LiberaUscita, nota associazione per il diritto di morire con dignità, scrive a ministri e commissioni per sbloccare l’annosa questione dei testamenti biologici
Il 21 marzo 2015, inizio della stagione primaverile, Maria Laura Cattinari, presidente di LiberaUscita, associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità, ha inviato due lettere su due nodi riguardanti il fine vita e l’accoglimento delle libere volontà dei cittadini. La prima al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, e, per conoscenza, al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi. La seconda alla Commissione diritti umani del Senato. Eccole di seguito.
Spettabili ministri, vi scrivo in rappresentanza di LiberaUscita, associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità, per sottoporvi una questione di vostra competenza e che riteniamo riguardi l’ordinamento democratico del nostro Paese.
Nel marzo 2009 la Giunta del X Municipio di Roma (ora VII), su proposta avanzata dalla scrivente associazione, ha approvato l’istituzione presso il Municipio stesso del Registro dei testamenti biologici, con cui i cittadini romani possono dichiarare a quali trattamenti sanitari (Dichiarazione anticipata di trattamento – Dat) vogliono o non vogliono essere sottoposti nel caso che divengano incapaci di intendere e di volere. Ciò nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione italiana («Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge»).
Nel novembre 2010 i ministri della Salute (Fazio), del Lavoro e delle Politiche sociali (Sacconi) e degli Interni (Maroni), nell’intento di bloccarne la diffusione hanno diramato una circolare a loro firma a tutti i Comuni affermando che i registri «sono in realtà assolutamente inefficaci, ovvero privi di qualunque efficacia giuridica», che «rappresentano solo una provocazione politica e prendono in giro il cittadino» e che sono pertanto «un uso distorto di risorse umane e finanziarie, con eventuali possibili responsabilità di chi se ne sia fatto promotore».
Trattasi di affermazioni totalmente infondate, in quanto i registri si limitano ad acquisire normali «dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, rese dall’interessato in merito a stati, fatti e qualità personali non compresi nell’elencazione dell’autocertificazione», compiti che rientrano nella attività quotidiana dei Comuni, non comportano l’uso distorto di risorse, non modificano certo le norme del Codice civile o penale ed anzi costituiscono l’applicazione di una norma costituzionale (articolo 32).
Oggi sono centinaia i Comuni che, nonostante la predetta circolare, hanno provveduto all’istituzione del registro, fra cui anche il Comune di Roma Capitale. La Regione Friuli-Venezia Giulia ha approvato recentemente il registro regionale delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario, valide anche per la donazione di organi, il cui contenuto potrà essere inserito nella tessera sanitaria personale, e contestualmente ha emanato un regolamento teso a uniformare sull’intero territorio regionale la raccolta e il contenuto delle Dat. Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una mozione per inserire nella Carta sanitaria elettronica, in dotazione a tutti i cittadini toscani, anche le disposizioni anticipate di fine vita nonché quelle per la donazione di organi.
Ciò premesso, vi chiediamo cortesemente di voler dichiarare decaduta la circolare dei precedenti ministri e, con l’occasione, di voler emanare un regolamento uniforme per l’intero territorio nazionale per la raccolta delle disposizioni anticipate di trattamenti sanitari e delle altre disposizioni connesse al fine vita, onde poterle poi inserire sul cosiddetto “fascicolo sanitario elettronico” in via di elaborazione, in modo che il suo contenuto sia chiaro e omogeneo per tutti e ovunque. Distinti saluti.
Gentili senatori, la nostra associazione si batte sin dal 2001 per una legge che, nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, consenta a ogni cittadino di decidere a quali cure sanitarie vuole o non vuole essere sottoposto.
Allo scopo di far valere tale diritto anche nel caso che si divenga incapaci di intendere e di volere, nell’anno 2008 abbiamo proposto all’allora X Municipio di Roma, che l’ha approvato, l’istituzione di un registro comunale destinato ad accogliere e archiviare le volontà (testamenti biologici) dei cittadini. Tali registri sono oggi diffusi su tutto il territorio nazionale. Ora ci battiamo affinché il Parlamento approvi una legge che depenalizzi, in casi di estrema gravità e su documentata volontà dell’interessato, il ricorso al suicidio assistito al fine di una morte dignitosa, o buona morte, o eutanasia.
