La raccolta poetica Attese (pp. 50, € 7,00) di Francesco Piluso, pubblicata presso la collana Le costellazioni sonore della inEdition editrice, rivela una tensione fortemente dialettica fra sentimento della realtà e ricerca di una ragione altra. Il senso della perdita di una verità si accorda a motivi esistenziali, sempre orientati verso una possibilità scrittoria che è sintesi mai equivoca della difficoltà di scrivere poesie nel tempo odierno della leggerezza.
La silloge è preceduta da una Nota di Giovanna Fozzer, che riportiamo per intero.
Ha un titolo, questa esile raccolta ed opera prima, che pare aprirsi ai cieli del futuro, a tutto quello che – oltre all’amore precoce per la poesia – le qualità e le molte appassionate letture dell’autore promettono.
I libri sono presenti già nella essenziale premessa-esergo, insieme con i sogni (pericolosa tentazione degli anni primi della vita adulta); ma anche con le memorie, quasi già pesasse nell’anima di Francesco Piluso il passato, carico delle prime esperienze di dolore. Sogno (pur già spento) e libri, oltre a “frammenti / di stelle ed altro” ritornano nella prima poesia della raccolta, Pensiero in aprile, dove l’autore si ammonisce a sperare in un ritorno della luce (conferma che questo suo esordio sembri venire da un passato doloroso).
La sua natura meditativa lo porta ad un nobile tentativo di ordinare in negativo e in positivo l’umanità, in Senso e misura, dove mitologia biblica e classica si mischiano, come fonti di figure esemplari dell’errare e del patire umano. Ben presto poi (Luce) affiorano accenni al tormento di “uomo incapace / di credere”, che poco dopo (in Se parla Dio) cerca esplicitamente “il linguaggio di Dio”, e che, mentre cerca purezza nel silenzio della parola e nell’innocenza, cede al “fascino della parola” dell’uomo, ambigua e seducente, che “è forse di Satana”. E Dio ritorna come ricerca e aspirazione anche altrove, ad esempio in Mani. Indubbio infatti che il sentimento della “perdita” di Dio, o della “perdita della fede”, sia uno dei principali segni d’ininterrotto desiderio di raggiungimento.
Una bella fantasia è quella che conduce il poeta, nel componimento dal grazioso titolo 1, 2, 3 e poi?, all’aspirazione vibrante verso l’infinito, verso il volo nella libertà dell’anima pensante. Un altro diverso gioco di fantasia è La penna, dove – tra nero brillante e bianco opaco – si contrappongono (strumenti complementari o antitetici?) scrittura a mano e al computer.
Rara la presenza del paesaggio, della natura e d’ogni vivente che non sia l’umano, in questa raccolta: l’eccezione è la composizione dal bel titolo Prismi, dove ci vengono incontro gocce di rugiada dopo un lungo giorno d’estate, e luce di sole e colori di cielo.
Toccante la breve sezione che il poeta dedica al nonno scomparso durante la sua infanzia: nella gradazione delle tre composizioni pare di intravedere quella della maturazione attraverso il dolore. Pare cioè che discrimine tracciato tra prima età e vita adulta sia quella perdita, questo addio in cui il poeta ha “perso Dio / evaporato tra le lacrime” (Dire addio). Preziosa verifica la ricchezza di “un torrenziale affetto”, intatta pur nel ricordo totalmente perduto delle parole dell’amato congiunto (Neppure una parola).
Di altro più recente dolore dicevano, nella prima sezione, Pensiero in aprile e Luce. Ma, dopo il pianto ormai quasi antico e l’angoscia d’un recente passato, nella vita adulta si affacciano anche lucenti consolazioni: il libro si chiude infatti con i quattro componimenti innamorati della sezione Presenza.
Limpido strumento al canto del vivere e del morire è in queste composizioni il lessico; considerevoli già i raggiungimenti nella ricerca dell’espressione formale e nel fraseggio. Ma ognuno di questi testi è in primo luogo testimonianza d’una intensa sensibilità, strumento musicale dell’anima, ricco di armonici.
L’autore svolge già con passione e pari sensibilità il lavoro di critico, che anzi considera preminente nel proprio impegno di scrittura, riscontrandovi, nell’intelligere e condividere, la possibilità di raggiungere la suprema esperienza e gioia dell’uomo pensante.
L’immagine: la copertina della raccolta (progetto grafico di Matteo Scanavini).
Giovanna Fozzer
(LucidaMente, anno II, n. 9 EXTRA, 15 dicembre 2007, supplemento al n. 24 dell’1 dicembre 2007)