Al di là di presunti diritti “cosmetici” radical chic, il vero problema resta quello di sempre: il Potere e la ricchezza in mano a pochi (sempre di meno) e la miseria (sempre di più, e anche morale) che attanaglia le masse
«E, poi, nel bene, nel male, / è una questione sociale». Sono alcuni versi di Franco Battiato contenuti nella canzone Gente in progresso (dall’album Orizzonti perduti, Emi 1983). Il geniale musicista siciliano, tra le tante sue doti, aveva quella di saper spaziare dalla mistica alla canzone di consumo, dalla musica sperimentale alle problematiche sociali (Povera patria), sempre con estrema semplicità e straordinari risultati. I versi sopra citati riportano a ciò che, “in ultima analisi” (come si diceva un tempo), è il primo, il più importante, il vero, e l’unico scandaloso problema di sempre.
Va tutto bene… e andrà tutto bene…
Ma, forse, si tratta di una nostra percezione sbagliata. Al mondo non esistono miliardi di disoccupati, sottoccupati e indigenti. Non vi sono guerre in corso. Non v’è alcun pericolo per le nostre libertà democratiche. Non si continuano a iniettare sieri sperimentali dalle conseguenze già visibilmente negative e che – temiamo – lo saranno sempre più nel futuro.
Per di più è periodo di vacanze natalizie. Il fatto scandaloso che, dopo due millenni, da pochi decenni pochi ricordino che il Natale e l’Epifania sono ricorrenze cristiane festeggianti la nascita e il riconoscimento di Dio incarnatosi in un uomo dovrebbe essere considerato un fatto epocale, l’argomento degli argomenti. Al contrario, a chi importa che il Natale sia divenuto un albero pacchiano, Santa Klaus, le renne e consumismo compulsivo?
Osservando i supermercati presi d’assalto dagli ingozzatori (e sprecatori) di cibo, gli imbecilli che fanno file interminabili (due ore al freddo) davanti ai negozi di costosissime delicatezze gastronomiche (tortellini a 50 euro al chilo! e panettoni fuori dalla portata di una famiglia di lavoratori con uno stipendio normale), le strade intasate da automobilisti alla ricerca di insulsi e scontati doni, le autostrade riempite da chi si sposta per trascorrere le ferie in località di lusso, e i mass media che parlano soprattutto di questo, che c’è da dire? Si può riprendere lo iettatorio slogan che ci ha tormentato nel periodo pseudopandemico 2020-2023: “Andrà tutto bene”.
Una rappresentazione del reale del tutto falsa
Al vergognoso scintillìo consumista del periodo natalizio, che, invece, dovrebbe essere la rievocazione di Gesù e la festa dei poveri, si abbina la disgustosa melassa buonista massmediatica. Un profluvio di belle/vuote parole e puri/ipocriti sentimenti, del tutto ingannevoli e totalmente incapaci di smuovere in qualche modo una realtà scandalosa e oscena. A cominciare dai belati del papa, banali ed elementari quali li potrebbe pronunciare un ingenuo incolto. Perché tutto ciò è inutile, anzi dannoso, visto che così si anestetizzano le masse popolari?
Perché non si va mai a toccare il centro nevralgico della questione: il dilagare del capitalismo neoliberista globalista. Coi suoi corollari: la politica in mano alle élite economiche; stati e nazioni asservite a tecnocratiche istituzioni sovranazionali, a volte persino a organismi occulti; la distruzione del tessuto sociale, a cominciare dalla famiglia naturale e da altre secolari istituzioni intermedie di solidarietà collettiva, quali l’aiuto comunitario di paese o quartiere, le parrocchie, le associazioni di vero volontariato, i sindacati ecc.
Alla povera gente, alle masse, alla stragrande maggioranza della popolazione, interessano il lavoro con un salario dignitoso, turni di lavoro umani, una vita decente, una casa in cui vivere, una scuola gratuita e di buon livello per i propri figli, il poter fruire di una sanità pubblica efficiente, e – tabù delle sinistre – la sicurezza da scippi, aggressioni, intrusioni negli appartamenti, furti, borseggi sui mezzi pubblici…
Andrà sempre peggio
Ma molto presto (qualche decennio) le potenze economiche europee perderanno sempre più posizioni e, di conseguenza, visto il calo demografico, i cittadini autoctoni del Vecchio (in tutti i sensi) Continente potranno, i più fortunati, ancora reggersi a galla solo con l’aiuto e, poi, i lasciti di nonni e genitori.
