Intervista a Silvano Fuso, che ci parla dei temi trattati nel suo saggio (edito da Carocci): invenzioni bizzarre, trucchi vari, scoperte miracolose, extraterrestri, spiritismo, telepatia e chiaroveggenza
Silvano Fuso, docente di Chimica nelle scuole medie superiori e divulgatore scientifico, è autore del recente saggio La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà del Settecento a oggi (Carocci, pp. 300, € 21,00), un racconto avvincente di casi “pseudoscientifici”, che tratta di illusioni individuali e collettive, frodi, visioni, abbagli e strani oggetti misteriosi. Ne abbiamo parlato a tu per tu con l’autore, che ci ha rilasciato un’intervista in esclusiva per LucidaMente.
Il titolo del libro “La falsa scienza” suona quasi come un ossimoro. Come lei ha ricordato nella parte introduttiva del saggio, Irving Langmuir, premio Nobel 1932 per la Chimica, coniò l’espressione «scienza patologica» per spiegare certe idee che, per taluni scienziati, divengono autentiche fissazioni, nonostante le ampie smentite da parte della comunità dei ricercatori. Ma parliamo anche di truffe e bufale colossali. Di quali casi si è occupato in questa ricerca?«Mi sono occupato di parecchi casi e ho cercato di classificarli in sei categorie, che costituiscono le altrettante parti in cui è diviso il libro. E cioè: 1) abbagli individuali e collettivi; 2) frodi volontarie; 3) invenzioni folli; 4) scoperte “metafisiche”; 5) teorie rivoluzionarie; 6) medicine e miracoli. Parlo di tanti “fenomeni”: radiazioni misteriose, esseri extraterrestri, reperti archeologici rivoluzionari, dispositivi elettronici fantascientifici, armi letali, macchine che controllano il clima e che fanno rivivere il passato, terapie in grado di rivoluzionare la medicina, teorie che dimostrano l’esistenza dell’aldilà e la resurrezione dei defunti, tecnologie in grado di risolvere per sempre i problemi energetici dell’umanità e tantissime altre presunte scoperte. Inoltre, sbizzarrendomi un po’ con la fantasia, mi sono divertito a immaginare cosa sarebbe successo, se esse fossero state vere. Peccato, però, che siano tutte false!».
Nel capitolo “Scienziati e spiritismo” si esaminano dei casi in cui famosi studiosi della fine dell’Ottocento si sono dimostrati ingenui nell’accettare facilmente l’autenticità di certi fenomeni paranormali. Nel nostro mondo contemporaneo, però, nonostante non siano mai state recate prove consistenti circa la validità delle pratiche medianiche (anzi abbiamo prove della loro inefficacia e inconsistenza), ci sono persone – non proprio sprovvedute, ma di buona cultura – che continuano a credere ai medium e allo spiritismo. Cosa ne pensa?«Penso che il desiderio di credere a certe cose, per molte persone, sia più forte della loro razionalità. Purtroppo, di fronte alla morte, soprattutto dei propri cari, ognuno di noi è emotivamente vulnerabile. Per moltissime persone risulta del tutto inaccettabile pensare che qualcuno scompaia per sempre e, quindi, esse si aggrappano alla speranza di poter comunicare ancora con lui. Questa speranza e questo desiderio allentano il senso critico e la razionalità. Tutto ciò merita il massimo rispetto e la solidarietà umana. Quello che invece è piuttosto scandaloso è che qualcuno sfrutti queste debolezze, ingannando persone in buona fede, per scopo di lucro o, semplicemente, per acquisire potere psicologico su di loro».
Nel libro lei analizza storicamente fenomeni quali telepatia, chiaroveggenza, psicocinesi e premonizioni, finora non provati scientificamente, come si sa. È possibile che esistano persone persuase di possedere tali qualità, in assoluta buona fede? E ancora: ci sono stati grandi prestigiatori che hanno mostrato, ricorrendo a dei trucchi, di poter ripetere alcuni di questi fenomeni. Il che non significa necessariamente che l’esperimento originale sia contraffatto. Tuttavia, è necessario che vi siano dei controlli.«Sì, ci sono sicuramente persone in buona fede che si autoconvincono di possedere certe facoltà. Queste persone sono vittime di un autoinganno. Gli psicologi e i neuroscienziati hanno oramai dimostrato da tempo in che modo la mente possa autoingannarsi. Ai membri del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale capita abbastanza spesso di essere contattati da questo genere di persone, che chiedono di essere sottoposte ai nostri controlli e che rimangono poi molto stupite dal loro esito negativo. Riguardo ai prestigiatori, vi sono proprio illusionisti specializzati in questo genere di cose. Si tratta dei cosiddetti mentalisti. Con trucchi e strategie ingegnose, essi riescono a simulare perfettamente improbabili fenomeni paranormali. La necessità di predisporre controlli è, quindi, evidente e gli illusionisti possono dare in tal senso utili contributi».
