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Home DAI LETTORI

Profumo d’ignoranza

Dalla redazione by Dalla redazione
16 Ottobre 2012
in DAI LETTORI, SOTTO I RIFLETTORI, TEMATICHE CIVILI
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Lettera aperta di una insegnante al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, sulle sue farneticanti trovate. Intanto, la scuola italiana è da paese sottosviluppato…

Signor ministro, mi piacerebbe che questa e-mail arrivasse fino a Lei e non ad uno dei suoi segretari o membri del suo staff, per poterLe trasmettere, con le mie parole, tutta l’indignazione che provo per le Sue ultime dichiarazioni e per i provvedimenti che il Suo governo intende prendere riguardo alla scuola. Mi presento: mi chiamo Antonietta Brillante. Sono dottore di ricerca in Filosofia politica; ho ottenuto tre abilitazioni all’ultimo concorso indetto alla fine degli anni Novanta; sono entrata di ruolo nella scuola pubblica nel 2004 e attualmente insegno Filosofia e Scienze della formazione presso il Liceo Forteguerri di Pistoia.

In base a quanto ho appena letto su alcuni quotidiani, Lei ha argomentato la proposta di portare a 24 ore settimanali l’attività di insegnamento dei docenti della scuola secondaria, sostenendo che «bisogna portare il livello di impegno dei docenti sugli standard dell’Europa occidentale». Mi chiedo e Le chiedo se Lei è mai stato in una scuola di un Paese dell’Europa occidentale, possibilmente del Nord-Europa. È un interrogativo che non mi pongo da oggi, ma che oggi, a fronte delle Sue ultime dichiarazioni, si fa più impellente ed esige una risposta precisa. Ebbene, io Le posso dire che ci sono stata.

Quattro anni fa, sono stata in Danimarca, in un paesino dello Jutland, Skive, per due settimane. Ho accompagnato una classe a uno scambio culturale e, dal momento che insegno in un liceo pedagogico, abbiamo visitato, full-time, per 14 giorni, scuole di ogni ordine e grado: dai kindergarten ai licei. Le posso anche dire che le nostre scuole, per quanto riguarda le strutture, i materiali didattici, gli spazi e i tempi della didattica, sono proprie di un paese arretrato e sottosviluppato: e di questo, la responsabilità è di chi ha deciso, da vent’anni a questa parte, che, prima, per entrare in Europa, poi, per far fronte alla crisi, bisogna tagliare la spesa pubblica, cioè la scuola, la sanità, le pensioni (sia mai le spese militari: vedi acquisto degli F 135 o le missioni militari all’estero). Per inciso, “ricette” per le quali non è necessario un governo di “tecnici”, né lo stipendio di ministro o di parlamentare: le saprei proporre pure io, che mi occupo di altro e ho ben altre competenze. A Skive mi sono resa conto che, per quanto riguarda il curriculum di studi e la didattica, con eccezione di quella che prevede l’uso di laboratori, noi non abbiamo niente da invidiare ai Paesi europei.

Non solo il livello di preparazione dei colleghi danesi non era certo superiore al mio o a quello di molti colleghi italiani, ma ho anche rilevato che, per quanto riguarda lo studio analitico dei testi e delle fonti (siano essi letterari, storici o filosofici), mediante il quale gli alunni conseguono diverse competenze, molti docenti italiani potrebbero avere qualcosa da insegnare a quei colleghi. A Skive ho anche scoperto che i colleghi danesi, che lavorano 18 ore alla settimana, per un anno scolastico di 200 giorni, percepiscono uno stipendio medio di 3.000 euro (parlo di 4 anni fa), a fronte di uno stipendio, quale è il mio, di 1.380 euro, che tale resterà fino al 2017. Non solo: i colleghi di Skive, quando hanno compiti da correggere, inviano una copia in un ufficio a Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione per il numero di alunni e computa, su quelle basi, un compenso aggiuntivo. I docenti di Skive non devono controllare gli alunni durante i lunghi intervalli e neppure hanno l’obbligo di incontrarsi con i genitori, perché il rapporto privilegiato è quello diretto: docente-discente (unica eccezione: cinque minuti di colloquio a quadrimestre, concessi ai genitori degli alunni che frequentano il primo anno). Ministro, sono questi gli standard europei! Io sono un’ottima insegnante: non solo perché ho un livello di preparazione nelle mie discipline persino superiore a quello che è richiesto a un docente di scuola superiore, ma perché ho la capacità – lo attestano i riconoscimenti degli ex alunni e delle loro famiglie – di coinvolgere gli studenti, di sollecitare la loro attenzione, il loro interesse e la loro curiosità. Sono una professionista e come tale voglio essere considerata e trattata.

