Un’opera scevra da facili ideologismi, tra i due estremi che veramente contano: Amore e Morte. Il giudizio della presidente di LiberaUscita, Maria Laura Cattinari
Ho vissuto con interesse e con passione la grande l’emozione che regala il bellissimo film Bella addormentata di Marco Bellocchio.
Assolutamente lontana da facili ideologismi, l’opera ci riporta, con lucidità e profondità, alla storia recente (2009) degli ultimi giorni di Eluana Englaro, intrecciandola, in modo mirabile, ad altre umane, tragiche storie di fine vita, di vita artificiale, di rifiuto del vivere. Ma anche d’Amore. Non mi pare, come è stato scritto da Giona A. Nazzaro su MicroMega, che Bellocchio ci offra l’immagine di «un paese (moralmente ed eticamente) in ginocchio». Non lo credo perché tali non sono i personaggi che, in modo complesso, il film mette in scena.
Certo in ginocchio appare il mondo della politica, i politici… e chi potrebbe in proposito nutrire dubbi? Ma pure qui c’è una speranza, incarnata nel personaggio del senatore del Pdl, magistralmente interpretato da Toni Servillo, e dai parlamentari che con coraggio e determinazione si opposero alla maggioranza berlusconiana che tutto tentò in quei primi giorni del 2009 per impedire il corso della Giustizia. Ciò che emerge con chiarezza è la molteplicità delle risposte che certi temi comportano e il rispetto che esigono, da cui l’unica conclusione possibile da trarre, prepotente e vera, è: LIBERI DI SCEGLIERE!
Ma la complessità dei messaggi che il regista ha affidato a questa pellicola mi pare vada oltre. Ad esempio, la difficile scelta della grande attrice (Isabelle Huppert) di abbandonare tutto per amore della figlia in stato vegetativo ha un risvolto catartico nell’inconscio o meno del personaggio, che emerge nel sogno come un bisogno impellente di mondarsi da macchie profonde (vere o reali, indotte o meno, è un altro discorso). Ma ciò su cui, in conclusione, desidero soffermarmi, è la bella storia d’amore tra i due giovani collocati sui fronti opposti (movimento sedicente “per la vita” e difensori della libertà di scelta). Qui il messaggio mi ha ricordato un film del grande regista Carl Theodor Dreyer, Gertrud, del 1964. Una stupenda elegia d’Amore, da cui ricaviamo che nella vita umana due sole cose veramente esistono e contano: Amore e Morte.
E Bellocchio ci dice che l’amore frantuma tutto ciò che divide e trasforma il nostro modo di percepire la realtà. Questo si ricava dall’esperienza d’amore che illumina la giovane figlia del senatore. Questa per la prima volta comprende il vero significato dell’ultimo abbraccio del padre alla madre finalmente liberata da un’agonia che non era più in grado di sostenere. Muore, liberata dall’amore del marito che “stacca la spina”. Un gesto che rimane nell’ombra, che risolve un dramma personale, che, pur nella sua importanza, non ha certo la grandezza dell’eroica lotta civile di Beppino Englaro al quale tutti dobbiamo tantissimo. Un grande film! Grazie, Marco Bellocchio!
Vedi anche le altre recensioni del film di Bellocchio, pubblicate da LucidaMente: Il risveglio dell’Italia dal “sonno videocratico”? e Bellocchio, un regista sopravvalutato dai critici.
Maria Laura Cattinari – presidente di LiberaUscita, associazione per il diritto a morire con dignità
(LM MAGAZINE n. 25, 15 settembre 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 81, settembre 2012)