Lo scorso aprile è venuto a mancare il famoso storico e scrittore tedesco critico del cristianesimo. Ecco un ricordo della sua vita e delle sue opere
L’idea di scrivere un’estesa storia del cristianesimo viene a Karlheinz Deschner negli anni Cinquanta del secolo scorso e il titolo iniziale glielo ispira un episodio realmente accadutogli. Passeggiando con il suo cane, egli giunge presso un corso d’acqua e vede, dall’altra parte, due signori vestiti di nero. Sono preti che passeggiano sotto dei meli e lui, improvvisamente, ha un’illuminazione: Dio cammina nelle scarpe del diavolo. Confesserà poi che quel pensiero determinò il suo lavoro e la sua vita.
Karlheinz Deschner nasce in Baviera, a Bamberga, il 23 maggio 1924: è il maggiore di tre figli cresciuti con un padre cattolico e una madre protestante, poi convertitasi al cattolicesimo. Frequenta scuole religiose e supera l’esame di maturità nel 1942; quindi si arruola nell’esercito nazista ed è ferito più volte. Al termine della guerra segue delle lezioni presso la facoltà di Teologia all’Università della sua città natale, ma poi si iscrive all’Ateneo di Würzburg, laureandosi nel 1951 in Lettere e Filosofia. Subito si sposa, ha tre figli e inizia il proprio lavoro di scrittore e conferenziere. Dal 1956 al 2013 compone più di cinquanta saggi, molti tradotti in una decina di lingue, ed effettua oltre duemila conferenze. Il primo libro sulla documentazione delle “scelleratezze” del cristianesimo esce nel 1962 con il titolo Abermals krähte der Hahn (in Italia Il gallo cantò ancora). Nel 1965 è la volta di Con Dio e con i fascisti. Il Vaticano alleato di Mussolini, Franco, Hitler e Pavelić.
Nel 1968 Deschner compare in tribunale, accusato di vilipendio alla Chiesa. Viene però assolto perché ciò che scrive è sempre rigorosamente documentato. È quella la circostanza che lo convince ad avviare il monumentale lavoro della Storia criminale del cristianesimo, dieci volumi scritti dal 1970 sino al 2012. Impiega sedici anni, dal 1970 al 1986, solo per presentare il primo. Precisa la scelta di non avere voluto scrivere una storia dei crimini ma una storia criminale, perché tutta la vicenda del cristianesimo, e non dei singoli episodi, si fonderebbe su comportamenti autoritari.
Il primo tomo della Storia criminale del cristianesimo, dal titolo L’età arcaica, va dalle origini nell’Antico Testamento alla morte di Agostino; il secondo, Il tardo antico, va dagli imperatori bambini cattolici all’eliminazione di Vandali e Ostrogoti ariani sotto Giustiniano I; il terzo, La Chiesa antica, tratta dei fenomeni di falsificazione, istupidimento, sfruttamento e sterminio; il quarto, L’alto Medioevo, comprende dal re Clodoveo I alla morte di Carlo Magno; il quinto, IX e X secolo, va da Ludovico il Pio alla morte di Ottone III; il sesto, XI e XII secolo, va dall’imperatore Enrico II il Santo alla fine della terza crociata; il settimo, XIII e XIV secolo, narra dall’imperatore Enrico VI all’imperatore Ludovico IV di Baviera; l’ottavo, XV e XVI secolo, va dall’esilio dei papi in Avignone alla pace religiosa di Augusta; il nono, Dalla metà del XVI secolo sino all’inizio del XVIII secolo, va dal genocidio nel Nuovo Mondo al principio dell’Illuminismo; il decimo, Il XVIII secolo e uno sguardo sul periodo successivo, tratta dei sovrani per grazia divina e del tramonto del papato.
Censurato dai nostri grandi editori, in Italia Liberilibri pubblica Opus diaboli (1996); Massari edita Il gallo cantò ancora (1998), La croce della Chiesa. Storia del sesso nel cristianesimo (2000), La Chiesa che mente. I retroscena storici delle falsificazioni ecclesiastiche (2001) e Anticatechismo.200 ragioni contro le Chiese e a favore del mondo (2002); Ariele stampa Sopra di noi… niente. Per un cielo senza dèi e per un mondo senza preti (2008) e, con coraggio e sacrificio, i dieci volumi della Storia criminale del cristianesimo (dal 2000 al 2013). Mentre quest’opera si ferma al XVIII secolo, Ariele ha pubblicato recentemente anche i suoi due volumi su La politica dei papi nel XX secolo, da Leone XIII (1878) a Giovanni Paolo II (1991). Deschner muore l’8 aprile 2014: la sua scomparsa, com’è stato per la vita e per le opere, è passata nel più assoluto silenzio nella “vaticanea” Italia, a dimostrazione della scomoda attendibilità delle sue tesi.
Nel 1970, l’introduzione generale al primo tomo della Storia criminale del cristianesimo recita così: «Parlerò in primo luogo di ciò che il lettore non si deve attendere. Come in tutte le mie opere in polemica con il cristianesimo, anche qui verrà tralasciato molto di ciò che appartiene alla storia di questa religione, ma che non ha nulla a che vedere con quegli aspetti criminali di tale storia, cui fa riferimento il titolo dell’opera. Degli aspetti che mi propongo di non trattare abbondano milioni di testi contenuti nelle biblioteche, negli archivi, nelle librerie, nelle accademie, nelle soffitte delle case parrocchiali, e sono a disposizione di chiunque abbia abbastanza vita, pazienza e fede per leggerli». Alle seguenti conclusioni approda, invece, nel 2012, nel decimo volume: «E misero in croce l’umanità. Tutti per Uno? Tutti per loro! A partire da Costantino, la falsità e la violenza sono stati il segno distintivo della storia della Chiesa, e l’omicidio di massa è stato la prassi di una religione. Uccidere uno era rigorosamente vietato, ammazzare migliaia un’opera pia. Tutto questo non si chiama malattia mentale, tutto questo si chiama cristianesimo».
Le immagini: lo storico Karlheinz Deschner e le copertine del primo e del nono tomo della sua Storia criminale del cristianesimo.
Carmelo La Torre
(LucidaMente, anno IX, n. 106, ottobre 2014)
In morte di Karlheinz Deschner
A mai più, studioso conoscitore-divulgatore del Vero
che tracciasti tante vie, che per me furon maestre!
Esprimo per la tua dipartita un mio pensiero sincero
commosso e grato d’avermi aperto porte e finestre…
Vivrai ora nell’unico luogo atto ad accogliere i morti:
l’imperituro ricordo con stima nella mente d’onesti … http://www.sharedits.net/M-Ebooks-E-18-C-50.html