Un archivio on line documenta le architetture fantastiche realizzate da autodidatti dell’arte. Artigiani ed ex muratori sono i protagonisti in Italia di una nuova geografia anarchica e irregolare
«Lo possiamo considerare un pazzo, ma poi bisogna vedere chi sono i pazzi, se sono pazzo io che ho fatto una cosa del genere, o se sono pazzi loro che vivono solo di espedienti» (Vincent Maria Brunetti).
È un nome che evoca sontuosità bibliche il titolo del progetto ideato da Gabriele Mina, antropologo impegnato nella ricerca e catalogazione di architetture fantastiche presenti sul territorio nazionale. Artigiani della pietra e del mattone sono infatti i protagonisti di “Costruttori di Babele” (www.costruttoridibabele.net), archivio on line che documenta e segnala produzioni artistiche irregolari, sculture insolite, mosaici, visioni utopiche di autodidatti altrimenti destinate all’oblio. Una metafora, quella scelta dallo studioso ligure, che descrive densamente l’attitudine selvatica e grezza di questi «ispirati al bordo della strada, in bilico costante tra l’accumulo e il crollo», artigiani-sciamani che hanno stravolto gli universi estetici immolandosi alla realizzazione di opere totali e immaginifiche.
Si tratta di muratori, pensionati, ex carrozzieri, per lo più uomini: raccolgono i materiali più disparati per poi assemblarli e organizzarli con perizia quasi ingegneristica: bombole a gas, ferraglie in disuso, arnesi, cartelli, pietre, fili elettrici… tutto concorre alla costruzione del proprio eremo immaginario. Ogni oggetto è un’insegna d’immortalità. Del tutto privi di professionalità specifiche ed emarginati dai confini ufficiali della cultura accademica, i numerosi artisti (e siti) babelici sembrano lentamente comporre una nuova geografia dell’arte, anarchica e irregolare.
Emblematico in questo senso è il caso di Vincent Maria Brunetti e della sua grandiosa Vincent City: una città nella città, sorta nel ventre della propria terra d’origine: Guagnano (Lecce). Pensata dapprima come chiesetta votiva, l’abitazione è stata progressivamente trasformata in una casa-museo costellata di personaggi e figure bibliche. Sui frontoni e sulle pareti dimorano infatti madonne, angeli, putti, personaggi alati; all’interno, invece, è un tripudio di quadri, mosaici, riproduzioni di opere famose e guazzabugli di oggettistica naïf. Non meno sbalorditiva anche l’opera realizzata nell’entroterra spezzino dal ligure Annunzio Lagomarsini. Una vita trascorsa nell’impresa edile di famiglia; poi, nel 1977, la vocazione. Da allora, e per sette anni, si dedica alla costruzione della sua casa volante: una villetta di centodieci metri quadrati costruita su una piattaforma, in grado di sollevarla sino a venti metri di altezza e di farla roteare di 360 gradi. Alla domanda sul perché l’abbia fatto, la risposta che non t’aspetti: «Volevo vedere il mare».
Megalomani, pazzi o geniali, questi sono solo alcuni degli artisti documentati nel progetto (poi confluito nel libro omonimo, curato da Mina, Costruttori di Babele. Sulle tracce di architetture fantastiche e universi irregolari in Italia, Elèuthera, 2011). Eppure le opere scoperte, in tutta Italia, sono già più di sessanta. Una ricerca costantemente in progress, che nel tempo si arricchisce di nuove segnalazioni. Tuttavia, il destino di questi microcosmi stralunati appare ancora incerto: molte opere, infatti, rischiano di scomparire dopo la morte del loro artefice. In più, le controversie col vicinato e la legge, gli abusi edilizi, ma soprattutto la mancanza di un riconoscimento istituzionale che ne assicuri la conservazione, rischiano di compromettere la fragile esistenza dell’universo babelico.
Le immagini: in apertura, la casa volante di Annunzio Lagomarsini (da http://www.costruttoridibabele.net/lagomarsini.html); all’interno, la copertina della pubblicazione di Gabriele Mina citata nel testo e Vincent City (da http://www.costruttoridibabele.net/brunetti.html).
Simona Vallorani
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)
Un ferroviere ligure che da cinquant’anni costruisce uno smisurato presepe fatto con materiali di recupero. Un muratore messinese che trasforma la sua baracca in una casa dei sogni tra mosaici ed elefanti di cemento. Un contadino sardo che modella una donna di quindici metri fatta di colla e reti da pollaio. Sono questi i “costruttori di Babele”: artisti irregolari che hanno realizzato – fuori o ai confini dell’ufficialità e del mercato dell’arte – un proprio universo immaginario. Questa originale ricerca sui luoghi “al margine” delinea così una geografia anarchica animata da misconosciuti autodidatti che hanno consacrato decenni della loro vita a un’opera totale. Storie affascinanti e inconsuete di “immaginazione abusiva” affidate a differenti ricercatori che si misurano sul racconto delle loro imprese, sul paesaggio in cui nascono, sul destino di quei fragili universi.