Da decenni, con un’accelerazione negli anni Duemila, post entrata della Cina nel Wto (Organizzazione mondiale del commercio) e introduzione moneta euro (guarda caso entrambi tra dicembre 2001 e gennaio 2002), i Paesi europei sono in netto declino. Ecco alcuni segnali catastrofici.
Deindustrializzazione o delocalizzazione delle grandi aziende produttrici con alto consumo energetico, legate sia alla concorrenza del colosso asiatico, sia allo spaventoso aumento del costo dell’energia dopo le sanzioni alla Russia, che han fatto del male solo a imprese e cittadini europei. Assurde spese in armi per riempire arsenali militari in vista di conflitti atomici che avrebbero come esito solo l’apocalisse finale; per ora, ad averne beneficio sono solo le aziende guerrafondaie, da cui traggono a loro volta profitti esponenti di molti partiti. La forzata, irrazionale “conversione ecologica”, del tutto ideologica, visto che l’Europa incide solo per l’8% sull’emissione dei gas che si presume modifichino il clima. Automazione e robotizzazione che riducono gli occupati e alienano completamente il lavoratore dal risultato del suo lavoro. Digitalizzazione e Intelligenza artificiale per un controllo totale dei cittadini. Censura delle informazioni, anche con la liberticida legislazione europea del Digital service act (leggi Libertà di pensiero e di parola? Solo se si è allineati). Democrazia limitata: il voto è valido solo se vincono alcuni e non altri; vedi l’eclatante caso della Romania, dove sono state annullate le elezioni presidenziali liberamente e democraticamente svolte, ma anche altre tornate elettorali (Urne ribaltate).
Vogliono farci pensare e vivere come vogliono loro
Ma i poteri sovranazionali non si limitano a impoverirci e a toglierci la libertà. Ci impongono per i loro fini un’ideologia e uno stile di vita perversi. Riprendendo (e forzando) ancora Battiato (Alice, Per Elisa), alle classi sociali medio-basse hanno tolto tutto, «anche la dignità» e la cultura. Sono stati annullati i secolari valori e la moralità delle famiglie proletarie, operaie, borghesi, piccolo-borghesi, per loro natura conservatrici.
Chi ha i soldi e il Potere, non solo quello derivante appunto dal denaro, ma anche quello che i potenti distribuiscono tra i loro accoliti e servi (politico, giudiziario, d’influenza, accademico, massmediatico, cinema, musica), intende imporre pure il proprio stile di vita.
Si considerano tematiche centrali, nonché diritti (spesso “cosmetici”, capricci radical chic), l’aborto (magari fino al nono mese di gravidanza!), l’utero in affitto, la mutilazione genitale e del corpo, anche di bambini e adolescenti (teoria gender), per cambi di sesso spesso non necessari, il drogarsi, l’invasione di stranieri (da sfruttare e/o far scontrare con gli autoctoni) e altre mille follie, vere armi di distrazione di massa.
Oligarchie contro popolo
Poiché i poveracci son tanti e tutt’insieme costituiscono il popolo, le oligarchie al potere si sono inventate innumerevoli strategie. Una è quella di agire sul linguaggio. Lasciando perdere altri esempi, su cui abbiamo già speso fiumi di parole (L’inganno della neolingua e le parole censurate), è stato geniale, nella sua cattiveria, connotare negativamente due nobili lemmi sui quali si è costruito, tra l’altro, il Risorgimento e l’Italia unitaria: popolo e sovranità nazionale.
Ecco che sono divenuti, spregiativamente, “populismo” e “sovranismo”. Orrori di trogloditi che impedirebbero le «magnifiche sorti e progressive»: un futuro radioso, pacifico, ricco, di esseri umani fratelli. Parole che diventano sporche menzogne visto che, invece, aumentano guerre, disuguaglianze, povertà, intolleranza, contrasti.
E, infatti, sempre poiché i poveri son tanti e potrebbero, una volta tanto, prendere coscienza e unirsi, ecco l’altra furbata. Si sono posti gli uni contro gli altri: donne contro uomini, omosessuali contro eterosessuali, neri contro bianchi, immigrati contro autoctoni… E ci sarebbe da dire che in Occidente, tranne nel caso delle donne, le prime categorie citate costituiscono una minoranza; quindi, il progetto è di enfatizzare alcune minoranze e di opprimere la parte prevalente e, per lo più, pacifica, tollerante e silenziosa.
