Nel libro “A testa in su” (Rizzoli) del deputato del Movimento 5 stelle, esce sconfitta la politica, ma, soprattutto, la buona scrittura e l’autore stesso
Dal 2009 circa, una nuova maschera da commedia dell’arte popola le famiglie italiane: lo zio grillino. Lo zio grillino è, di solito, l’evoluzione dello zio complottista, quello che guarda tutti i commensali con la sufficienza di chi sa la verità che sta dietro le scie chimiche e i rettiliani. Improvvisamente compare il mantra «reddito di cittadinanza» e a quel punto ormai l’evoluzione è compiuta.
Quest’anno, il mio personalissimo zio grillino mi ha regalato A testa in su. Investire in felicità per non essere sudditi di Alessandro Di Battista (Rizzoli, Milano, pp. 256, € 14,45), deputato, appunto, del Movimento 5 Stelle. Non ho avuto il coraggio di riciclarlo, così ho rinunciato a tutti i miei diritti di lettrice e mi sono avventurata nell’opera. Il libro si compone di due filoni principali, che si intrecciano un po’ a caso: i viaggi dell’autore in Sudamerica, in particolare in Guatemala, e la sua vita da deputato. Il racconto dei due anni in America Latina, spesi «tra la gente come una persona qualunque» – era già una celebrità, infatti era appena stato scartato da Amici, il che fa curriculum – passati «alla ricerca di “spremute di umanità”» è la parte migliore del libro. Nonostante sia scritto come se Fabio Volo si fosse risvegliato nella beat generation, è abbastanza leggibile e scorrevole e si percepisce il trasporto dell’autore.
Quando, invece, si collega al presente, A testa in suè un disastro. Sorvolando sulla concezione politica, che può essere condivisibile o meno, è proprio brutto e non efficace. Ovviamente, come tutti i libri scritti da politici, l’intento primo è la propaganda, ma il deputato grillino fallisce anche in questo. Oltre a dare a tutti dei ladri collusi mafiosi – e si capisce perché lui difenda «l’insindacabilità», così che le diffamazioni divengano «opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni» – non entra mai nel merito.
Parla diffusamente delle proteste del Movimento 5 Stelle, delle manifestazioni, anche fisiche… ma non esiste soluzione. A parte il reddito di cittadinanza e il taglio degli stipendi, l’autore non illustra alcuna delle fantomatiche proposte di legge che vengono in continuazione rigettate. Un’antipropaganda che ben si addice all’antipolitica dei pentastellati, ma che sulla carta stampata risulta ancora meno soddisfacente. Per tutto il testo ciò che emerge pienamente è la figura del protagonista, Di Battista, che probabilmente, se avesse letto un pezzo del suo libro, sarebbe passato ad Amici. Gli raccomando di riprovarci l’anno prossimo. Si ha la sensazione che stia sempre per piangere, in continuazione: è una lettura estenuante.
Mentre vola dall’inneggiare al crollo della dittatura del capitalismo, al difendere i marò, al voler ritornare a un’improbabile democrazia diretta all’ateniese, con tanto di stranieri esclusi politicamente ed economicamente, l’unico aspetto che risulta chiaro è quanto Di Battista si piaccia. Una continua pacca sulla spalla per i non risultati ottenuti, ma sempre per colpa degli altri. Lui, che ha imparato a vivere a testa in su, da sovrano, si erge a mentore e censore, ma resta sempre umile, come quando viaggiava «come una persona qualunque».
Ludovica Merletti
(LucidaMente, anno XII, n. 134, febbraio 2017)
Del Di Battista io ho sempre ammirato la seguente affermazione : ” Preferisco un Fascista Onesto a un Antifascista Disonesto “. Certo, l’ onestà non è sufficiente a creare un politico capace ( cfr. Benedetto Croce in proposito ). Però questa dichiarazione suona come coraggiosa e controcorrente nella terra dell’Antifascismo Assoluto Metafisico Religioso ! La nostra costituzione nasce e persevera in questa Religione !