Entro il 2020 in Europa saranno oltre 900.000 i posti di lavoro vacanti nell’ambito delle professioni digitali. L’importanza della formazione
A Bologna si vive bene, e soprattutto si lavora meglio: secondo le stime dell’Istat, il capoluogo emiliano vanta un tasso di occupazione superiore al 71%, conquistandosi dunque il primato tra le città che danno più lavoro in Italia. Scendendo più nei dettagli, secondo quanto stabilito dall’Istat, il 2016 ha portato a un aumento del +5% nel settore degli impieghi, rispetto al 2015: il che – tradotto in cifre – equivale a un totale di +22.200 assunzioni a Bologna. Fra le altre peculiarità, le notizie positive riguardano entrambi i sessi: nonostante sia stata soprattutto l’occupazione maschile a registrare i dati più interessanti, vi è stata una crescita anche tra le quote rosa del mercato delle assunzioni a Bologna.
Occupazione in aumento: merito delle richieste digitali – È inevitabile che con il passare degli anni lo stesso mercato del lavoro vada cambiando, diretto verso una rotta che parla sempre più spesso la lingua del digitale. Al punto che presto l’attuale offerta del mercato del lavoro non basterà per colmare tutte le nuove richieste di professioni digital da parte non solo delle aziende, ma anche degli enti pubblici dello Stivale. Secondo quanto dichiarato dalla Commissione Europea, entro il 2020 saranno addirittura oltre 900.000 i posti di lavoro vacanti per professioni digitali e all’avanguardia: questo significa che gli anni attuali sono un’autentica miniera d’oro per i giovani, ma solo per coloro che sapranno sfruttarli con un pizzico di furbizia e di intuizione.
Lavorare nel digital: quanto conta la formazione? – Nonostante molti dei pionieri nel campo delle professioni digitali abbiano cominciato come autodidatti – non esistendo ancora corsi di formazione mirati – oggi la strada del fai da te non è quella migliore da prendere. Il motivo è dovuto al fatto che la concorrenza e le esigenze delle aziende sono diventate molto specifiche, così come gli strumenti digitali stessi che – superata la fase “grezza” – oggi richiedono un certo grado si competenza per essere utilizzati in modo corretto e proficuo. Quanto conta, dunque, la formazione? Tutto, soprattutto se il vostro sogno è trovare un impiego nel campo dei lavori digitali. Per formarsi in questo campo ci sono molti percorsi possibili da intraprendere. Per una buona fetta delle professioni digitali è possibile conseguire un titolo di studio avanzato come il master. A Bologna, università private come Unicusano offrono una vasta scelta di corsi in ambito digital, addirittura frequentabili online, che garantiscono una formazione ad hoc per creare i profili più ricercati dalle aziende, offrendo così numerosi sbocchi professionali.
Quali sono le professioni digitali più ricercate? – Si va dallo sviluppatore di siti web all’app developer, ai profili di comunicazione su Internet come il copywriting, le professioni legate al mondo del Seo e del Sem, dunque al posizionamento sui motori di ricerca come Google, e del marketing sui social network. Ma le professioni digitali proseguono anche oltre: il data analyst, ad esempio, analizza il mercato cercando di anticipare le tendenze del domani sul web, mentre altre figure operano prettamente nel campo della sicurezza informatica, come ad esempio la crittografia e la protezione dei dati che passano attraverso server cloud. Di fatto, non esiste un solo settore che possa prescindere dalla competenza di professionisti specializzati nel digitale e nell’informatizzazione dei processi.
Carmela Carnevale
(LucidaMente, anno XII, n. 137, maggio 2017)