Edito da “il Giornale”, è in vendita nelle edicole “Benedetti populisti” di Francesco Boezi. Ovvero coloro che (forse) «salveranno la democrazia dai verticismi radical chic». A cominciare da Trump
Come la casa editrice Liberilibri (vedi Pensiero libero? Richard Millet, sei un razzista!), anche il quotidiano il Giornale sta svolgendo un’opera meritoria in favore del pensiero libero e non allineato. E lo fa con la propria collana fuori dal coro. Una serie di volumetti agilissimi (50 pagine) da comprare in edicola, a un prezzo accessibile (2,50 euro l’uno), tra i quali qualche mese fa abbiamo segnalato quello di Luigi Mascheroni (vedi Pensiero unico “correct”: una risata lo seppellirà?).
Tra le pubblicazioni di questo inizio 2017, il lettore potrà leggere pure Benedetti populisti. Brutti, scorretti e cattivi, ma salveranno la democrazia dai verticismi radical chic (pp. 50, € 2,50) del giornalista e blogger Francesco Boezi. Come nel caso di tante correnti o gruppi artistici, letterari, ecc. – si pensi, ad esempio, agli impressionisti, ai crepuscolari o ai formalisti russi – quello che è stato all’inizio usato dagli avversari come termine denigratorio forse conviene che venga assunto come “etichetta” con la quale passare alla storia. Beninteso, non vi è nulla di offensivo nel termine populismo e nelle sue posizioni (si veda Quando il populismo era di sinistra…).
Eppure, tutto l’establishment da tempo lo usa per bollare chi non vuole sottostare al pensiero unico conformista globalizzante, buonista e politicamente corretto. E, allora, chiamiamoli pure populisti… Ma da dove nascono? Chi sono? Cosa vogliono? Perché ne hanno paura le èlite di tutto il mondo? Afferma Boezi all’inizio del proprio libretto: «Quello che era stato fatto percepire come il migliore dei mondi per tutti, l’unico modello possibile, si è lentamente trasformato in un incubo per molti. E la globalizzazione ha lasciato indietro troppe persone, specie nelle periferie».
Questi cittadini occidentali, ex classe media, rovinati da speculazione finanziaria e delocalizzazione, cosa dovrebbero fare? Continuare a votare per i partiti di centrosinistra che li hanno ridotti alla miseria? Oggi la contrapposizione non è più tra destra/sinistra, ma, secondo l’autore di Benedetti populisti, tra «èlite e popolo». Per Pierre-André Taguieff il cosiddetto populismo esprime un’«esigenza di democrazia partecipativa o di cittadinanza attiva» da parte delle classi medi ormai precarie, impoverite e proletarizzate. Boezi afferma che la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi rappresenta «il caso più imprevisto nella storia umana di affermazione delle ragioni popolari su quelle dell’establishment». Il cosiddetto tycoon, partendo da un 1% di possibilità di vittoria, ha prevalso a sorpresa su commentatori, mass media, sondaggisti, milioni e milioni di dollari di finanziamento a Hillary Clinton. E ha «vinto perché politically incorrect».
Uno sberleffo anche plebeo verso «quei settori sociali slegati dai bisogni della realtà», tra i quali speculatori finanziari, radical chic, intellettuali, attori, cantanti e altri privilegiati che vivono una vita lontanissima dal quotidiano e dai reali bisogni delle persone comuni. E che sono soliti «giudicare con disprezzo chi si smarca dal loro quadro definitorio di liberà e democrazia […], chi non asseconda lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, che i mondani e acculturati al servizio del capitalismo disumano pensano di interpretare a loro piacimento». Nazione, sovranismo, identità, patria, radici, territorio, cultura, famiglia, eterosessualità… Tutte parolacce per i nuovi padroni del mondo, che, per di più, del tutto ipocritamente o meno, giudicano in base – secondo loro – a buone (o buoniste) intenzioni.
Ma le persone-elettori stanno cominciando a non volerne più sapere di chi agirebbe per il loro bene, ovvero per la globalizzazione, il libero mercato selvaggio, l’integrazione fallita, il multiculturalismo impossibile, i migranti irregolari con inesistenti diritti d’asilo, l’islam intollerante e incompatibile con la moderna civiltà occidentale, l’ormai inesistente Terzo Mondo. Un’Unione europea che azzera la ricchezza non solo materiale del Vecchio Continente, ovvero le tantissime storiche diversità e identità culturali, territoriali e nazionali. E, allora, ben venga l’annientamento pacificamente democratico, popolare, borghese-proletario e populista della «presunta superiorità culturale e antropologica di certa sinistra, quella presunzione calata dall’alto che denota una totale incapacità d’ascolto e una tendenza a rivolgersi solo verso i propri simili». Sarà una festa.
Le immagini: la copertina del pamphlet e il suo autore.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 134, febbraio 2017)