Il 20 luglio lo scrittore americano compie 86 anni. Vogliamo cogliere l’occasione per ricordare uno dei suoi romanzi più famosi, pubblicato ormai tredici anni fa, che gli valse il premio Pulitzer per la narrativa nel 2007
Il prossimo 20 luglio il narratore Cormac McCarthy, nato nel 1933 a Providence (in Rhode Island negli Stati uniti), festeggerà ben 86 anni. È probabilmente noto al grande pubblico per il libro Non è un paese per vecchi, grazie soprattutto alla omonima trasposizione cinematografica curata dai fratelli Joel ed Ethan Coen risalente al 2007. Nello stesso anno, però, l’autore vince il Pulitzer per un altro scritto: La strada (Einaudi, pp. 218, € 18,00). Un capolavoro che ha riunito attorno a sé diversi ambiti, dalla psicologia alla musica fino al cinema.
L’atmosfera del romanzo è quella di un cupo futuro post apocalittico in cui la Terra non ha più nulla da offrire all’umanità: «Le ceneri del mondo defunto trasportate qua e là nel nulla da lugubri venti terreni». La parola “cenere” viene ripetuta per ben oltre cinquanta volte e proprio all’interno di questo clima plumbeo si muovono i protagonisti: un padre e un figlio. I due errano, cercando di nutrirsi con quello che riescono a racimolare e soprattutto provando a evitare di diventare un pasto per i cannibali. Sì, proprio così, “cannibali”, coloro che, visti i tempi duri, hanno infranto ogni tipo di valore e principio di rispetto nei confronti del prossimo, optando per la strategia di sopravvivenza più immediata. L’uomo e il ragazzo, invece, sono i «buoni» perché in un contesto dove regna la violenza non si lasciano corrompere l’animo.
Parlando appunto di questo racconto, lo psicanalista Massimo Recalcati nel saggio Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna (Raffaello Cortina Editore, pp. 152, € 12,00) analizza la storia focalizzandosi sul rapporto genitoriale. In un mondo in cui «nessuna Legge è più in grado di garantire una qualunque forma di convivenza civile», in una dimensione, perciò, senza Dio-Padre, ecco che il protagonista della vicenda si dimostra costante nell’accudire il proprio bambino. La sua presenza e la sua offerta di protezione colgono «una dimensione decisiva della funzione paterna»; nell’epoca odierna al genitore non resta che lasciare in eredità una testimonianza di vita, «l’idea dell’avvenire come possibilità» senza cedere alla disperazione e (in questo caso) al conseguente suicidio.
Quale immagine migliore per esprimere tale concetto, se non quella di voler mantenere il fuoco acceso? Il fuoco dell’esistenza, il focolare attorno al quale s’instaurano i legami e il patto sociale. Ecco allora che torna il refrain del romanzo di McCarthy: «Noi siamo i buoni […] e portiamo il fuoco». Come sottolinea lo psicanalista: il padre è colui che porta il fuoco in un mondo buio senza Dio. Tale messaggio potrebbe, forse, sfuggire se si opta alla sola e unica visione del film. The Road (2009) è il lavoro registico di John Hillcoat con protagonista Viggo Mortensen. Il lungometraggio non è impreciso o infedele al romanzo, tuttavia, per godere appieno della visione è auspicabile possedere una discreta padronanza dei contenuti sia dell’opera di McCarthy sia dell’analisi di Recalcati.
Peccato che la colonna sonora non abbia potuto includere No sound but the wind della band inglese Editors. Riguardo al testo della canzone, in una intervista datata 11 marzo 2018 rilasciata alla rivista Rolling Stone, il cantante del gruppo Tom Smith ha dichiarato di essersi ispirato proprio al racconto La strada. Infatti, è sufficiente ascoltare il ritornello affinché il collegamento sia immediato: «Help me to carry the fire / to keep it alight together». Il componimento musicale è uscito come singolo qualche anno dopo il film, nel 2010, dunque era impossibile inserirlo nella soundtrack. Un testo e un suono, però, talmente toccanti che hanno reso il brano un cavallo di battaglia durante le esibizioni dal vivo della band. Una versione al piano è stata inserita persino nell’ultimo e più recente album Violence. McCarthy può ritenersi dunque l’autore di un’opera che, oltre ad averlo consacrato al Pulitzer, è intrinseca di forza generatrice e ispiratrice per tanti ambiti, artistici e non.
Le immagini: la copertina del libro La strada; la copertina di Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna; la locandina del film The Road e l’inserto dell’album Violence.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XIV, n. 163, luglio 2019)