Considerazioni di un nostro lettore: è sbagliato pretendere un minimo di educazione?
Pubblichiamo con piacere questa esternazione di Renato Pierri. Aggiungeremmo alla sua “denuncia” l’abitudine ancora più cafona da parte di giovanissimi di rivolgersi col “tu” a persone di età molto maggiore, magari per propinare un abbonamento per una pay tv. Oppure l’altra “simpatica” consuetudine di usare inutile lessico straniero al posto di ben più chiare e pertinenti parole italiane. Crediamo che la tv spazzatura sia la prima responsabile di questo decadimento dell’educazione, che, ovviamente, è solo la punta dell’iceberg del complessivo degrado civile e sociale. (r.t.)
La mia consorte non ha trovato il latte fresco al supermercato, e così vado io al piccolo bar vicino casa, mi soffermo un attimo davanti alla porta trasparente del frigo per individuare la bottiglia che devo prendere, e sento la voce del padrone: «Dimmi caro, che ti serve?».
Non mi conosce, mi dà del tu e mi chiama caro. Che strano tipo! Nel bar pasticceria più grande e più rinomato dello stesso quartiere qui a Roma dove abito, invece, sono più educati e mi danno del lei. Si vede la differenza! Invece in gelateria non so se mi diano del lei o del tu.
Entro, e il giovane cameriere, al vecchio signore con barba bianca (che sarei io), chiede: «Che cosa le preparo, caro?».
Chiedo quanto devo alla signorina straniera che ha imparato bene i costumi del luogo (piena integrazione!), e lei mi comunica la cifra, aggiungendo un bel “caro”. Le chiedo: “Mi ha chiamato caro?”. E lei: “Beh, siamo tutti cari”.
Ora, io non pretendo mi si chiami professore, giacché non ce l’ho scritto in fronte che facevo il professore, ma questi signori non potrebbero chiamarmi signore? O magari, se proprio mi vogliono tanto bene, caro signore? A dire il vero, mi piacerebbe: gentile signore, ma non posso pretendere troppo!
Renato Pierri
(LucidaMente, 28 agosto 2011)