Nella parte quinta del volume si parla del fascino misterico degli oggetti fuori dal tempo. Di cosa si tratta?«Si tratta dei cosiddetti Ooparts, ovvero Out Of Place Artifacts, che potremmo anche tradurre come «Manufatti fuori luogo». Sono oggetti le cui caratteristiche tecnologiche sarebbero completamente incompatibili con l’epoca in cui furono realizzati e costringerebbero, quindi, a rivoluzionare tutte le concezioni che la storia e l’archeologia hanno elaborato sul nostro passato e sull’evoluzione della nostra civiltà. Ce ne sono diversi. Ad esempio, il geode di Coso, il martello di London, la pila di Baghdad, l’astronauta di Palenque e molti altri. Nella maggior parte dei casi, si tratta di oggetti la cui natura è stata completamente fraintesa».
Un capitolo dell’ultima parte del libro è dedicato al padre della medicina omeopatica, il dottor Samuel Hahnemann. Sappiamo che non è mai stata dimostrata l’efficacia scientifica dell’omeopatia. Come funziona la preparazione dei farmaci omeopatici?«Il procedimento seguito consiste nel prendere una porzione della “tintura madre”, di solito un estratto idroalcolico di sostanze vegetali o minerali, portarla a 100 parti con acqua, agitare due volte, ottenendo la “prima diluizione centesimale” (1 CH; fattore di diluizione = 100). Si preleva quindi una porzione di quest’ultima soluzione, la si diluisce a 100 (agitando), ottenendo la seconda diluizione centesimale (2 CH; fattore di diluizione = 10.000), e così via. Le tipiche diluizioni omeopatiche raggiungono la decima, ventesima o trentesima centesimale (30 CH; fattore di diluizione = 1060). Ai tempi di Hahnemann le conoscenze chimiche erano pochissimo sviluppate. Si ignorava, ad esempio, che le sostanze fossero costituite da molecole. Oggi noi sappiamo che al di sopra della diluizione 12 CH (fattore di diluizione 1024), in pratica non abbiamo più alcuna molecola di tintura madre, ma solamente il solvente. Come il niente possa avere un’efficacia terapeutica, gli omeopati lo dovrebbero spiegare, ma, soprattutto, lo dovrebbero dimostrare. Cosa che, come giustamente lei ha affermato, nessuno è mai riuscito a fare».
Grazie, professor Fuso!
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
Le immagini: Silvano Fuso in compagnia di Piero Angela; la copertina del libro La falsa scienza; il logo del Cicap.
(LucidaMente, anno VIII, n. 86, febbraio 2013)
E what about gli inganni della “vera” scienza?
Ai vari Fuso, Angela, Striscia la notizia,
io preferisco la Gabanelli o altri giornalisti con le p….e,
che preferiscono denunciare i malaffari milardari della cosidetta “scienza” ufficiale:
le malattie inventate,
le cure che cronicizzano la malattia,
la pseudoscienza psichiatrica coi suoi DSM,1,2,3,4,5,
le invenzioni insabbiate,
le scelte energetiche suicide,
l’agricoltura e gli allevamenti distruttivi per il territorio, gli animali e gli umani che poi usano i loro prodotti,
i conflitti di interesse tra politica, università e industria farmaceutica,
le attività di lobbing in tutti i ministeri dei paesi occidentali,
a Washington, tanto quanto a Londra, Roma e Bruxelles
per imporre scelte contrarie ai migliori interessi collettivi.
Dove sono i Fuso e i Piero Angela e gli Ezio Greggio e gli altri perbenisti del genere,
quando si tratta di denunciare il malaffare dei padroni del vapore,
per far tornare la “scienza” ufficiale ad essere quello che era ai tempi di Galileo,
appunto scienza e non imbroglio?
Mi sono illuminato quando appresi che l’antenato dei Rockfeller,
prima che si alleassero coi Rothshield dando origine all’industria petrolifera,
era uno che vendeva improbabili intrugli nelle fiere nell’ottocento americano.
Un ciarlatano appunto.
Signor Cantalupi, sono l’autore dell’articolo: nel volume da me prefato l’autore vuole ricostruire la storia di invenzioni folli, bufale, frodi e truffe scientifiche a partire dal Settecento, analizzando casi poco noti alla maggioranza dei lettori. La caratteristica generale è che questi eventi (che si raggruppano dentro etichette e categorie conosciute) nascono tutti in seno alla comunità scientifica. Gli inganni della “falsa” scienza, come recita il titolo della recensione e del libro del prof. Silvano Fuso, sono, in realtà, gli inganni della “vera” scienza, che lei richiama nell'”incipit” del suo intervento. L’intento dell’autore non è di “denunciare i malaffari miliardari della cosiddetta “scienza ufficiale” (per usare le sue parole), ma di raccontare gli abbagli, gli imbrogli e le truffe nati dentro il mondo scientifico e, successivamente, scoperti. Gli inganni sono quindi errori in buona e/o cattiva fede compiuti da ricercatori, studiosi e scienziati dal Settecento ad oggi e lo studio di Fuso mette in luce come non tutta la comunità scientifica sia seria e attendibile. I casi di frode e truffe hanno impiegato del tempo prima di essere svelati come tali. Accanto ad una “scienza” che si muove con scetticismo, attenzione, protocollo di studio e serietà, vi è, purtroppo, una “falsa” scienza di cui tratta il volume. Ma per afferrare bene il significato del libro va letto tutto.
Cordialità.