Oggi vita, maternità, sessualità, amore, morte, divertimento, non sono più considerati dal pensiero progressista e scientista dominante fatti naturali e personali, ma diritti collegati a pratiche mediche o addirittura rientranti nel campo della biotecnologia
Molteplici sono le questioni legate alla Bioetica. Nell’articolo che segue cercheremo di esaminare le quattro forse più dibattute anche a livello popolare: eutanasia, cambio di sesso, utero in affitto, aborto.
Inoltre, ve ne aggiungiamo una quinta, che non rientrerebbe in quelle tradizionalmente affrontate. Ma, ponendo come criteri la consapevolezza, la libertà di scelta sul proprio corpo e la propria salute, la introduciamo forzatamente: l’assunzione, più o meno consapevole, di droghe.
L’allargamento dei diritti di gestione del proprio corpo
C’è da premettere che nell’odierno mondo occidentale, dominato da ideologie progressiste e scientiste, in luogo dei sacrosanti diritti sociali (leggi «E, poi, nel bene, nel male, / è una questione sociale»), si considerano tematiche centrali alcuni diritti civili o “umani” (in effetti, spesso “cosmetici” o desideri/capricci radical chic). Da tempo sono considerati tali la contraccezione e l’aborto.
Negli ultimi anni vi si sono aggiunti anche l’eutanasia (propriamente detta, ma similari sono il suicidio assistito e la sedazione palliativa profonda); l’utero in affitto (eufemismi: “gestazione per altri” o “maternità surrogata”); il cambio di sesso (eufemismo: “transizione di genere”), che implica forzatamente la mutilazione genitale e la sterilizzazione, oltre che la trasformazione del corpo, anche di bambini e adolescenti (teoria gender), con interventi chirurgici spesso non necessari, se non forzati; il drogarsi senza limiti.
Per non dire della libertà per tutti gli abitanti del globo di spostarsi da una nazione all’altra senza controlli o regole (libera circolazione di esseri umani), il che comporta l’invasione di stranieri e il degrado sia degli autoctoni sia degli immigrati, utilizzati come forza-lavoro a basso costo. E altre mille follie. Insomma, vere armi di distrazione di massa rispetto alle problematiche sociali centrali. Ma restiamo entro l’ambito corpo-salute-Bioetica.
Scelte di libertà o arbitrarietà? Criteri discriminanti
Due validi criteri per valutare oggettivamente e senza pregiudizi ideologici o religiosi la liceità e la bontà di alcune pratiche che coinvolgono la Bioetica possono essere 1) la fondata libertà di scelta cosciente e informata delle persone interessate (autodeterminazione) e 2) la loro tutela di vita, benessere e salute. Tralasciamo, ovviamente, i metodi contraccettivi. In questo caso si tratta di una libera opzione, senza ricadute su altri esseri umani e pochi rischi sulla propria salute.
Le varie pratiche eutanasiche, nel caso di individui affetti da patologie fisiche che comportano sofferenze disumane e un’esistenza ritenuta dallo stesso soggetto insostenibile (leggi L’importanza di fare Testamento Biologico), ci appaiono non solo lecite, ma pure permeate di spirito umanitario e solidale. Certo, si pone fine alla vita di un essere umano, che però ha comunque desiderato con forza di non soffrire più. Del resto, un “semplice” suicidio è spesso praticato e non certo punito, anzi, nelle epoche antiche, era considerato un atto di coraggio (Le mille motivazioni dei suicidi “illustri”). Un rischio concreto, che pare palesarsi in alcuni Paesi del Nord Europa, è che si eliminino le vite “inutili” senza neanche chiedere o poter chiedere per cause oggettive il loro parere o si accondiscenda al patologico desiderio di personalità depresse.
Quando la propria “libera scelta” fa male a qualcuno
Diverso è il caso del cambio di sesso. Nessuno o pochi dicono che esso comporta sempre mutilazione e sterilizzazione perenne dell’essere umano che si sottopone a tale pratica. Inoltre, fino a che punto una persona, addirittura minorenne e magari influenzata da mode o dallo stesso personale medico (psicologi e chirurghi orientati ideologicamente), sceglie consapevolmente un tale intervento? In ogni caso – ripetiamo – l’esito sul proprio corpo è devastante. È normalissimo avere un orientamento omosessuale senza operazioni lunghe, molteplici, dolorose e mutilanti.
