opprimente, la tassazione eccessiva, l’abnorme e sprecona spesa pubblica, la regolamentazione per legge di qualsiasi attività umana. Tutti fattori che schiacciano i liberi individui e il loro desiderio di felicità. E oggi, dopo il comunismo del passato, c’è un pericolo maggiore che viene da sinistra: il globalismo, il capitalismo finanziario e digitale, l’immigrazione incontrollata e ormai incontrollabile, il relativismo e il meticciato culturale, la dittatura e la neolingua del politicamente corretto. Un tutt’uno che, nel nome di un’«utopica nazione globale», sta annientando l’Occidente e il suo patrimonio memetico.
Come accennavamo all’inizio, se le argomentazioni della Di Salvo sono convincenti, meno persuasiva è la netta contrapposizione destra/sinistra in relazione ai principi di libertà e individualismo. Magari tutte le destre (e i loro elettori) fossero davvero liberal-libertarie e aperte al soddisfacimento degli egoismi e delle felicità individuali! L’autrice idealizza. Purtroppo, la storia anche recente ci insegna che spesso, in tema di libertà e di diritti personali dei singoli, i partiti di destra si bloccano. E la cultura di destra, dalla filosofia alla letteratura, certamente più nobile e libertaria di quella di centro o di sinistra, è probabilmente poco conosciuta e quindi poco praticata dagli stessi militanti-elettori di quello schieramento. Peccato. Sarebbe un valido antidoto di massa al nuovo totalitarismo prossimo venturo, se non già oggi vincente, del pensiero unico buonista politicamente corretto.
Le immagini: le copertine del pamphlet L’egoismo fa bene a tutti e di In difesa dell’egoismo e la loro autrice.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 136, aprile 2017)