Un nuovo appuntamento per gli appassionati della “Commedia”, che unisce cultura ed emozione, organizzato dalla casa editrice La Bella Scola
Venerdì 6 marzo 2015, alle ore 18,30, presso la libreria Ibis di Bologna (via Castiglione 11b), la piccola casa editrice La Bella Scola presenterà la propria personale sfida: riproporre le modalità, l’atmosfera, le sensazioni e le attese che erano caratteristiche delle originarie performances letterarie e artistiche. L’esperimento riguarderà un testo capitale della cultura mondiale, particolarmente caro a studiosi e appassionati italiani, ovvero la Divina commedia di Dante Alighieri.
A partire dalle emozionanti riletture di Roberto Benigni, in tutta la penisola si sono sviluppati circoli intellettuali dediti allo studio e alla frequentazione di questa opera, comprensivi spesso anche della memorizzazione e della recitazione di interi canti dei cento complessivi che formano un simile capolavoro. Se consideriamo che la massiccia diffusione dei libri si è verificata solo dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Johannes Gutenberg (è del 1455 la “sua” celebre Bibbia), dobbiamo immaginare che la Commedia (di cui peraltro, cosa del tutto straordinaria, non esiste alcun autografo) circolasse in un numero ridotto di copie, probabilmente declamate all’interno di piccoli gruppi di persone e mano a mano trascritte e diffuse dai numerosi lettori, spesso mercanti e non letterati di professione. Anche nel mondo classico, in occasione delle feste panelleniche e dei simposi greci, fino ad arrivare alle recitationes latine, la cultura era una materia viva, capace di intercettare e rielaborare le emozioni e le aspettative di un pubblico di ascoltatori attenti e desiderosi di sentire delle storie.
Nella lettura a voce alta e nella memoria dei suoi fruitori, anche la Commedia di Dante riacquista una nuova e più piena consistenza. L’intonazione e la recitazione mettono in evidenza la mimesi plastica del volto e dei gesti, secondo quella che era una vera e propria tecnica elaborata in epoca classica. La quarta e la quinta parte della retorica (memoria e actio) prevedevano, infatti, la padronanza assoluta del discorso e al tempo stesso la capacità di improvvisare e adattarsi con il tono e con il corpo intero alle parole, in base all’effetto che esse avevano sul pubblico. Scandendo le battute è possibile accorgersi delle trasformazioni concrete che coinvolgono il narrante e gli ascoltatori: commozione, tensione, paura, attesa. Si possono inoltre cogliere i sensi più profondi della scrittura, rivelarne le tecniche di costruzione, chiarire il complesso sistema di segni che Dante ha voluto fornire agli artisti e ai lettori dell’epoca successiva.
Imparando a riconoscere tali simboli e ricollegandoli alle tre cantiche, la pronuncia a voce alta illumina da ultimo, con un gioco di citazioni spesso testuali, una “teoria generale del religioso”, che corrisponde con sorprendente esattezza a quella che il filosofo René Girard (1923) ha elaborato nella seconda metà del XX secolo a partire dalle formulazioni dell’antropologo Claude Lévi-Strauss (1908-2009), ipotizzando un’origine spirituale, quasi metafisica, della letteratura. Il compito di quest’arte è dunquedi rispondere a dei bisogni astratti, ma non meno urgenti. La Commedia è stata scritta per essere eseguita e ripetuta a voce alta, canto per canto, in piccoli gruppi di analfabeti; quando invece si presenta riunita in volume, corredata di note e commenti, il fruitore finisce per perdere di vista l’insieme, fermandosi sempre e solo su due o tre episodi. Chi legge forte è chiamato ad assumere una responsabilità personale nei confronti dell’opera e di chi la ascolta, a soddisfare un comune desiderio di bellezza.
Le immagini: una copertina della Commedia di Dante e un gruppo di lettura.
(a.c.)
(LucidaMente, anno X, n. 110, febbraio 2015)