Questo significa anche, signor ministro, che io non lavoro 18 ore, perché, quando torno a casa, leggo, studio, mi auto-aggiorno; preparo nuovi percorsi didattici e di approfondimento adeguati alle classi nelle quali mi trovo ad insegnare, che sono diverse ogni anno, e per le quali è prevista, proprio dal Suo Ministero, una programmazione ad hoc. Correggo i compiti, tanti compiti, e non faccio test a crocette, “a risposta chiusa”, per i quali la correzione richiederebbe meno tempo e fatica, perché ritengo che con quei test i ragazzi imparerebbero poco e la stessa valutazione non sarebbe adeguata, ma propongo quesiti a risposte aperte e saggi brevi. E, quando correggo, non mi limito a fare segni rossi, ma suggerisco alternative corrette. Ha idea di quanto tempo ci voglia? Io non sono un’eccezione tra i docenti della scuola italiana, perché, fortunatamente, le nostre scuole possono contare su una grande maggioranza di professionisti, che credono nel loro lavoro e lo svolgono con passione e impegno: che lo praticano come Beruf.

Quanto all’aumento delle ore d’insegnamento: Lei sa cosa significhi insegnare, cioè svolgere attività didattica per lo più frontale o lezione guidata, perché non abbiamo altri strumenti a disposizione, per 24 ore alla settimana? Lo ha mai fatto? Le posso dire una cosa: ho svolto diversi lavori prima di incominciare a insegnare e nulla è più faticoso che guidare un gruppo di alunni sulla strada della conoscenza, del sapere. È una fatica fisica e mentale. E quello che affermo non ha niente a che vedere con il problema della disciplina, con il fatto di dover alzare la voce per farsi ascoltare: un problema che non ho mai avuto, neppure quando svolgevo supplenze temporanee o insegnavo nella scuola secondaria di primo grado a ragazzini più piccoli.

E a proposito di standard europei, signor Ministro, mi fa piacere informarLa che a Skive, e nelle altre scuole danesi che ho visitato, i miei colleghi non solo non hanno cattedre di fòrmica verde, ma hanno un piccolo studio dove possono fermarsi, nelle ore libere tra un impegno e l’altro, e correggere compiti, studiare, riposarsi. Hanno in dotazione computer; hanno sale-professori attrezzate con cucine, salottini con tavolini e divani, distributori gratuiti di bevande calde e fredde. Vuole venire a Pistoia, signor ministro, a vedere che cosa ho a disposizione io, nella mia scuola, quando devo restare intere giornate, perché ho riunioni pomeridiane, e non posso rientrare a casa, non tanto perché la mia abitazione dista 40 km dalla scuola, ma perché il servizio di trasporti regionale è talmente disastroso sulla linea Firenze-Pistoia, che sono costretta a trascorrere intere giornate fuori casa? Venga, e le mostrerò volentieri la sala-professori, i bagni per gli insegnanti e, se vorrà vederli, anche quelli per gli studenti; se viene quando il freddo sarà arrivato, si copra bene, perché lo scorso anno, a gennaio, per diversi giorni, la temperatura, nelle aule, non superava i 10°. Le mostrerò volentieri le lavagne di ardesia, dove tento di presentare mappe concettuali con gessi talmente scadenti che le cimose polverose non riescono a cancellare i segni. Le mostrerò le poche aule che hanno carte geografiche degne di un mercato del modernariato e quelle invece ancora più spoglie, dove, però, può darsi che penzoli un crocifisso privo di una gamba o di un braccio.