Ciò premesso, riteniamo che l’attuale Parlamento, impegnato in gravi ed urgenti questioni di natura costituzionale, elettorale, economica e sociale, difficilmente potrà legiferare su un tema così delicato e complesso come l’eutanasia, anche per la mancanza di un approfondito esame dei complessi e delicati problemi ad essa connessi (oggi l’eutanasia viene volutamente spacciata come “omicidio”, ossia il contrario esatto del suo significato di “buona morte”). Fra l’altro, potrebbe correre il rischio di incrinare la stessa maggioranza di Governo o di pervenire a una decisione in contrasto con la maggioranza degli elettori (secondo il rapporto Eurispes 2013, il 64,6% degli italiani è favorevole all’eutanasia).
Ritenendo che comunque non si possa restare inerti di fronte a un tema così grave e delicato, ci permettiamo di sottoporre a codesta Commissione la proposta di iniziare – come asserito nel messaggio del presidente emerito Giorgio Napolitano del marzo 2014 – «un sereno e approfondito confronto di idee». Tale confronto rientra nelle competenze di codesta Commissione straordinaria per i diritti umani in quanto, per sua stessa dichiarazione, «è aperta alla società civile ed opera in collegamento con le organizzazioni che si occupano dei diritti fondamentali della persona; ne trasmette le preoccupazioni al governo, alle istituzioni e all’opinione pubblica facendo uso degli strumenti propri del Parlamento e attuando proprie iniziative».
In sostanza, riteniamo che la Commissione potrebbe audire sul tema i numerosi esperti ed associazioni, sanitarie e non sanitarie, presenti in Italia, onde svolgere gli approfondimenti necessari che saranno essenziali nel momento in cui esisteranno in Parlamento le condizioni per varare un provvedimento di legge che tenga conto delle diverse opinioni in materia, delle varie situazioni personali e del parere dei cittadini. Con i sensi della nostra rispettosa stima.
Le immagini: Maria Laura Cattinari in vari eventi, insieme, tra gli altri, a Mina Welby, Mario Riccio, il compianto Giancarlo Fornari, Christiane Krzyzyk e il nostro direttore, Rino Tripodi.
Maria Laura Cattinari, presidente di LiberaUscita – Associazione nazionale laica e apartitica per il diritto di morire con dignità
(LucidaMente, anno X, n. 111, marzo 2015)
Ricordiamo che LucidaMente è intervenuta più volte sulle tematiche del fine vita. Ad esempio, con: La via francese al fine vita Bene eutanasia, meglio ancora vivere e assistere Il dolore e l’eutanasia Appello-petizione on line di Mina Welby per la legalizzazione dell’eutanasia Per una legge pro eutanasiaQuando Martini difese Welby Diktat di Bagnasco sul testamento biologico «…e alla fine / ce l’hai fatta, / l’hai liberata, / e quel purosangue d’una puledra / ha saltato gli steccati / e via!» Il testamento biologico? Intanto, fallo on line! “Testamento biologico. Istruzioni per l’uso. Il punto della situazione in Italia e a Bologna” Un 2011 in LiberaUscita “Sospesi tra terra e cielo” Sul testamento biologico un’operazione antidemocratica Corpo, potere, idea, testamento biologico Alla fine, “L’ultimo gesto d’amore” Temi di fine vita: un nuovo metodo Da Luca Coscioni a Eluana Englaro Il dominio del potere su anime e corpi Prepotenza “cattolicista” e carte di autodeterminazione Andarsene con dignità
Da Luca Coscioni a Eluana Englaro
Inoltre, a cura della nostra rivista e dell’associazione LiberaUscita, nel 2007 è stato dato alle stampe Non sono un assassino. Il caso “Welby-Riccio” francese (Prefazione di Mario Riccio, Introduzione di Giancarlo Fornari, inEdition editrice/Collane di LucidaMente, pp. 176, € 15,00) di Frédéric Chaussoy, traduzione di Je ne suis pas un assassin, edito in Francia da Oh! Editions. Per saperne di più: La vicenda di un giovane, della madre e di un medico; “In Francia affetto e simpatia, in Italia…”; “Non sono un assassino”: quando prevale l’umanità; “Occorre rispettare il volere dei malati”; Il caso Humbert e l’anomalia italiana; Video della presentazione in prima nazionale di “Non sono un assassino” di Frédéric Chaussoy.