Si sta diffondendo la psicosi a causa delle infezioni da Escherichia Coli
Persiste ancora, a tutt’oggi, il mistero fitto sulle origini dell’infezione da Escherichia Coli al punto da indurre il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, a criticare aspramente le misure adottate dall’Unione europea nel gestire l’emergenza, affermando che sono «misure insufficienti», perché non si sta gestendo al meglio questa situazione che, al contrario, «lascia tutti in uno stato di incertezza».
Il panico che si sta diffondendo per l’Escherichia Coli è pari a quelli, passati, per l’aviaria e per la mucca pazza. Ed è singolare che, a distanza di due settimane, non si riesca ancora a conoscere con esattezza la provenienza e la propagazione dell’infezione, mentre si registra, al contempo, molta confusione tra i consumatori, con un crollo verticale nella vendita dei prodotti ortofrutticoli. È difficile tenere sotto controllo una reale situazione di infezione che registra già 23 morti e circa 2.450 infettati, senza creare allarmismo e continuando solo a puntare il dito ora verso i cetrioli, ora verso germogli di soia o altri prodotti, pur di trovare a tutti i costi un “colpevole” ed esorcizzare la paura. Perché è proprio la paura dettata dall’ignoranza a procurare danni incalcolabili, creando psicosi diffuse difficili da gestire.
Nel Consiglio straordinario di Lussemburgo, il ministro per la Salute, Ferruccio Fazio, ha parlato della «necessità di una indagine sanitaria a tappeto nella zona settentrionale della Germania, per verificare la possibilità di contaminazione in sede di produzione e di confezionamento dei prodotti agricoli». Le autorità tedesche, ribadisce con forza il ministro, stanno andando a vedere i buoi usciti dalla stalla, ma «bisogna andare a vedere le stalle, controllare gli stabilimenti di produzione».
L’Unione europea cerca di difendersi con il commissario alla Salute, Johan Dalli, il quale ha precisato che «l’epicentro dell’epidemia si trova nelle vicinanze di Amburgo, che 13 Stati membri, esclusa finora l’Italia, sono stati colpiti, collegati tutti in qualche modo con la situazione in Germania. L’infezione si sta stabilizzando, l’incidenza diminuisce giornalmente e indicherebbe che la contaminazione si sta riducendo». Sarà vero?
Allo stato dei fatti, neanche l’Organizzazione mondiale della sanità esce fuori a testa alta. Pare, anzi, che si stia arrampicando sugli specchi, perché, dopo l’accusa ai malcapitati cetrioli, poi ai germogli di soia, ora a essere sotto inchiesta sembra sia la carne; ma non spiega, l’Oms, in base a quale criterio scientifico diffonde tali affermazioni, considerato che finora il batterio è stato trovato solo in verdure e legumi.
Come ci si deve comportare, dunque, in questo bailamme di accuse e repliche che spaziano tra il ridicolo e il grottesco? Da quanto esposto, si evince che non ha alcun senso evitare di mangiare frutta e verdura: occorre – questo sempre – lavarla e pulirla con molta più cura, riservando lo stesso cauto trattamento anche all’insalata e alle verdure in busta che, si presume, siano già state preventivamente pulite. È altresì importante lavarsi accuratamente e ripetutamente le mani, con una maggiore igiene da dedicare alle dita in cui si infilano anelli.
L’immagine: particolare della Lezione di anatomia del dottor Tulp (1632, olio su tela, 169,5×216,5 cm, L’Aia, Museo Mauritshuis) di Rembrandt van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669).
Pietro Ceccarelli
(LM MAGAZINE n. 17, 20 giugno 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 66, giugno 2011)
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