La giusta collera: la poesia civile contro l’attuale disastro globale
le vicende politiche ed economiche mondiali di questi ultimi mesi, le vicende della nostra politica interna, stanno sempre più delineando un quadro di cupa e profonda crisi, segnata da un senso generalizzato di collera e di indignazione.
C’è, infatti, una parte di mondo, piccolissima, che sta portando tutto il mondo alla miseria economica, al disastro ecologico, alla povertà sempre più generalizzata, alla guerra fra poveri. C’è un senso cupo di disagio, non di rado venato da sentimenti di vendetta, che, pur provocando reazioni sane (come le recenti “primavere” arabe o i movimenti popolari di rivolta nelle economie più forti), è troppo lasciato allo spontaneismo dalla politica tradizionale che, come al solito, non è capace di interpretarli nella loro profonda aspirazione a una nuova giustizia e, lungi dal mettersi in discussione, cerca soltanto un modo di salvarsi e perpetrarsi nel tempo, cercando di conciliare il bisogno di accaparrarsi il consenso sia dei poveri e nello stesso tempo le risorse economiche dei prepotenti. C’è il forte pericolo che, in una siffatta inettitudine della politica, il potere reale venga sempre di più assunto dai poteri economici più forti e disumani, dalle mafie, dai poteri occulti.
Io credo che l’arte e la poesia civile non possano tacere di fronte a tutto questo. Credo anche che molti di noi, in questi mesi, abbiano scritto dei versi, perché quanto sta accadendo non può lasciare insensibili e muti proprio gli artisti e i poeti. Al punto in cui stanno le cose, solo dall’arte può venire un contributo di umanità al cambiamento, che si profila duro, ingiusto e difficile, foriero (spero di sbagliare nella mia previsione) di sciagure e gravi disordini in ogni parte del mondo.
Gianmario Lucini – CFR edizioni
(LucidaMente, 21 settembre 2011)