La Riforma Gelmini ha favorito l’aumento indiscriminato del numero di alunni per classe
Primo giorno di scuola in un liceo del profondo Sud. Il docente della prima ora entra in classe e ha l’infausta sorpresa di trovarsi di fronte trentadue alunni, stipati dentro un’angusta aula, che lo guardano attoniti: parecchi di loro sono in piedi, perché mancano molte sedie e vari banchi!
Alla fine, ci si arrangia alla meno peggio:qualcuno recupera un paio di seggiole in altre classi e si ammassa attorno ai compagni già seduti, qualcun altro si rassegna ad ascoltare in piedi la lezione, in attesa che la direzione scolastica provveda a fornire l’occorrente. All’inizio, si respira un’aria surreale, ma dopo meno di mezz’ora… non si respira proprio più! Bisogna spalancare porte e finestre, altrimenti si rischia l’asfissia! Si tratta del solito caso di malfunzionamento di una scuola meridionale? No, perché stiamo parlando di una delle tante “classi pollaio” che la Riforma Gelmini ha prodotto: il fenomeno riguarda tutta la penisola, come testimoniano le recenti sentenze del Tar del Lazio e del Tar del Molise che hanno accolto i reclami, rispettivamente, del Codacons e di alcuni genitori molisani.
Ai sensi del dell’art. 64 della legge 133/2008, infatti, le classi iniziali delle scuole superiori devono esser composte da un numero minimo di 27 alunni, fino a un massimo di 33. Nella scuola dell’infanzia il numero minimo è di 18 bambini per classe, mentre il massimo può giungere a 26 bambini. Nella scuola primaria il numero minimo è di 15 alunni, il numero massimo è di 26, elevabile a 27. Nelle prime classi della secondaria di I grado, il numero minimo è di 18 alunni per classe, il numero massimo è di 26, elevabile fino a 27. A causa delle bocciature e degli abbandoni e dei conseguenti accorpamenti, anche molte classi intermedie e terminali risultano esageratamente affollate: a Milano quest’anno ci sono addirittura classi con 56 ragazzi, a Roma con 42, a Perugia con 37!
Eppure le norme di sicurezza prevedono che ogni alunno dovrebbe godere di uno spazio minimo di 1,80 metri quadri nelle scuole dell’infanzia e nella primaria e secondaria di primo grado, mentre negli istituti superiori la superficie a disposizione dovrebbe essere di 1,96 metri quadri cadauno. La normativa antincendio, inoltre, prevede che in ogni aula non dovrebbero mai stazionare più di 26 persone! Il ministro della Pubblica Istruzione ha minimizzato il problema, asserendo che il sovraffollamento riguarderebbe appena lo 0,6% degli istituti scolastici nazionali, ma la sensazione è che, invece, il fenomeno sia molto più diffuso.
È impensabile curare la didattica in classi così numerose. La qualità dell’insegnamento si abbassa paurosamente, diviene difficile organizzare in modo efficace le lezioni, procedere alle regolari verifiche dell’apprendimento e allestire opportune attività di recupero per gli allievi in difficoltà. Mentre in alcuni stati europei si punta a rilanciare l’istruzione e la ricerca scientifica come volani per la ripresa economica, nel Belpaese si continua imperterriti a massacrare la scuola pubblica e a tagliare indiscriminatamente le risorse per la ricerca, senza curarsi delle tremende implicazioni che ne conseguono.
Poiché il Tar del Lazio ha accolto a gennaio del 2011 la class actionpromossa dal Codacons contro le “classi pollaio”, il ministro dell’Istruzione dovrà emanare un Piano generale dell’edilizia scolastica per rendere sicure le aule scolastiche, limitandone l’affollamento.In più, le famiglie e i docenti che hanno vinto il ricorso potranno chiedere un risarcimento fino a 2.500 euro per il danno morale subito. Speriamo che ciò serva da deterrente per evitare in futuro il formarsi di classi troppo affollate.
L’immagine: Corteo studentesco a Reggio Calabria.
Giuseppe Licandro
(LM MAGAZINE n. 19, 19 settembre 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 69, settembre 2011)
Articolo interessante, anche se non vorrei che si passasse dalla parte del vittimismo. E’ vero che le classi sono sempre più numerose (soprattutto adesso) ed è anche vero che non sempre le aule sono adeguate al numero degli alunni da ospitare. Tuttavia, un docente ha il potere (e, potenzialmente, la volontà) di coinvolgere gli alunni, interessarli, senza dover “tenere la classe”, quasi come se fosse un branco di animali da tenere a bada.
La Riforma Gelmini ha creato anche dei disagi, senza dubbio, ma forse è arrivato il momento di riflettere sul vero problema della scuola italiana: i professori sono sempre in grado di Insegnare ed Educare (nozioni a parte)?
La maggior parte dei professori insegna ed educa. La realtà è che ai docenti si impedisce di svolgere decorosamente il proprio lavoro, come se si mandassero i soldati in battaglia senza armi, anzi, con le mani legate. Impossibile insegnare decentemente in classi strapiene, puzzolenti, soffocanti. In ogni caso, non sta scritto da nessuna parte che fare il docente significhi il martirio, alla faccia della professionalità.
Sono con tutti i docenti e gli alunni che sono costretti a una simile realtà.
Del resto magari erro,ma la cultura è sempre stata il fulcro di qualsiasi società, e dalla cultura sono nati gli stimoli di rinnovamento politico e sociale,quindi vi stupite se l’istruzione viene minata da qualcuno alla base.