La maggiore propensione a un atteggiamento credente o, viceversa, a un’attitudine non credente e laica, è inevitabilmente determinata dalle condizioni sociali in cui gli esseri umani vivono nel corso delle epoche storiche
Il seguente testo è estratto dagli archivi di NonCredo. La cultura della ragione, «volume bimestrale di cultura laica». Abbonandosi a NonCredo, in un anno si possono ricevere a casa propria 600 pagine, con oltre 300 articoli come questo, ma inediti. Il costo? Meno di un caffè al mese: formato pdf 17,00 euro; formato cartaceo 29,90 euro: http://www.noncredo.it/abbonamenti.html.
Come ha notato Pascal Boyer, le tante funzioni attribuite alla religione sono tutto sommato riducibili a quattro soltanto: fornire una spiegazione del mondo e dei fenomeni naturali; offrire un conforto in grado di alleviare le sofferenze della vita e la paura della morte; garantire l’ordine sociale assicurando moralità, coesione e un ambito per la socializzazione; far leva sulla superstizione e la credulità della gente.
Alla noncredenza, al contrario, non si accredita comunemente alcuna “funzione”. Quasi a dare per scontato che essa sia una condizione “normale”, non necessariamente legata ad altri fenomeni, sociali e non. Storicamente, come abbiamo rilevato noi stessi nel libro Uscire dal gregge (Luca Sossella editore, 2008), l’incredulità si è infatti spontaneamente diffusa quando sono aumentati i livelli di benessere, conoscenza, libertà di espressione. Sempre da un punto di vista storico, le religioni, che compaiono nella storia umana già formate, si sono diffuse invece in maniera significativa (intendendo con questo la sottrazione di fedeli ad altre religioni) soltanto per due motivi: eventi bellici o conversioni dei governanti di turno. Le ragioni per cui a prosperare sono di volta in volta le religioni o l’incredulità sembrano dunque antitetiche. E trovano conferma anche nelle (rare) conversioni nel mondo d’oggi.
Uno studio degli psicologi sociali Bruce E. Hunsberger e Bob Altemeyer: chi si dà alla religione, pur provenendo da una famiglia di non credenti o di credenti praticanti, si caratterizza per un rendimento scolastico non molto alto, per problemi di socializzazione e per l’aiuto che la fede dà quando si hanno difficoltà esistenziali da affrontare. Viceversa, coloro che, cresciuti in famiglie molto devote, diventano già da giovani atei o agnostici, si contraddistinguono per alti rendimenti scolastici, e per una personalità e un’indipendenza molto spiccate.
Ci sono tuttavia ambiti in cui la contrapposizione è meno automatica. Per esempio, la religione era una volta l’unico ambito di socializzazione: se ora non è lo più, non lo è certo perché le associazioni di non credenti siano frequentate in massa. Internet, da questo punto di vista, è ormai un competitore molto più efficace, tanto da rappresentare un potente amplificatore dei processi di secolarizzazione. Le religioni più grandi devono inoltre operare spesso in società democratiche, all’interno delle quali esiste una più o meno libera competizione sul mercato della fede (cui partecipano peraltro anche cartomanti e astrologi!). Come se non bastasse, la scienza ha praticamente annientato la funzione di spiegare il mondo.
Non è dunque un caso che i leader religiosi puntino ancora sulla spinta demografica e, soprattutto, sull’aiuto che possono ricevere dalle autorità politiche: se non a convertire a forza le masse, quantomeno a imporre una più o meno blanda morale di Stato basata sulla dottrina da loro propugnata. La partita dei prossimi decenni si giocherà molto probabilmente proprio su questo, sul confronto/scontro tra sostenitori di morali religiose e sostenitori di morali non religiose. Con questi ultimi che dovranno purtroppo sobbarcarsi l’ulteriore onere di pretendere, e ottenere, che il confronto avvenga ad armi pari.
Raffaele Carcano – dall’archivio di NonCredo. La cultura della ragione, «volume bimestrale di cultura laica»
(LucidaMente, anno VIII, n. 94, ottobre 2013)
Per saperne di più sul bimestrale NonCredo e sulla Fondazione Religions free, editrice della rivista. Siti: www.noncredo.it; www.religionsfree.org. Telefono: (+39)366-5018912. Fax: 0766-030470. Indirizzi e-mail: fondazione, info@religionsfree.org; rivista, noncredo@religionsfree.org. Abbonamenti alla rivista (€ 29,90 per sei numeri, conto corrente postale 97497390; IBAN IT34M0832739040000000007000): www.noncredo.it/abbonamenti.html; abbonamenti@religionsfree.org.