Ma le furbate non finiscono mai. Dal 2020 ecco altre divisioni: fanatici degli pseudovaccini contro i criminali “novax” (sarebbe meglio definirli freevax); filo Nato-Ue-Usa contro presunti filorussi “putinisti”; i creduloni del “cambiamento climatico” contro i “negazionisti”. Infine, la parola buona per tutto: i complottisti. O, fantasiosamente, “fascisti”. C’è da notare che in questi ultimi tre casi riportati le prime categorie sono costituite da una stragrande maggioranza indottrinata dai mass media mainstream, per cui si passa dalla sopracitata enfatizzazione del rispetto delle minoranze all’incitamento all’odio e al linciaggio di altre minoranze, seppure inermi, pacifiche, minoritarie, di veri, coraggiosi, dissidenti. Insomma, c’è minoranza e minoranza, ci sono opinioni da rispettare e altre da eliminare come nei peggiori regimi autoritari e liberticidi.
L’eterna lotta di classe, ma oggi nessuno tutela i poveracci
Prima del Duemila, esistevano forze politiche e sindacati che, almeno in apparenza, difendevano popolo e lavoratori. E, comunque, tenevano il pallino del gioco politico sulla questione sociale. Oggi vi è il deserto.
La lotta di classe è stata attuata da sempre da (tutti) i ricchi contro (tutti) i poveri. Elio Vittorini era il narratore preso da «non vivi, non eroici, furori in qualche modo per il genere umano perduto» (Conversazione in Sicilia). Egli scriveva che, pur parlando lingue diverse e anche se non condividevano gli usi, i costumi, le fedi, i cafoni e i proletari emigrati, fossero italiani, spagnoli, portoghesi, tedeschi, irlandesi, ebrei, riuscivano a capirsi tra loro. Tra i ricchi e i poveri della stessa nazionalità, invece, non c’era alcun dialogo, non ci si intendeva.
Qualcuno fa (o faceva) eccezione. I pochi benestanti che non hanno dimenticato le loro umili origini. E, poi, si racconta di imprenditori vicini agli operai, che conoscevano e chiamavano per nome uno per uno e con cui condividevano la vita in fabbrica (oltre a lavorare 18 ore al giorno).
Pertanto, forse sono più vicini ai poveracci alcuni partiti di destra sociale che quelli di sinistra, tutti filocapitalisti, vendutisi al neoliberismo in cambio di presunti “diritti civili”, e sudditi della cultura dominante di provenienza anglosassone politically correct, woke e fanatica della cancel culture.
Al Parlamento europeo il Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici ha poco o nulla a che vedere coi grandi partiti socialisti e socialdemocratici del XX secolo e con leader/uomini di stato come Willy Brandt, Bettino Craxi, François Mitterrand, Olof Palme, caratterizzati per di più dall’intelligente, aperta, autonoma (nei tirannici limiti consentiti da Usa e Nato) politica estera.
Oggi i sindacati indicono scioperi dal carattere spudoratamente politico e antigovernativo, e su temi che non riguardano i lavoratori, solo quando i partiti di sinistra non sono al governo; altrimenti, tacciono su provvedimenti liberticidi e persino contro la classe lavoratrice, come nel periodo pandemico, quando dipendenti venivano licenziati per non essersi sottoposti a un trattamento sanitario a rischio salute.
Sviluppo senza progresso
Qualcuno che ha avuto la pazienza di leggere questo nostro disperato testo, avrà potuto pensare che sia intriso di “luddismo”, ovvero non si vogliano accettare cambiamenti tecnologici, sociali, politici, inevitabili, così come, nell’Inghilterra della Prima rivoluzione industriale, gli operai che distruggevano le macchine tessili accusate di togliere loro il posto di lavoro. A parte il fatto che c’era pur da capirli, si dice che, nel giro di qualche decennio, tutti poterono fruire dei perfezionamenti tecnologici e conseguentemente economici dell’industrializzazione. Ma oggi sta accadendo questo?
È splendido tutto ciò che è davvero progresso ed emancipazione che migliora la libertà di scelta, e la qualità della vita degli esseri umani (e magari anche degli animali e dell’ambiente). Oggi ci sembra che ci sia un convulso sviluppo senza progresso. Il che comporta disumanizzazione, ignoranza, aggressività, violenza. Speriamo di essere smentiti dai fatti.
Le immagini: a uso gratuito da Pexels (autori: MART PRODUCTION; Nipan Chawcharernpon; Danilo Arenas; cottonbro studio).
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)