Nel caso dell’utero in affitto, abbiamo già scritto altrove che, «oltre allo scandaloso classismo, allo sfruttamento del corpo femminile e delle persone povere di Paesi stranieri, la gravidanza per altri è un rischio per la salute fisica e mentale delle donne che la subiscono» (Utero in affitto: quello che non ci dicono; e leggi anche Utero in affitto, maternità surrogata, gestazione per altri: quando “conservatori” e “progressisti” si scambiano di posto). Inoltre, nessuno può chiedere al nascituro se preferirebbe continuare a vivere con la madre biologica o finire in un’altra famiglia, magari omosessuale. Così come nessun feto può esprimere la propria volontà di essere abortito…
L’aborto, non più vexata quaestio
Ormai non vi è chi ricordi che, almeno nel nostro Paese, ma non solo, l’aborto è stato introdotto soprattutto per tutelare la salute della madre e, come afferma l’articolo 1 della famosa legge 194 del 22 maggio 1978, «Lo Stato […] riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza […] non è mezzo per il controllo delle nascite». Secondo l’articolo 2 i consultori familiari devono contribuire a «far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza». E ancora più esplicito è l’articolo 5 (leggi qui).
Certo, meglio dell’aborto clandestino, ma oggi nessuno rammenta la ratio della suddetta legge e l’interruzione di gravidanza viene addirittura inserita come diritto fondamentale nelle Costituzioni di alcuni Paesi. Il significato percepito dalle masse riguardo le pratiche abortive è la possibilità di vivere senza intralci (leggasi splendidi bambini da accudire, con qualche difficoltà in più di un animaletto domestico). Tutto è consumismo e edonismo, all’interno di un perpetuo stato di immaturità psicologica e morale.
E non è un caso che sui siti dove si possono scaricare immagini gratis, se provate a cercarne sull’«aborto», sono tutte propagandisticamente a suo favore. Del resto, non si afferma che “siam troppi al mondo”?
Sex, drugs and rock’n roll?
La spensieratezza giovanile, il desiderio di provare piacere senza limiti, la trasgressione, il sesso libero, possono essere condensati nel celebre motto sessantottino “Sesso, droga e rock’n roll” (per conoscerne origini e storia, clicca qui). Il problema è che l’assunzione di stupefacenti, da stile di vita giovanile e insito nell’epoca della contestazione studentesca, è divenuto oggi accettato e, anzi, in alcuni Stati si è approvata una legislazione molto permissiva. Insomma, anche drogarsi sarebbe un diritto civile. Certamente, come nessuno vuole il ritorno all’aborto clandestino, così non sono auspicabili un bigotto e cieco proibizionismo, la dura repressione anche penale di ragazzini “cannati” o l’agevolazione del mercato criminale e mafioso delle sostanze stupefacenti.
Tuttavia, abbiamo inserito le tossicodipendenze come tematica bioetica perché sono innegabili i danni alla salute del tossicodipendente di qualsiasi sostanza, anche di quelle considerate “leggere”, che hanno, comunque, un effetto biologico negativo, specie sui corpi ancora in fase di sviluppo dei giovanissimi e, soprattutto, sul loro sistema neurologico. E ci sono da aggiungere i rischi di degrado sociale e individuale legati alla debolezza psicologica, al disimpegno comunitario, all’egocentrismo, ecc., che in genere accompagnano l’uso di sostanze psicoattive (leggi La tossicodipendenza: malattia o vizio?).
In conclusione, riepiloghiamo nel seguente schema finale i vari casi che abbiamo affrontato, sperando di fornire al lettore un’utile sintesi e strumento di riflessione e – perché no? – di confronto.
Questione | Libertà di scelta
delle persone interessate |
Ricadute sulla salute
ed eventualmente anche sociali |
Metodi contraccettivi e sterilizzazione
|
Assolutamente sì | Esistono alcuni rischi legati soprattutto agli effetti dell’introduzione di taluni farmaci nel corpo femminile |
Eutanasia, suicidio assistito, sedazione palliativa profonda
|
Sì, in presenza di uno stato di dolori insostenibili o di una condizione fisica percepita come intollerabile e priva di dignità | Pericolo che si instauri una cultura dell’eliminazione di chi non è “utile” alla società |
Cambio di sesso | Sì, purché la persona interessata sia matura e maggiorenne, informata, e decida dopo un percorso psicologico/psicoterapeutico | Mutilazione e sterilizzazione di chi si sottopone agli interventi chirurgici |
Utero in affitto | · Sì per chi “compra” il nascituro
· Sì, ma quasi sempre per ragioni di povertà, per la donna che accetta dietro compenso · “No”, si suppone, da parte del nascituro |
Violenta separazione madre/figlio e del relativo rapporto psicobiologico instaurato nei nove mesi di gestazione |
Aborto | · Sì per la donna incinta
· Non si sa da parte del padre biologico · “No”, si suppone, da parte del nascituro |
· Mancata nascita di bambini
· Pratica abortiva intesa come metodo anticoncezionale o come controllo delle nascite |
Assunzione droghe | · Apparentemente sì, ma sono da considerare l’età, la consapevolezza e le informazioni in possesso dell’assuntore, le pressioni psicologiche dei conoscenti, la conseguente tossicodipendenza | · Danni alla salute del tossicodipendente
· Degrado sociale (debolezza psicologica, disimpegno comunitario, egocentrismo, ecc.) |
Le immagini: a uso gratuito da Pixabay (autori: hhach e Mirekis).
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)