Lei afferma che i soldi risparmiati aumentando le nostre ore di lezione, cioè impiegando meno personale docente e aggravando le difficoltà di una scuola già stremata, verranno investiti in futuro per creare scuole di standard europeo. Non le credo. Sono false promesse e pure offensive per chi nella scuola pubblica lavora e per chi crede nella sua funzione e importanza. Se quella fosse stata la Sua intenzione e l’intenzione del Suo governo, avreste dovuto cominciare perlomeno a darci dei segnali nel corso di questi mesi: non solo questi segnali non ci sono stati, ma quelli che abbiamo visto e vediamo vanno in direzione opposta: l’affossamento e la distruzione della scuola pubblica (per non parlare dell’università).

La demagogia  non mi attira, né mi attraggono le pulsioni anti-casta. Eppure, signor Ministro, mi sento di dirLe che Lei, come molti uomini e donne che hanno responsabilità politiche, siete, parafrasando il titolo di un bel libro di Marco Belpoliti, Senza vergogna: ed è ora, invece, che la vergogna venga riscoperta come virtù civile, e diventi il fondamento di un’etica pubblica, per un Paese, la cui stragrande maggioranza di cittadini e di non-cittadini non merita di essere rappresentata e guidata da una classe politica e “tecnica”, ammesso che questa parola abbia un senso, weberianamente miope, non lungimirante, sostanzialmente incapace di pensare all’interesse pubblico e di agire per esso.

Antonietta Brillante

Vedi anche le petizioni:
http://firmiamo.it/lascuolanonpaghilacrisi
e

http://www.petizionepubblica.it/?pi=scuola01

LucidaMente ha da sempre posto la scuola e l’istruzione al centro della propria attenzione. Vedi, tra gli altri articoli:
La scuola italiana è giunta ormai alla frutta…
Bologna: prosegue la raccolta firme per il referendum comunale sulla scuola
Scuole “private”? Ben peggio delle pubbliche
L’urlo della scuola (Italia-Bologna, 23-24 marzo)
Ugolini, ovvero la scuola privata al governo
Come si può studiare dentro “classi pollaio”?
Artisti, «vil razza dannata»!
La Riforma Gelmini e la non meritocrazia
Tra Pon, Por e Pof… la scuola fa flop!

“L’ignoranza rende la gente malleabile”

(LM MAGAZINE n. 26, 15 ottobre 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)

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Tags: 18 ore24 oreBrillantecastaitalialezionepistoiaProfumoscuola
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Comments 0

  1. Alessandro says:
    13 anni ago

    Fantastica!

    Rispondi
  2. Rino Tripodi says:
    13 anni ago

    L’obiettivo dell’iniziativa di Profumo è duplice: far crepare quanto prima più insegnanti possibile, in modo da non farli arrivare alla meritata pensione; rendere il livello della scuola sempre più basso, così da avere studenti ignoranti, privi di spirito critico, e, quindi, facilmente manipolabili.

    Rispondi
  3. Maria says:
    13 anni ago

    “BRILLANTE”, meravigliosa, anche se tanti professori e maestre non sono più Professionisti.

    Rispondi
    • Rino Tripodi says:
      13 anni ago

      Gentilissima lettrice Maria, ha ragione; alcuni insegnanti sono poco professionali: un po’ perché frustrati e non messi in grado di esserlo; altri sono la rovina della categoria, essendo sciatti e/o lavativi e/o proni. Speriamo che stavolta la categoria si ricompatti.
      Consideri pure che i meno “anziani” cominciano a risentire delle carenze culturali generali causate dalla disabitudine alla lettura e dall’idiozia tv. Il futuro si prospetta nero.

