Una squadra di scienziati americani e inglesi ha scoperto che il prezioso elemento, grazie alla polvere di comete e asteroidi, è “approdato” sulla Terra già prima che nascesse il Sole
Sulla Terra c’è qualcosa che potrebbe essere più vecchio del Sole. Un elemento fondamentale e vitale proprio quanto la nostra principale fonte di luce e calore, ma forse ancora più prezioso: l’acqua. Un gruppo di astronomi americani e di astrofisici e chimici inglesi ha dimostrato, infatti, che essa proviene dalla polvere interstellare, sprigionata da comete e asteroidi, esistente già prima che avesse origine il Sole.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Dipartimento di Astronomia del Michigan, negli Stati Uniti, e dagli astrofisici e chimici dell’Università di Exeter, in Gran Bretagna, tutti coordinati dalla scienziata americana Lauren Ilsedore Cleeves. I risultati sono stati riportati dal magazine In a Bottle (www.inabottle.it), il primo “waterzine” italiano, nuovo nel suo genere, interamente dedicato all’acqua e incentrato sul fare cultura e divulgazione su tutto ciò che la riguarda. La scoperta scientifica illustra come gran parte dell’acqua presente sulla Terra provenga da quella arrivata dalla polvere interstellare che circolava addirittura antecedentemente alla nascita del Sole. Le rilevazioni e le simulazioni condotte in laboratorio hanno dimostrato la preesistenza di questo elemento basilare e fatto emergere che esso deriva proprio dal pulviscolo sprigionato dalle più antiche comete e dagli asteroidi preistorici.
Per la nomenclatura chimica tale “liquido primordiale” va indicato come monossido di diidrogeno. «Identificare l’origine dell’acqua sulla Terra è centrale per comprendere l’origine di ambienti capaci di incoraggiare la vita e per valutarne la presenza nello spazio», spiegano gli scienziati, che ora considerano più probabile l’aumento delle possibilità di trovare segni di esistenza e di sviluppo di varie forme animate anche su pianeti diversi dal nostro e in altri sistemi solari. E chissà che questa scoperta non apra, inoltre, nuovi scenari teorici sugli albori dell’universo.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno IX, n. 107, novembre 2014)