Prima per gioco e poi – forse – per davvero. Traendo spunto dall’evento americano di successo, ecco l’idea di realizzare a Bologna un’inedita manifestazione musicale
A volte, le iniziative migliori “saltano fuori per caso”. L’ultima a salire agli onori della cronaca è BOachella. Tette, torri & tortellini edition: un festival di musica made in Bologna, ideato quasi per scherzo (e ancora tutto da realizzare), con l’aspirazione di coinvolgere artisti cresciuti e affermatisi all’ombra del Nettuno.
Tutto ha origine dalla rivisitazione scherzosa del manifesto dell’edizione 2016 del Coachella Valley Music and Arts Festival (noto appuntamento musicale per gli amanti dell’elettronica e dell’alternative rock, che si svolge ogni anno in California). La locandina, riproposta in chiave ironica immaginando l’evento a Bologna, è stata pubblicata on line diventando subito virale. A far sorridere i lettori, oltre alla trovata in sé, l’idea di riunire vari personaggi del panorama musicale bolognese, dai più affermati ai più improbabili. In effetti, ce n’è per tutti i gusti. Al fianco di figure rappresentative come Gianni Morandi e Andrea Mingardi, prendono posto esponenti del passato e del presente: da un lato i Lunapop e gli Skiantos per i nostalgici, dall’altro i Rumba de Bodas e gli Altre di B per gli appassionati dei gruppi emergenti. Persino i “palati più raffinati” provano soddisfazione leggendo i nomi degli Stadio e del maestro Fio Zanotti. Immancabili, infine, le proposte artistiche d’ispirazione goliardica, tra cui i suonatori di bongo di piazza Verdi, Beppe Maniglia e la Zucu’s Blues Band, fondata dal centrocampista e beniamino rossoblù Franco Zuculini.
Una trovata simpatica, ma molto allettante. Soprattutto per il collettivo Hmcf, acronimo di Hey men! Close friends, che ha deciso di puntarci sopra per davvero. Questo gruppo di ragazzi, a capo di una web radio e impegnato nell’organizzazione eventi, si è attivato per trasformare la parodia in realtà. Il primo step è stato fare propaganda sui social network. Viste le migliaia di consensi, sono passati a fatti più concreti. Hanno così iniziato a dialogare con gli organi competenti e ad allacciare i primi contatti con gli artisti. Ad oggi non è chiaro quando e dove si potrà svolgere, né chi farà parte della kermesse. Ciò che sappiamo è che il comune ha dato disponibilità al dialogo, attirato dal richiamo e dalla visibilità che un festival come questo può garantire.
L’originalità dell’evento è fuori discussione; tuttavia esiste un precedente. I primi a proporre una versione italiana del Coachella sono stati alcuni ragazzi di Cellamare, in provincia di Bari, ideando il Coachellamare Music and Arts Festival. Anche in questo caso, dalle chiacchiere si è presto passati all’azione e il programma sta pian piano prendendo forma. Alcuni big, come Al Bano, hanno già espresso il proprio assenso all’iniziativa. Al tempo stesso, non sono mancati il sostegno e la partecipazione attiva delle autorità, così come la solidarietà locale attraverso sponsorizzazioni e campagne di crowdfunding. La speranza è che manifestazioni del genere possano trovare terreno fertile nelle istituzioni ed essere apprezzate e valorizzate come occasioni di divertimento e di aggregazione sociale.
In questo contesto, Bologna deve essere da esempio. Non solo per il suo animo progressista e innovativo, ma anche per la sua ricca tradizione musicale; infatti, nel 2006, Unesco le ha attribuito il riconoscimento di «Città creativa della musica». Ospitare un festival come BOachella, capace di coinvolgere più forme d’arte e di attirare persone di ogni età ed estrazione, è quasi un dovere morale per il capoluogo emiliano-romagnolo. Parafrasando le parole di Luca Carboni, “per Bologna è una regola”.
Luca Puggioli
(LucidaMente, anno XI, n. 121, gennaio 2016)