È possibile utilizzare incantevoli palazzi, come pure Villa Salus, per ospitare immigrati e rom? Ora sono tutti in vendita, comprese Villa Ghigi e l’ex Centrale idroelettrica del Battiferro
A seguito della recentissima pubblicazione sul n. 32 di LM EXTRA dell’articolo Villa Aldini, un’Arcadia a due passi dal centro di Bologna, ma… di Elena Montaguti, ci ha scritto lo storico bolognese Marco Poli, che ringraziamo per il suo intervento, di seguito riprodotto.
Fu lo stesso Napoleone, durante il suo breve soggiorno bolognese del 1805, ad apprezzare il panorama di Bologna ammirato dal colle dell’Osservanza. L’avvocato Antonio Aldini, colui che tentò di difendere (invano) Luigi Zamboni e Giovanni Battista De Rolandis, poi nominato ministro dallo stesso imperatore francese, pensò di soddisfare il suo leader “regalandogli” una bella villa da costruire in quella posizione.
Del resto, era stato proprio Aldini, nell’ambito delle numerose soppressioni napoleoniche, ad acquistare la soppressa antica chiesa della Madonna del Monte, complesso monastico con una chiesa romanica di forma circolare. Il progetto della villa fu affidato all’architetto Giuseppe Nadi col quale collaborò Giovan Battista Martinetti. I lavori si protrassero per cinque anni, dal 1811 al 1816, quando Napoleone era nella parabola discendente e Nadi era deceduto. I lavori non erano stati ultimati e le successive proprietà intervennero fino ai restauri condotti da Guido Zucchini. Tuttavia, l’impronta originaria neoclassica è rimasta e contraddistingue in modo originale questa villa.
Ma veniamo ai nostri giorni. La villa, passata in proprietà del Comune di Bologna, è stata utilizzata prima per ospitare invalidi di guerra, poi in parte trasformata in struttura di accoglienza per anziani da parte del Giovanni XXIII. Fin quando, nella prima metà del 2011, il Comune, dopo aver speso la somma di 50.000 euro per una sistemazione sommaria, decise di utilizzare la villa per ospitare, nella parte più moderna, 30 profughi libici.
Dei 300 migranti libici e tunisini, il 10% fu collocato a Villa Aldini con la gestione del Consorzio Indaco, fondato nel 2010. L’iniziativa del Comune suscitò l’ira dei cittadini della zona che presentarono una petizione con 500 firme lamentando la mancata preventiva informazione alla cittadinanza e al Quartiere. Dal febbraio 2014 a Villa Aldini sono stati ospitati gruppi di immigrati salvati da “Mare Nostrum” e provenienti da Bangladesh, Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Senegal. Nell’agosto 2014 gli ospiti di Villa Aldini hanno manifestato davanti alla Prefettura per chiedere case, formazione e lavoro per tutti. Le condizioni della villa neoclassica sono pessime sia all’interno sia all’esterno. Nei locali ha sede l’Associazione Gvc (Gruppo di volontariato civile).
Il caso della napoleonica villa è simile al caso di Villa Monti (poi Salus) che, considerata la villa più bella di Bologna, accolse Napoleone con la moglie e gli amici. Questa villa è stata acquistata dal Comune di Bologna (sindaco Sergio Cofferati) al costo di euro 4,5 milioni allo scopo di ospitare i rom.
Dopo poche settimane l’antica villa era in condizioni disastrose. Oggi è chiusa e abbandonata. Come riferisce il quotidiano la Repubblica dell’11 dicembre 2013, Villa Aldini, Villa Ghigi, Villa Salus e l’ex Centrale idroelettrica del Battiferro sono in vendita per una somma di euro 12,8 milioni. Tutti i quattro immobili citati sono in pessime condizioni: questo è il modo di intendere i beni culturali e architettonici della città, questa è la fotografia della cattiva gestione, se non dell’indifferenza, della proprietà (il Comune). Un esempio non edificante, né educativo per la cittadinanza.
Le immagini: in apertura Monti-Salus; all’interno dell’articolo, Villa Aldini, Villa Ghigi e l’ex Centrale idroelettrica del Battiferro in una foto d’epoca.
Marco Poli
(LucidaMente, anno X, n. 114, giugno 2015)
Bene, ci sono stata proprio oggi, l’ho visto con i miei occhi, sono indignata e senza parole. Ma, oltre a lamentarci (intendiamoci, niente contro i rifugiati per carità, a favore dell’accoglienza), si può pensare di proporre qualche progetto, anche sociale, ma con più senso di 15 rifugiati? Chi bisogna essere e con chi dovrei parlare per cercare delle alternative di uso a uno spazio cosi bello e ancora in tempo da salvare?
Gentilissima lettrice, grazie per il suo intervento.
Giriamo il suo quesito allo stesso Marco Poli, già assessore al Comune di Bologna in tempi ben diversi dall’attuale.
Può scrivergli a: m.poli@alice.it