“Esperti”, “politologi”, “intellettuali”, parlamentari… tutti son soliti iniziare a rispondere alle domande con uno strano mugugno
«Quale sarà la sorte del governo Renzi?». «Andremo a votare?». «Si può considerare superata la fase peggiore della devastante crisi economica?». «Saranno sconfitti i jihadisti?». «Sarà la Juventus o la Roma a vincere lo scudetto?». «Quale sarà l’evento culturale dell’anno?».
Abbiamo chiesto di formulare previsioni troppo difficili? Proviamo allora con: «Di quanti parlamentari necessita la nostra politica per funzionare?»; «Cosa occorre fare affinché l’Italia non sia un paese di corrotti e mafiosi?»; «Quale posizione assumere per risolvere il contenzioso con l’India sui due marò?»; «Come migliorare la scuola pubblica?»; «Quale musica piace agli italiani?»; «Come è cambiato il rapporto di coppia?»; «Meglio una serie A a 18 o a 20 squadre?». Ebbene, come si sarà notato, da molti anni a questa parte, che l’intervistato sia un politico, un economista, un docente universitario, un sociologo, uno psicologo, un giornalista, un intellettuale, un artista, un letterato, un musicista, uno sportivo, la risposta inizierà sempre (o quasi) con una sorta di mugugno, il cui suono possiamo rendere con un’onomatopea: Mahhhhhh…
Segnale di incertezza, di modestia, di impreparazione, di imbarazzo, di timidezza? Non è lecito saperlo. Poiché nessun atto umano è casuale, e soprattutto poiché il “mugugno” è sulla bocca di tutti o quasi gli interpellati, non si tratta di un indizio trascurabile. Potremmo persino concludere che l’“esperto” intervistato – e proprio sulla materia nella quale è competente – non sappia che pesci prendere, tergiversi, inconsciamente dia subito la “vera” risposta all’interlocutore (“Che ne so?”), per poi riprendersi e imbastire un bel pistolotto, più o meno rassicurante.
Del resto, cosa potremmo aspettarci dai cosiddetti “esperti”? Non solo non hanno anticipato, ma neanche hanno previsto, presagito, immaginato, eventi epocali, che pure – forse – erano sotto i loro occhi. Nel giro di pochi mesi, nel 1989, crollano i regimi comunisti in tutta Europa: alzi la mano chi ricorda uno storico, un politico, un militare, che l’avesse ipotizzata qualche tempo prima. Stesso discorso si può fare per l’attacco agli Usa dell’11 settembre 2011. E quale economista ci ha messo in guardia dalla crisi economica peggiore dopo quella del 1929? E quale esperto in politica estera dai tagliagole dell’Isis e simili? Occorreva che i trogloditi islamici sterminassero decine di migliaia di persone e spadroneggiassero in metà Medio Oriente e Africa per accorgersene? E non si poteva percepire il fuoco che covava sotto la cenere (si fa per dire) a proposito delle migliaia di “integrati”, “moderati”, bravi cittadini, figli di terza o quarta generazione degli immigrati, che dal Regno unito, dalla Francia, da mezza Europa e persino da Usa, Australia, Canada, partono per arruolarsi coi jihadisti? Mahhhhhh… Buon 2015, caro lettore.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 109, gennaio 2015)
Le previsioni per il nuovo anno sono, di certo, difficili, ma tutt’altro che impossibili. Gli eventi presenti e futuri sono la conseguenza di cause pregresse. Conosciute queste, le predizioni sono fattibili. In ciò consiste la prudenza (da “porro videre”, vedere innanzi). Come è naturale, possono anche occasionarsi avvenimenti fortuiti, come messo in luce da Rino Tripodi.
Per quanto riguarda l’anno appena iniziato, sono formulabili previsioni in relazione a quattro situazioni geopolitiche particolarmente significative.
E’ in atto una terza guerra mondiale, non convenzionale, a carattere religioso, le cui cause sono, in primo luogo, da ricercare nel sionismo (non nell’ebraismo), nella relazione strumentale in cui Israele riesce a porre gli U.S.A. rispetto ai propri interessi. Il probabile insediamento repubblicano alla Casa Bianca, allorquando avranno luogo le prossime elezioni, aggraverà la situazione con conseguenze molto negative sull’assetto economico e, quindi, politico, globalizzato.
La crisi in Ucraina, indotta anch’essa dagli U.S.A., purtroppo, con il significativo appoggio della Comunità Europea, è destinata ad aggravare i rapporti con la Russia, con la conseguenza di allontanarla dall’Europa, mentre si dovrebbe fare ogni sforzo per integrarla in essa. L’EuroRussia diventerebbe una vera e propria oasi di civiltà e di benessere.
Quanto alla crisi economica che attanaglia la società occidentale, anch’essa è destinata a peggiorare in conseguenza della vigenza del neoliberismo, vale a dire, a causa della libertà di delocalizzare i capitali finanziari ed industriali.
Quanto, infine, all’Italia, proseguirà l’attuazione del programma politico, non conosciuto dal popolo italiano, contenuto nella prima parte della vigente Costituzione, la cui matrice è cattolica e, quindi, basata sui tradizionali valori: ignoranza, povertà, superstizione, soggezione.
Per uscire da questo quadro complessivamente molto negativo, è necessario che i popoli acquisiscano voce in capitolo nella politica. Le proteste, ancorché armate, non servono a nulla