In Occidente prevale un’ideologia che induce a denigrare la propria cultura, la propria Storia, le proprie tradizioni, la propria comunità e persino la propria famiglia e se stessi
L’Occidente è responsabile di tutti i mali del mondo: guerre, genocidi, invasioni, persecuzioni, schiavitù, sfruttamento, inquinamento, cambiamento climatico… Non è solo una questione di civiltà, sono proprio gli occidentali (bianchi, maschi, eterosessuali) a essere cattivi, aggressivi e intolleranti nel sangue, nel seme, nel gene.
Questa, ahinoi, è la visione diffusa specie tra i giovani, tra gli acculturati (di che?, verrebbe da chiedersi), tra le classi sociali medio-alte. I maggiori propagatori di tale “verità” sono i partiti “progressisti”, le scuole, le università, i mass media di ogni genere, cantanti e attori, pubblicitari, ecc.
Le grandi menzogne
Pertanto ci si deve disprezzare, odiare, formulare un eterno mea culpa (anche se la maggioranza dei colpevolizzanti e dei colpevolizzati è ateo), fino a rinnegare le proprie tradizioni, comunità, persino se stessi e la propria famiglia (oicofobia). Appunto, scendendo a livello personale, pensate quali violenti oppressori possano essere stati i miei nonni, che hanno combattuto nella Prima guerra mondiale, mio padre, deportato in un lager nazista nel secondo conflitto mondiale, tutti tornati a casa con gravi invalidità. O varii miei zii, cugini e altri parenti, emigrati dopo il 1945 in Germania (trattati malissimo), in Canada, negli Stati uniti, in Venezuela, tutti onesti lavoratori.
Considerate poi la Storia degli altri popoli e delle loro civiltà, caratterizzate da crudeltà non certo minori rispetto a quelle imputate agli occidentali. Dalle continue guerre tra le tribù pellirosse alle atrocità degli aztechi, dalla tratta degli schiavi araba alle loro stesse impetuose invasioni, dalle spietate stragi dei mongoli ai massacri giapponesi, dall’invasione e genocidio culturale del Tibet da parte della Cina comunista ai recenti conflitti africani… (leggi pure Razzismi, colonialismi, schiavitù: condanniamoli, ma tutti).
Se “gli altri” non hanno fatto peggio degli europei è perché disponevano di minore potenza militare, peggiori organizzazione statale e compattezza sociale e per altri motivi che sono stati ben studiati dagli storici obiettivi. Ma anche di fronte alla verità storica, non c’è nulla da fare. Prevale l’ignoranza, il pregiudizio al contrario e il masochismo culturale.
L’autocolpevolizzazione
Cosa comportano questi continui sensi di colpa, questa insana autoflagellazione? E l’espropriazione culturale, della memoria storica e territoriale? Soprattutto in tempi di invasioni migratorie, che provocheranno – ma affermarlo significa essere censurati – la «sostituzione etnica»? Non c’è molto da ipotizzare o immaginare. È già avvenuto molteplici volte nella Storia.
I popoli conquistati culturalmente o militarmente vengono convinti dai loro boia che loro e la loro cultura non valevano niente e che la colpa dei propri guai e dei genocidi subìti vada ritrovata in se stessi. Quindi, in breve tempo, gli autoctoni diventano estrema minoranza. È successo con i pellirossa americani, umiliati, espropriati di tutto, territori e identità, e abbruttiti. Stessa sorte è toccata agli aborigeni australiani, sequestrati di cultura e terre. In entrambi i casi gli antichi abitanti di America e Oceania si sono degradati e sono spesso caduti nell’abuso di alcolismo o droghe. Quasi spariti fino a qualche decennio fa, ora in ripresa proprio con la riacquisizione della propria identità e dignità, quindi dell’autostima. Ma comunque oggi, ormai, le etnie prevalenti nelle Americhe o in Oceania sono ben altre…
Così si estinguono civiltà e popoli
Per riavvicinarci alla nostra penisola, gli ex sudditi del Regno delle due Sicilie conquistati dai Savoia (vedi Perché i meridionali divennero Terroni) sono stati costretti a sentirsi “inferiori” rispetto ai settentrionali e condannati fino ai nostri giorni a una minore ricchezza e a un degrado del territorio e della società. Paradosso dei paradossi: i napoletani erano i più filomonarchici sabaudi, come dimostrano i dati del referendum costituzionale del 2 giugno 1946. La vittima che adora il proprio carnefice.
Ricordiamo che fino a pochi decenni fa l’Italia era tra le nazioni più felici e allegre del mondo e tra le più caratterizzate come identità. Ad esempio, il maschio latino era sinonimo di fierezza, fascino e virilità. Le copie italiane di prolificità. Per non parlare del buon gusto, della classe, dell’eleganza. Oggi il Belpaese è quasi in fondo alle classifiche sulla gioia di vivere e, del resto, basterebbe guardare i dati sulla natalità: non si fanno più figli, ci si estinguerà.
E le civiltà tramontano non solo per i nemici esterni, ma tanto più per quelli interni, che fanno sì che non credano più in se stesse, nei propri valori, nella propria importanza e bellezza, quasi come se volessero morire. I nemici interni, violenti e annichilenti, oggi si chiamano wokeismo e cancel culture…
Le immagini: in apertura, a uso libero e gratuito da Pixabay secondo la Licenza per i contenuti (foto di adonesFAO); le copertine di libri di tre autori che hanno trattato il tema oicofobia (Roger Scruton, Spartaco Pupo e a cura di Emanuele Mastrangelo).
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)
Contributo ottimo e puntuale. Mi ha ricordato un passaggio di “Sottomissione” dove Michel Houellebecq ricorda la massima di Arnold Toynbee: “Le civiltà non muoiono assassinate, ma si suicidano”