Una conversazione con Maria Peruzzini sul Cisat e sulle sue tecniche innovative
L’arteterapia è un trattamento psicologico che fa ricorso all’attività artistica come strumento terapeutico finalizzato al recupero e alla crescita dell’individuo sul piano emotivo e relazionale. La professoressa Maria Peruzzini, membro del Centro italiano studi arte-terapia (Cisat), ci ha gentilmente concesso un’intervista nella quale chiarisce le modalità dell’esperienza clinica arteterapica.
Il Cisat è uno dei settori dell’Istituto italiano di cultura di Napoli; gli altri due settori dell’Istituto si dedicano alla politica e all’insegnamento dell’Italiano per stranieri. Da dove viene la decisione di dedicare uno spazio alla salute e alla psicologia in genere?
Il Cisat (www.centrostudiarteterapia.org; Cisat@centrostudiarteterapia.org) è nato dalla considerazione che la psicologia è parte della cultura del Novecento e che i suoi sviluppi e le sue applicazioni in tutti i campi sono di una tale ragguardevole e significativa importanza, che la sua filiazione dall’Istituto italiano di cultura di Napoli (www.istitalianodicultura.org; ici@istitalianodicultura.org) poteva non solo essere di completamento ma rappresentare un via di fertilizzazione culturale a tutti i livelli, e poteva esprimere un capitale di risorse per la pratica della psicologia nella vita.
Quando nasce il Cisat e quali sono i propositi iniziali?
Esso nasce nel 1994 come proposta di un modo nuovo e alternativo tra le varie forme di psicologia clinica e fin dall’inizio fu strutturato dal suo fondatore, il professor Roberto Pasanisi, come un modello di psicoterapia all’avanguardia e caratterizzato da una particolare attenzione e sensibilità al panorama delle psicoterapie che facevano perno sull’estetica e che si potevano rintracciare soprattutto fuori dall’Italia.
Sul territorio italiano sono presenti altre scuole che offrono corsi artistici a fini riabilitativi, ma il Cisat è l’unica istituzione riconosciuta. Il vostro centro in cosa si distingue dagli altri?
Il Cisat è riconosciuto a livello internazionale; purtroppo in Italia ci sono molte resistenze ad accreditare organizzazioni, scuole di formazione e centri di studi che non rientrino nel quadro tradizionale delle psicoterapie. Quindi molti psicoterapeuti praticano l’arteterapia, diciamo così, in modo “selvaggio”. Ciò nonostante, si stanno facendo largo sempre di più richieste professionali molto motivate a conseguire una formazione accurata per praticare le tecniche arteterapeutiche. Il Cisat da anni è impegnato nella strutturazione di una scuola di formazione teorica per arteterapeuti: è infatti l’unica scuola che pratichi l’arteterapia come una teoria autonoma e una prassi psicoterapeutica a tutti gli effetti, sviluppando questa disciplina come una scuola di psicoterapia tout court, curata non da scrittori o pittori o scultori o da psicologi di altre scuole, ma da specialisti in questo particolare tipo di psicoterapia. In tal senso, attraverso il suo caposcuola, il già citato Pasanisi, il Cisat ha fondato dal 1994 l’arteterapia come psicologia clinica, ovvero come psicoterapia d’avanguardia (secondo il “modello Cisat”).
In cosa consiste l’arteterapia?
Il “modello Cisat” è assolutamente innovativo rispetto alle altre formule di arteterapia: pur avvalendosi delle linee teorico-pratiche della Gestalt, per esempio, e di alcuni studi nell’ambito della psicoanalisi, si propone come psicoterapia che sblocca le istanze creative di ognuno, innanzitutto dando spazio all’espressività linguistica, cioè alla póiēsis.
L’arteterapia può essere considerata una terapia alternativa o comunque differente dalla tradizionale psicoterapia? E perché i pazienti si dovrebbero affidare all’arteterapia piuttosto che alle cure tradizionali? Quali sono i benefici aggiuntivi?
Certo, è una terapia alternativa a tutti gli effetti. È notorio, largamente sperimentato e dimostrato che chi ha disturbi anche consolidati della personalità si giovi di terapie psicologiche che lo orientano a esprimere i suoi stati emotivi, i suoi disagi, i suoi contenuti profondi e inconsci, oscuri e a volte spaventosi, inconsapevoli o rifiutati dalla sua razionalità. L’arteterapia può essere di grande aiuto a far accettare al paziente, che si senta ammalato o no, il suo mondo interiore e a migliorare quindi la sua vita di relazione e la sua dimensione soggettiva di “abitante” di un mondo che gli appare estraneo, o lo fa sentire estraneo, o comunque “differente”: a superare cioè le “scissioni” dentro e fuori di sé.
Il Cisat organizza annualmente un convegno internazionale per diffondere e far conoscere in Italia l’arteterapia: a distanza di cinque anni dal primo convegno quali i risultati sono a livello di partecipazione e coinvolgimento nel settore?
Tutti i convegni del Cisat hanno visto la partecipazione di studiosi, esperti, psichiatri, psicoterapeuti di varie e svariate istituzioni, università, ospedali, centri di salute mentale di tutto il mondo. Alcuni dei partecipanti sono tornati ogni anno, altri per qualche anno, altri ancora – pur avendo partecipato una sola volta – hanno rapporti di corrispondenza con il Cisat e seguono le nostre iniziative. Inoltre i convegni sono anche un momento collettivo per gli allievi che hanno l’opportunità di scambiarsi i rispettivi livelli di formazione. Anche questi incontri, quindi, sono occasioni “creative” e culturali all’avanguardia.
L’immagine: il logo del Cisat.
Jessica Ingrami
(LucidaMente, anno IV, n. 40, aprile 2009)