Con il decreto “salvabanche” varato nel novembre 2015, il governo italiano concede completo appoggio ad alcuni istituti che versavano in grave dissesto. Quattro sono quelli salvati, 130.000 i correntisti che hanno perso i loro risparmi investiti in obbligazioni tossiche: nessuno li aveva avvisati. I metodi della finanza sfuggono alla giustizia e deprimono le società. E in Europa, dal 1° gennaio 2016, si utilizza il “bail in”…
«Chiedo scusa a tutti, il mio gesto non è per i soldi che abbiamo perso, ma per lo smacco subìto», queste sono le parole utilizzate da Luigi D’Angelo, pensionato di 68 anni residente a Civitavecchia, nell’incipit della lettera lasciata ai propri familiari, scritta venti minuti prima di suicidarsi, impiccandosi. Luigino D’Angelo aveva investito 110.000 euro in obbligazioni subordinate presso la filiale Banca Etruria del comune laziale.
Quella di D’Angelo e degli altri 130.000 correntisti in giro per l’Italia che hanno perso i loro risparmi a causa delle sofferenze bancarie di quattro istituti, Carichieti, Cariferrara, Banca delle Marche e Banca Etruria, è oramai storia nota alle cronache; ma quello su cui forse si riflette troppo poco è sul perché possano accadere cose del genere. Come mai le persone sono così poco tutelate? Come mai troppo spesso gli organi di vigilanza preposti a controllare tali situazioni, sono poco “controllori” e invece tacciono di fronte a tali situazioni? Come può cautelarsi un risparmiatore, se nemmeno gli organi di vigilanza come Consob e Bankitalia fanno alcunché per limitare il potere del mercato finanziario, pronto a ingoiare tutto e tutti? La risposta molto semplice ed evidente è una, riassunta benissimo nelle parole contenute sempre nella lettera di Luigi D’Angelo: «comportamento scorretto, anzi, direi criminale».
Quasi nessuno dei correntisti e obbligazionisti che hanno visto sfumare i loro risparmi era al corrente che quelle obbligazioni subordinate fossero sì ad alto rendimento, ma anche ad alto rischio. Eh, già, alto rischio: questa è la parola magica che domina la finanza in tutti i suoi aspetti. Ciò significa che in un mercato fortemente vacillante e globalizzato, le funzioni finanziarie prevedono alti livelli di rischio che quindi richiederebbero come contrappeso la trasparenza e l’informazione e, ancor prima, che gli istituti preposti alla vigilanza degli istituti bancari e finanziari agissero per tempo nell’informare e bloccare operazioni di mercato tossiche che ricadono su correntisti e obbligazionisti inermi.
A pagare sono sempre i soliti, paga sempre la povera gente, costretta a lavorare una vita per creare un minimo di risparmio per la propria famiglia e vedere poi sfumare tutto per l’insolvenza di qualcuno, la negligenza di qualcun altro che è inevitabilmente colluso con chi ordisce la truffa vera e propria. Il mercato è paragonabile a un meccanismo in cui c’è bisogno di qualcuno che perde per avere un vincitore. E quest’ultimo non è mai il più debole. La finanza che domina e regola ogni aspetto della quotidianità non risponde alle reali esigenze della società, non risponde alla giustizia, la cui funzione di fissare norme e far rispettare le leggi molto spesso viene accantonata di fronte al moto perpetuo della finanza. Ora le procure di Arezzo, Civitavecchia e Roma hanno aperto le indagini per fare chiarezza su quello che si presenta come l’ennesimo e drammatico regalo a istituti finanziari e bancari che si sono serviti di mezzi poco chiari per bilanciare le sofferenze economiche interne. Ricordiamo il caso Lehman Brothers del 2008, quando il fondo bancario di investimenti si trovò ricoperto di debiti tanto da dichiarare il fallimento. Erano gli anni della bolla scoppiata per via dei mutui subprime. Da lì lì una crisi globale ancora irrisolta.
Oppure possiamo ricordare quando, nel 2001, la banca d’investimenti Goldman Sachs, attraverso manipolazioni finanziarie, truccò i conti del debito pubblico della Grecia per riportarlo entro i parametri di Bruxelles e far rimanere il paese ellenico nell’Unione europea. La Grecia pagò una commissione altissima alla banca: circa 600 milioni di euro. Mai derivati, allora segretamente formalizzati da Goldman Sachs, hanno prodotto una crisi interna al paese, scoppiata negli anni successivi, che l’ha condotto più volte sull’orlo del default, rendendolo perennemente tra i paesi europei commissariati. Soprattutto, sono state distrutte le strutture sociali portanti della Grecia. Per tutti questi gravissimi reati, a causa dei quali milioni di persone si sono ritrovate senza più nulla, fino a oggi nessuno ha pagato.
Dal 1° gennaio 2016 l’Italia e gli altri paesi dell’eurozona hanno avviato il bail in: nuovo strumento finanziario per ricapitalizzare le sofferenze economiche degli istituti bancari.Attraverso di esso le banche non verranno più salvate da aiuti pubblici, ma saranno azionisti, obbligazionisti e correntisti con più di 100.000 euro di deposito bancario a ricapitalizzare gli istituti. Un’operazione del genere richiede controlli molto più severi e trasparenza, tutto quello che finora è mancato. La finanza non può prescindere dal rispetto della dignità umana e dal garantire piena onestà, non può imporsi al di sopra dei popoli come una spada di Damocle che li tiene sotto continua minaccia. L’economia deve essere uno strumento funzionale alle esigenze e alla vita dei popoli, altrimenti s’impone la tecnocrazia, con conseguente perdita di attenzione verso ciò che più è importante: la libertà e la dignità delle nostre esistenze.
Luigi De Lucia
(LucidaMente, anno XI, n. 121, gennaio 2016)