      Rispondi
  4. Rino Tripodi says:
    13 anni ago

    Gli insegnanti chiedono pubblicamente di lavorare, come tutti, 36 ore in sede, dalle 8 alle 14, o – che so – 10-13, 15-17, per 5-6 giorni alla settimana con 18 ore di lezioni e il resto da utilizzare per quello che fanno già (riunioni, incontri con le famiglie, preparazione compiti, aggiornamento, correzione compiti, rapporti con allievi, ecc.). La gente deve rendersi conto che se attualmente fanno 18 ore a scuola e almeno 18 a casa è perché lo Stato così facendo risparmia luce, servizi, personale Ata, ecc.
    A queste condizioni:
    1. Disporre ciascuno di uno spazio singolo o da condividere con colleghi dotato di pc, libreria, scrivania;
    2. Mensa/bar a prezzi ridotti;
    3. Bagni adeguati e non puzzolenti, senza privacy e in comune con gli studenti;
    4. Che si calcolino entro le “seconde” 18 ore scrutini, collegi docenti, ricevimenti, consigli di classe, gruppi operativi, programmazione, viaggi d’istruzione, aggiornamenti, ecc.;
    5. Che si timbri un cartellino che attesti la presenza per 18+18 ore;
    6. Basta macchinette antigieniche e poco sane, anche per gli studenti;
    7. Basta mille incarichi;
    8. Orario di lezione frontale ridotto per incarichi importanti come vicepresidi;
    9. Basta altre figure per funzioni che possono essere svolte entro le 36 ore;
    10. Basta “agenzie esterne” alla scuola: noi insegnanti dobbiamo avere la nostra professionalità: Profumo (e gli altri) pensa che pian piano, come già avvenuto per mense, assistenza handicap, servizi sociali (con risultati disastrosi a livello di servizi, sfruttamento dei lavoratori e professionalità), pian piano anche le docenze si daranno a cooperative e associazioni private, spesso vere e proprie associazioni a delinquere (vedi Lombardia); basta corsi di aggiornamento con docenti universitari o burocratici ispettori MIUR già ben pagati che vengono ulteriormente ben pagati per raccontarci ridicole scempiaggini: gli aggiornamenti ce li facciamo (e ce li facciamo pagare noi: abbiamo ingegneri informatici e telematici, gente che sa usare la LIM, gente che sa di teatro o economia, pubblicisti, scrittori, giornalisti, saggisti, poeti, esperti in Arte… non bastano?).

    Rispondi
  5. Rino Tripodi says:
    13 anni ago

    DOVE TAGLIARE NELLA SCUOLA:
    È stato proposto un decalogo di voci di spesa che potrebbero essere prese in considerazione all’interno del MIUR per coprire il contributo di 183 milioni di euro da destinare alla legge di stabilità.

    Tali risparmi di spesa potrebbero essere usati in sostituzione dell’aumento dell’orario di servizio settimanale per i docenti delle scuole superiori di primo e secondo grado.
    • Riduzione esoneri e/o semiesoneri per distacchi presso USR, UST, MIUR, e per distacchi sindacali
    • Richiesta di un contributo di solidarietà pari al 5% su tutti gli stipendi e pensioni all’interno del MIUR oltre i 100.000 euro lordi annui
    • Riduzione del numero dei commissari esterni agli esami di stato da 3 a 2 componenti
    • Nomina di presidenti e commissari agli esami di stato solo ed esclusivamente nel comune di servizio o di residenza
    • Riduzione compenso per docenza nei corsi di recupero o loro abolizione
    • Introduzione software open source nei laboratori e nelle segreterie
    • Riduzione delle consulenze al MIUR (vedi il video “Porta a scuola i tuoi sogni”)
    • Riduzione o abolizione del MOF
    • Riduzione del fondo d’istituto per progetti e/commissioni poco attinenti alla didattica
    • Riduzione dei finanziamenti alla scuola non statale

    Rispondi

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