Intervista al celebre matematico, che ci parla del suo recente libro “Dalla Terra alle lune” (Rizzoli), nel quale accompagna il lettore in una esplorazione planetaria
Immaginiamo di stare a bordo di un’astronave, con tanto di “guide turistiche” d’eccezione e pronti a intraprendere un viaggio cosmico all’interno del nostro Sistema solare: al timone abbiamo un ammiraglio di esperta navigazione, Piergiorgio Odifreddi, che nel libro Dalla Terra alle lune. Un viaggio cosmico in compagnia di Plutarco, Keplero e Huygens (Rizzoli, pp. 336, € 15,00) accende il buio dello spazio, per così dire, con l’intento di coniugare scienza, fantasia, mito, letteratura e cinema.
E così ci lasciamo attrarre (come prima tappa del viaggio) dalla luna terrestre con il ricordo dei grandi scrittori italiani che la “cantarono” o che ne parlarono all’interno delle proprie opere: Dante Alighieri, Ludovico Ariosto, Galileo Galilei, Giacomo Leopardi, Italo Calvino; senza dimenticare, inoltre, Gabriele D’Annunzio nella poesia O falce di luna calante (1882), Luigi Pirandello con le novelle Ciàula scopre la luna (1907) e Male di luna (1913), fino a La Voce della luna (nel cinema) di Federico Fellini (1990). Ma entriamo, ora, nel vivo del viaggio. Per rispondere ad alcune domande che riguardano questo libro, abbiamo incontrato l’autore (già nostro ospite in altre occasioni), che ha gentilmente rilasciato un’intervista, in esclusiva, per LucidaMente.
Bentornato nella nostra rivista, caro professore. Il libro Dalla Terra alle lune può essere definito un diario di bordo di un timoniere all’interno di un’astronave in viaggio nel nostro Sistema solare (e anche oltre). Insieme all’ammiraglio Odifreddi abbiamo un personale dell’equipaggio davvero straordinario. Chi ha arruolato per questa missione planetaria e per quale motivo?
«Grazie e ben trovati. L’idea è nata tempo fa, quando ho letto il racconto fantascientifico di Giovanni Keplero intitolato Somnium, che racconta come si vedrebbe la Terra dalla Luna. Keplero diceva di aver preso l’ispirazione dal dialogo Sulla faccia della Luna di Plutarco e desiderava che fosse stampato insieme al suo. A sua volta, dopo aver letto Keplero, Christiaan Huygens scrisse il Cosmotheoros per mostrare come si sarebbe visto il cielo da Saturno. Mi è sembrato naturale unire insieme in un unico volume questi tre saggi».
Con un Plutarco, quindi, cha fa da apripista esploratore, per così dire. In questo percorso cosmico, classicità, umanesimo e scienza si incontrano per dare vita a una sintesi fatta (anche) di errori primitivi tra mitologia, letteratura, astronomia. Il sapere è davvero uno solo: parlare di separatezza delle culture (nonostante sia presente e attiva nell’informazione mediatica) è come ascoltare un’orchestra stonata e senza spartito da seguire?
«La separazione delle culture esiste, che ci piaccia o no, perché nel mondo moderno i media sono soprattutto concentrati sull’umanesimo, mentre la scienza ricopre il ruolo di Cenerentola, anche se poi sta alla base della tecnologia che pervade le nostre vite. In Italia, in particolare, il deleterio influsso della religione cattolica e della filosofia idealistica tendono a sminuire e rimuovere il pensiero scientifico. Ma è evidente che la cultura è una sola e che l’umanesimo e la scienza costituiscono due facce di una stessa medaglia».
Una medaglia d’oro al valore culturale dell’uomo, potremmo dire. In Attorno alla Luna (1870), Giulio Verne si chiedeva se l’uomo avrebbe potuto un giorno stabilire comunicazioni dirette con la Luna e istituire un servizio di navigazione spaziale nel Sistema solare. Chissà se la nostra specie troverà, in futuro, le tecnologie necessarie per esplorare l’Universo (con i satelliti artificiali lo abbiamo già fatto, in qualche modo)…
«L’idea di Verne è ormai diventata realtà, almeno per quanto riguarda le comunicazioni: Internet non è più limitato alla Terra ed è già stato esteso a un sistema di comunicazione globale che coinvolge i satelliti artificiali che girano attorno ai vari altri pianeti del Sistema solare. Andare oltre sembra però fantascientifico, visto che la stella più vicina è a quattro anni luce e che le navicelle spaziali non possono andare che a una frazione di quella velocità. Si può però viaggiare con la testa, oltre che con il corpo, ed è appunto quello che il pensiero scientifico ci permette di fare».
Ed è quanto ci consente di fare anche questo libro che coniuga umanesimo e scienza, mostrando come il sapere umano (apparentemente diviso) costituisca, in realtà, la doppia faccia della medesima medaglia. Riteniamo importante chiudere sottolineando proprio quanto dichiarato da Odifreddi, ovvero come Internet non sia più soltanto limitato all’uso che quotidianamente ne facciamo sulla Terra (e che tutti conoscono), ma che è stato, da tempo, ormai, «esteso a un sistema di comunicazione che interessa i satelliti artificiali» che ci forniscono preziose informazioni sul Sistema solare. Ma non soltanto: alcuni servizi di cui fruiamo ogni giorno, per esempio, dipendono dallo spazio, come le previsioni del tempo oppure le indicazioni del navigatore satellitare che ci guida nelle strade o le immagini televisive che in tempo reale ci portano in zone lontane del pianeta. Ma questo è un altro viaggio. Grazie, professor Odifreddi.
Per saperne di più: l’autore dell’articolo ha già intervistato per LucidaMente il matematico di Cuneo nell’articolo L’Universo di Dante riletto da Odifreddi; per un approfondimento intorno all’importanza dei satelliti artificiali si veda, ancora di Marco Cappadonia Mastrolorenzi, Umberto Guidoni, lo spazio e Marte; per uno studio sugli scrittori italiani e la luna, invece, si può leggere il volume di Pietro Greco, L’astro narrante, Springer, 2009.
Le immagini: la copertina di Dalla Terra alle lune. Un viaggio cosmico in compagnia di Plutarco, Keplero e Huygens; una foto di Piergiorgio Odifreddi e un’immaginaria nave spaziale.
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno XIV, n. 161, maggio 2019)