Viaggio tra arte e sgomento per la scoperta di una verità cui non si è preparati. “Come un’ombra in un quadro di Van Gogh” (Herkules Books) è una storia, condita anche da brani di pura poesia, in cui l’amore vince su tutto
Il sentimento, quello autentico che non ha bisogno di parole per esprimersi, può superare ogni ostacolo che la vita ci pone davanti. Può perfino dare un senso ai gesti più disparati. E disperati. Lo si evince leggendo Come un’ombra in un quadro di Van Gogh (Herkules Books, pp. 112, € 10,00), secondo romanzo di Manuela Buzzerra, sapientemente suddiviso in capitoli con titoli mirati e rappresentato dal book trailer in cui si apprezza lo stile delicato che caratterizza il libro.
Elena è un’apprezzata gallerista d’arte: una personalità tenace e capace, fin da giovane, di riconoscere la propria passione per gli studi artistici; capace di farlo di fronte a se stessa prima che a una madre esigente e infelicemente accentratrice che l’avrebbe voluta avvocato. Il percorso scelto le consentirà un lavoro che ama e che le farà conoscere Brando, un pittore dal fascino indiscusso ma anche un uomo capace di leggerle l’animo, fin da subito. Il ritratto di donna che lui regala a Elena ne è una dimostrazione. Tutto sembra procedere a gonfie vele: gallerie d’arte per lei; fama e successo per le proprie opere per lui. La loro esistenza viene vissuta intensamente, tra impegni professionali all’estero e in Italia, tanto che, quando Brando – divenuto nel frattempo suo marito – manifesta i primi sintomi della malattia, Elena pensa che sia troppo stressato. La notte, l’uomo si sveglia di soprassalto, terrorizzato da voci che lo minacciano. Ma, soprattutto, ogni giorno mostra una personalità differente, tanto da arrivare a schiaffeggiare la moglie che tenta di destarlo da uno dei suoi incubi anche diurni. A nulla servono i tranquillanti prescritti dal medico. La diagnosi è impietosa: schizofrenia paranoide.
Angosciato da un’improvvisa incursione di sconosciuti che avrebbero potuto bruciare le sue opere, Brando inizia a nasconderle in cantina. Quello stesso angusto rifugio in cui Elena, una volta rimasta sola dopo che l’uomo avrà deciso di porre fine a un’esistenza dolorosa tanto per lui quanto per la moglie, scoprirà un’inaspettata realtà. E, proprio per far cessare la sofferenza della persona che più ama al mondo, Brando le lascia una lettera struggente, che così si conclude: «Il tuo amore incondizionato resterà indelebile in me. Sei una grande donna, sei la mia grande donna. Vorrei non finire mai questa lettera… ma so che tra poco tornerai per prenderti cura di me. Ora però lo farò io con te. Per questo, amore mio, tra le lacrime e gli affanni, mi comporto da uomo e con coraggio lascio il resto del foglio in bianco. Ciao, immenso amore… tuo Brando».
Rimasta vedova, Elena riprende faticosamente in mano le redini della propria vita, non sapendo che, per lei, il peggio deve ancora arrivare. Chiamata dal notaio per l’apertura del testamento, scopre senza preavviso di non essere l’unica ereditiera del marito. Con lei c’è Riccardo, figlio riconosciuto da Brando. La donna inizia a chiedersi chi fosse realmente il pittore amato per tanto tempo e come avesse potuto tenerle nascosta una simile verità. Un figlio: quel giovane uomo che non pretende nulla economicamente da lei; quell’anima tormentata che, grazie a una sintonia inimmaginata con la moglie del padre, riesce faticosamente a liberarsi dall’oppressione di una vita futura che non desidera realmente e, soprattutto, a costruire con colei che ama dal profondo un futuro che rappresenterà per Elena un motivo di riconoscenza verso la vita. Ma a farle la sorpresa più grande è, ancora una volta, Brando. La donna la scoprirà, postuma, nel silenzio e nel buio della cantina in cui lui ha tenuto custodite non soltanto le proprie tele più care ma anche, e soprattutto, un segreto che le farà comprendere, una volta per tutte, lo spessore dell’uomo del suo cuore.
La Buzzerra ha saputo, qua e là, ingentilire la storia con tonalità di colore differenti a seconda del ritmo della narrazione; proprio come fa Brando con le proprie tele. Non mancano brani di autentica poesia, capaci di alleggerire il peso della cruda realtà nella quale il lettore si immerge senza difficoltà insieme alla protagonista. L’autrice utilizza uno stile diretto ma sempre rispettoso della sensibilità del lettore. La storia a tratti devia sul binario del thriller – in particolare nel capitolo La cantina – mantenendo alta la tensione ma, soprattutto, alzando via via la curiosità di scoprire come la storia volge al termine.
Per leggere alcuni brani tratti dal precedente romanzo (Esistenze sospese) della scrittrice brindisina:
«Io ero stanca, stanca di lottare»
«I pensieri vagavano nel passato…»
Le immagini: la copertina del romanzo Come un’ombra in un quadro di Van Gogh e una foto dell’autrice, Manuela Buzzerra.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno XV, n. 173, maggio 2020)