Mariapia Veladiano ci svela il significato del suo La vita accanto (Einaudi editore)

“Fosse almeno un uomo” sussurra un giorno mia madre a non si sa chi sorprendendomi alle spalle».
(da Mariapia Veladiano, La vita accanto, Torino, Einaudi, 2011)
LA RILETTURA
Così Mariapia Veladiano introduce la sua protagonista Rebecca nella sua opera prima, La vita accanto, romanzo vincitore del Premio Calvino 2010 dedicato a scrittori esordienti e quindi pubblicato ora da Einaudi (pp. 172, € 16,00). Quanto un aspetto fisico sgradevole può condizionare le nostre vite, specie nell’era dell’immagine? Questo uno dei temi, ma non certo l’unico, di un romanzo che è soprattutto dramma della famiglia e degli affetti, in una provincia ipocrita e pettegola.
Ed è la storia di passione e di riscatto di Rebecca, che, accompagnata dai pochi veri affetti, in particolare l’affettuosa governante Maddalena e la grassa e vivace amica Lucilla, e soprattutto grazie al talento per la musica, troverà il coraggio di cercare la verità su se stessa e sulla sua famiglia, di capire e perdonare. È un libro dallo stile semplice ed elegante, profondo e a tratti feroce nei contenuti. Attuale e al tempo stesso di tematica universale.
Mariapia Veladiano ha 50 anni, è vicentina, laureata in filosofia e teologia ed insegnante di lettere. Appare subito come una donna forte e intelligente, oltre che nient’affatto brutta, a riprova che il suo libro non è autobiografico. Le abbiamo chiesto quindi da dove “viene” la sua Rebecca.
E questa la risposta dell’autrice: «Rebecca raccoglie il senso di tremenda inadeguatezza che attraversa sempre più persone oggi. La sua è una vita d’angolo simile a tante vite d’angolo. Lei è brutta, altri sono poveri, o di nazionalità sbagliata, o provenienti da famiglie sbagliate. Lei vive l’esperienza devastante di non essere accolta e accettata dalla società e addirittura dalla famiglia. Il mondo intorno a lei si chiude e si trasforma e lei pensa che sia a causa del suo aspetto. Scopre poi che la realtà è più complessa e che a essere brutto è il mondo intorno che non sa accogliere la vita in tutti i suoi aspetti. Perché brutta? Perché oggi il pregiudizio estetico è tremendo e consuma i desideri delle persone, specialmente delle ragazze – io insegno – in un’attesa senza possibilità di realizzazione di una vita fatta di apparenza e successo. Sembra l’apparire la garanzia dell’essere oggi e questo è tremendo. Soprattutto perché il modello di bellezza proposto passa attraverso la pubblicità e gli scandali: bellezza costruita, passata, un istante prima di essere fissata nelle foto, dall’estetista, dal parrucchiere, dal truccatore, e poi c’è Photoshop, se rimane qualcosa da aggiustare. Si dimentica che la bellezza è la pienezza del nostro essere, va coltivata, è sostenuta dalle relazioni e dagli affetti. Così è nata Rebecca, un po’ dall’esperienza a scuola, un po’ dall’osservazione».
L’immagine: la copertina de La vita accanto.
Viviana Viviani
(LM EXTRA n. 24, 16 maggio 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 65, maggio 2011)