Dalla Firenze dei macchiaioli alla Parigi di Goupil, fino ai caratteristici ritratti femminili. Alla scoperta della modernità attraverso le opere del grande pittore ferrarese
Visitare la mostra Boldini: lo spettacolo della modernità (Musei di San Domenico di Forlì, piazza Guido da Montefeltro 12, fino al 14 giugno 2015), è come fare un salto all’indietro di oltre un secolo, nella Parigi degli ultimi decenni dell’Ottocento. All’ingresso, la tela Scène de Fête au Moulin Rouge (1889) e le grandi fotografie di una città in trasformazione in vista dell’Esposizione universale del 1889 permettono di immergersi nell’atmosfera di quella che si appresta a diventare la capitale mondiale della cultura.
È il 1871 quando Giovanni Boldini, dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, si trasferisce definitivamente a Parigi. Il giovane pittore, nato trent’anni prima a Ferrara, frequenta i teatri e i salotti dell’epoca, attratto dalla mondanità parigina. Conosce il celebre mercante Adolphe Goupil e inizia a collaborare con la sua maison. Il risultato è una serie di dipinti di piccolo formato con scene di genere e paesaggi. Si tratta di opere rivolte alla nuova piccola e media borghesia, desiderosa di celebrare il proprio status sociale attraverso una produzione artistica che ricorda, per colori e soggetti, le opere di Antoine Watteau e dei pittori del Settecento. Ben presto, grazie alla sua brillante vita sociale, Boldini diventa un artista noto nel panorama della capitale francese. Adora immergersi nella mondanità dei cafés e dei salons per rappresentarne ricchezza e vanità. Essere ritratta dall’artista italiano diventa una tappa immancabile per qualsiasi dame borghese.
Nascono così i quadri con scene moderne, interni ed esterni caratterizzati da colori squillanti e tagli audaci. Pennellate rapide e incisive, quasi distratte agli estremi del dipinto, ritraggono signore in abiti sensuali ed eleganti. Gli sguardi sono sfuggenti e i gesti spontanei. Le figure vengono fermate come in una fotografia, in un istante di immobilità che suggerisce una trasformazione continua, l’impossibilità di arrestarsi. È la modernità. Eppure, nonostante il senso di movimento incessante, si percepisce un elemento meditativo nascosto. Dietro la ricchezza degli abiti e degli ambienti, i sorrisi appena accennati delle donne di Boldini svelano una certa malinconia, una vanità spossata dall’inarrestabile rincorsa ai tempi: il presagio di un blocco improvviso e violento, che non potrà impedire la caduta nel baratro.
Oltre agli esponenti della ricca borghesia di Parigi, i ritratti di Boldini rappresentano due modelle, protagoniste rispettivamente di due decenni della sua vita sentimentale. La prima è Berthe, raffigurata in numerosi quadri come Sulla panchina al bois (1872) e La visita (1874). Bionda, dallo sguardo enigmatico, è la donna che lo accompagna nei primi dieci anni che egli trascorre a Parigi. A partire dagli anni Ottanta, invece, è la Contessa de Rasty, mora e sensuale, la figura di spicco dei suoi dipinti. Tra questi, nel Ritratto della Contessa de Rasty coricata (1880), l’artista sperimenta una posa innovativa. Sarà lei, poi, ad accompagnarlo nei salotti della Parigi belle époque, dei quali era assidua frequentatrice. In Conversazione al caffè (1879) le vediamo insieme, sedute a un tavolino, mentre discutono amabilmente. Il quadro è la testimonianza del cambiamento dei sentimenti del pittore.
Ampio spazio all’interno della mostra è dato anche alla produzione italiana di Boldini, che va dal 1864 al 1870. In tale periodo l’artista è a Firenze, allora capitale d’Italia, dove frequenta il Caffè Michelangelo e i macchiaioli. Le tele di questa fase sono in prevalenza ritratti e paesaggi, influenzati dallo stile “della macchia”, ma che già dimostrano l’originalità dell’autore. I suoi panorami, come La grande rue a Combes (1873), risentono anche dell’influenza dei maestri impressionisti. Inoltre, si trova per la prima volta esposto il ciclo di dipinti murali di soggetto agreste realizzati nella villa Falconiera, presso Pistoia, tra il 1866 e il 1868. Per dare una visione completa della sua variegata attività, si può ammirare anche il Boldini disegnatore e grafico, ricostruito nelle prime sale attraverso acquerelli, incisioni e bozzetti.
Una rassegna articolata e coinvolgente che porta alla ribalta un’epoca di cultura, eleganza e vanità vista con gli occhi di uno dei più grandi nomi del secolo scorso. Boldini: lo spettacolo della modernità è ai Musei di San Domenico di Forlì, in piazza Guido da Montefeltro 12. È visitabile fino al 14 giugno 2015; da martedì a venerdì dalle ore 9,30 alle 19,00; sabato, domenica e festivi fino alle 20,00. Per info: http://www.mostrefondazioneforli.it/.
Le immagini: Scène de Fête au Moulin Rouge (1889, olio su tela, Parigi, Musée d’Orsay); Ritratto della contessa de Rasty coricata (1880, pastello su tela applicata su carta, collezione privata); La dame de Biarritz (1912, olio su tela, collezione privata) di Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 luglio 1931).
Vittoria Colla
(LucidaMente, anno X, n. 111, marzo 2015)