Intervento di Franco Ecchia, esponente del Psi di Bologna, su temi di pressante interesse, tra cui l’elezione degli organi da parte dei cittadini
Con sentenza n. 220 del 19 luglio 2013 la Corte costituzionale ha, di fatto, annullato il confuso, caotico e velleitario tentativo di estinzione/accorpamento/riordino delle Province con la principale motivazione che il riordino dell’assetto della Repubblica e degli enti che la compongono (Comuni, Province, Città metropolitane, Stato) non può essere compiuto con un decreto legge.
Il Governo ha reagito alla sentenza della Corte costituzionale approvando immediatamente un disegno di legge di revisione costituzionale, “a stralcio” rispetto alla revisione del titolo V, col quale sono soppresse le Province e le Città metropolitane dall’elenco dei soggetti costituenti la Repubblica. Rimangono solo tre livelli di governo (Comuni, Regioni, Stato). Alle città metropolitane è riservata una specifica disposizione per le previsioni di funzione, modalità di finanziamento e l’ordinamento della città stessa, ente di governo dell’area metropolitana. Nella norma transitoria è riportata la volontà di sopprimere le Province entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale e sono individuate dallo Stato e dalle Regioni, nell’ambito delle rispettive competenze, le forme e le modalità di esercizio delle relative funzioni. L’approvazione da parte del Parlamento di questa legge avrebbe consentito, durante il lungo cammino procedurale, agli interessati, Stato, Regioni, Province e Comuni, l’attento esame dei vari compiti delle Province e l’assegnazione dei medesimi ai vari livelli istituzionali assieme al personale, ai mezzi, alle risorse finanziarie in modo da arrivare al superamento degli enti con la certezza e chiarezza di chi e cosa fa.
Il Governo, forse preoccupato per i tempi lunghi per l’approvazione di una legge costituzionale, e desideroso di dare risposte a spinte populiste e probabilmente timoroso che una tale proposta non avesse l’avvallo del Parlamento, ha approvato uno schema di legge recante disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni. Tale disegno di legge, nelle intenzioni del Governo, dovrà essere approvato entro il 2013 e dal 1° gennaio 2014 saranno istituite le città metropolitane con a capo il Sindaco del Comune capoluogo. Occorre mettere nel conto i probabili ricorsi alla Corte costituzionale da parte delle Regioni, avverse al superamento delle Province, in quanto la legge avrebbe dovuto essere preceduta dalla modifica della Carta.
Questi, in sintesi, i contenuti della proposta di legge: 1) le Province sono svuotate delle funzioni amministrative e trasformate in enti di secondo grado; le nuove province non avranno organi eletti dai cittadini ma nominati dai Sindaci dei grandi Comuni; 2) si aboliscono le Province nelle aree metropolitane e le si sostituisce con le Città metropolitane, enti di secondo livello: il Sindaco della Città metropolitana non sarà eletto dai cittadini dei comuni dell’area metropolitana ma per legge è il Sindaco del Comune capoluogo; 3) obbligo per i Comuni all’esercizio associato delle loro funzioni tramite le unioni di Comuni; 4) blocco di qualunque processo di riorganizzazione dell’Amministrazione periferica dello Stato; 5) rinvio del riordino delle agenzie, società ed enti strumentali. Sullo schema di legge si sono già pronunciati – naturalmente e prevedibilmente – l’Unione Province in modo negativo, l’Associazione Comuni favorevolmente, mentre le Regioni hanno formulato parere positivo a condizione di numerose e sostanziali modifiche. Se la proposta di legge sarà sostanzialmente confermata dal Parlamento le Città metropolitane e le Province saranno enti di secondo grado che si andranno ad aggiungere ai 7.800 enti strumentali, consorzi, aziende, società, enti regionali, provinciali e comunali, rinunciando a un ridisegno di tutti i livelli istituzionali, eliminando sovrapposizioni e duplicazioni di competenze, accorpando enti sottodimensionali e scorporando quelli sovradimensionati, pervenendo in sostanza a una notevole riduzione e a un riordino di tutti gli organismi strumentali statali e locali.
Infine è di pochi giorni fa l’approvazione della legge recante Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle Province, nella quale – interpretazione del presidente dell’Unione province italiane – «il Parlamento ha innanzitutto superato la previsione dell’ulteriore commissariamento delle Province nella primavera del 2014, come espressamente richiesto dall’Upi. Pertanto, a normativa vigente, se non sopravverranno nuove previsioni legislative, il Ministero dell’Interno dovrà convocare le elezioni per il rinnovo degli organi di governo delle Province nel turno elettorale amministrativo della primavera 2014. D’altro canto, l’emendamento conferma la proroga dei commissariamenti solo fino al 31 dicembre 2013, poiché la volontà della maggioranza delle forze politiche in Parlamento è comunque quella di arrivare a un riordino delle Province entro questa data, attraverso l’approvazione del disegno di legge AC 1542 proposto dal ministro Delrio». Ecco, di seguito, il nostro parere.
Città metropolitana. Quando un ente, con proprie competenze e con quelle assorbenti le Province ha la capacità statutaria e regolamentare di incidere sulla vita dei cittadini, di imporre tasse, imposte, tariffe, ecc., è opportuno che sia sottoposto al giudizio degli amministrati. È pertanto necessario richiedere con forza che le Città metropolitane rimangano nella Carta costituzionale come ente fondante della Repubblica e che quindi i suoi organi siano eletti direttamente da tutti cittadini nella loro veste di elettori attivi e passivi. Questo anche in ossequio al recepimento della Carta europea delle amministrazioni locali firmata il 15 ottobre 1985 dagli Stati che aderiscono al Consiglio d’Europa, resa esecutiva con la legge 30 dicembre 1989 n. 439, la quale parla espressamente di «Consigli e Assemblee costituiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto e universale, in grado di disporre di organi esecutivi responsabili nei loro confronti».
Unioni e fusioni di Comuni. Indipendentemente dall’istituzione della Città metropolitana, riteniamo utile tutti i processi di unioni comunali, a condizione che realizzino delle vere e proprie economie, dimostrabili e documentabili, con miglioramento e aumento dei servizi a favore dei cittadini, al netto dei vari incentivi che dovrebbero essere riservati alle unioni propedeutiche alle fusioni.
Franco Ecchia – segretario della Sezione Filippo Turati di Bologna del Partito socialista italiano
(LucidaMente, anno VIII, n. 94, ottobre 2013)