Tra interesse e ipnosi davanti al piccolo schermo: che cosa potrebbe celarsi dietro il successo inesauribile dei telefilm rivolti ai teenager?
Rivedere qualcosa che ci è piaciuto, nell’arco di una vita intera, è un comportamento diffuso e naturale. Come mai, però, sempre più spesso e quasi inconsapevolmente, le serie televisive targate come teen drama ipnotizzano buona parte degli spettatori, che siano realmente adolescenti o meno? E questo vale sia per quelle recenti che per quelle passate.
La fruizione dei telefilm è cambiata in maniera notevole, ciononostante a questi prodotti il pubblico rimane fedele. Prima di addentrarsi, però, nella tipologia dei programmi e degli utenti, è opportuno specificare l’evoluzione della loro messa in onda. Nel caso della televisione free è il mezzo a dettare le modalità di visione: giorno, orario, canale. Con la pay tv la situazione inizia a mutare, ma la vera svolta viene apportata dalle piattaforme online, per esempio Amazon prime video, Infinity e Netflix. Qui è il cliente a gestire completamente come, quando, dove e per quanto tempo guardare il contenuto. Tale trasformazione riguarda l’intero mondo dei film in generale. Preso atto del fenomeno, è curioso osservare come l’interesse nei confronti dei teen drama sia costante e si estenda oltre l’età consigliata. Per citarne qualcuno, tra i titoli passati Beverly Hills 90210, Dawson’s Creek, The O.C. e Veronica Mars, mentre, tra i più recenti, Gossip Girl, You, Sex Education e tanti altri.
È ovvio che questi siano solo alcuni esempi necessari a rendere un’idea di cosa attiri spettatori giovani e non. Nel caso di quelli mandati in onda anni e anni fa, si assiste oggi alla loro riproposta e al favore che incontrano nei fan storici. Molti rimangono incantati da una trama che conoscono già perché rivivono tempi in cui le responsabilità e i problemi da affrontare erano meno gravosi. Ne sono attratti, però, anche i giovani odierni che trovano tali telefilm disponibili sulle piattaforme online. A volte, inversamente reciproca è la propensione di alcuni adulti a concedersi qualche nuovo prodotto rivolto ai ragazzi.
Una questione potenzialmente spinosa che riguarda questa tipologia di serie televisive è la focalizzazione sulle dinamiche del rapporto di coppia. Grattando la superficie, l’idea che spesso suggeriscono sembra essere quella dell’amore come stato di malessere, ossessione o angoscia; altrimenti non può dirsi tale. Un concetto che, nel mare dell’inconscio delle persone, potrebbe innestare nelle menti degli standard o delle convinzioni rischiose. Innanzitutto, è augurabile avere un oggetto del desiderio “salvifico”. Purtroppo, come sottolinea in diversi suoi scritti lo psicanalista e scrittore Massimo Recalcati, al giorno d’oggi, nel mondo capitalista nel quale viviamo, il soggetto senza limiti è mosso solo dalla sua ricerca del piacere. Così facendo si diffonde la fede nell’oggetto-merce sempre disponibile che, però, è caratterizzato da «una vacuità di fondo». Uno stratagemma difensivo o alternativo è protendere, quindi, verso un partner inaccessibile, in modo da salvaguardarsi da un confronto reale con l’altro e, contemporaneamente, mantenere la rappresentazione del godimento inesauribile.
Già, perché, così facendo, l’oggetto bramato diventa il desiderare stesso. Ecco l’impressione che si potrebbe avere guardando i teen drama con un occhio un po’ più critico: un affresco odierno di un desiderio condannato all’ossessione o all’insoddisfazione che genera sofferenza. Con questo non si intende giudicare negativamente un semplice prodotto televisivo. Solo considerarlo attraverso un’ottica più attenta in modo che non diventi un circolo vizioso tra la raffigurazione di una situazione diffusa e il dilagare di questa perché condizionata dalla rappresentazione.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XIV, n. 160, aprile 2019)