La raccolta degli interventi del direttore nel quarto trimestre del decimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Dicembre 2015 (n. 120) – A Natale mio nonno faceva il presepe…
Perché rigettare la nostra cultura, anche se “popolare” e derivante da una fede religiosa?
Uno dei più bei ricordi della mia infanzia è quello del presepe che il nonno materno, Antonio, puntualmente realizzava, pian piano, a cominciare da qualche settimana prima di Natale. Era un lavoro paziente e pieno d’amore, che non conosceva le frette, le frenesie, le ansie odierne. Inoltre, ogni dicembre la composizione si arricchiva di qualche elemento in più: una statuina, una luce, un finto laghetto, una finta fontana.
Ogni anno, peraltro, qualche elemento si deteriorava o qualche bimbo monello lo rompeva. Con santa pazienza, mio nonno rimetteva tutto a posto, anzi, il presepe diventava sempre più grande e ricco. Per noi bambini, c’entrava e non c’entrava con la fede cattolica: il presepe era semplicemente bello e creativo. E i personaggi, la stella cometa, i re magi, il bue e l’asinello esprimevano solo calore, affetti, speranza, vita, amore. La culla restava vuota fino alla notte del 24 dicembre, poi un bambinello nudo vi prendeva posto. Ci ha sempre veramente infastidito il fatto che da decenni, nelle famiglie italiane, al presepe si preferisca l’albero, l’abete, simbolo estraneo alla nostra cultura e alla cristianità, semmai metafora consumistica. Pensate, quindi, quanto possa farci adirare chi, per un malinteso senso di “rispetto” verso “altre religioni”, “altre culture”, voglia censurare, anzi proprio cancellare quelle piccole opere d’arte che sono appunto i presepi.
E, così, dobbiamo riandare agli attentati parigini dello scorso 13 novembre, col nostro speciale LM EXTRA n. 33, uscito il 16 novembre, proprio a ridosso dei tragici eventi. Una civiltà che rinuncia ai propri simboli culturali, compresi quelli di origine religiosa e/o “popolare”, ha già perso. Je suis Paris? Assolutamente no! Solidarietà alle vittime, ai loro famigliari, ai francesi, ma questi slogan, come Je suis Charlie, rappresentano una sorta di rassegnazione alla “sottomissione”, a essere eterni agnelli sacrificali di vecchi-nuovi barbari.
La risposta giusta, invece, è la ribellione, la presa di coscienza dei fermi principi della propria civiltà e comunità, del fatto che è in atto un attacco alla cultura occidentale che peraltro va al di là del terrorismo “di matrice islamica”. Che a capire questo sia un sindaco di una cittadina del Bresciano, Pontoglio, col suo cartellone stradale, peraltro subito subissato di critiche, e non le “teste pensanti” (pensanti?) fa riflettere. Il fatto che siamo sommersi da un surreale, sdolcinato, buonismo “politically correct”, da un pensiero unico totalitario conformista e omologante, dall’introduzione di “psicoreati” che limitano la libertà di pensiero, ci fa ritenere che siamo in mano alla malafede e al tradimento, piuttosto che all’ingenuità e all’ignoranza. E che dire di coloro che, ai massimi vertici dello stato francese, hanno agitato lo spauracchio della “guerra civile” (scatenata da chi?) e realizzato ammucchiate elettorali alle amministrative d’Oltralpe, pur di fermare chi non accetta il suddetto “pensiero unico”? Con un testo paradossale, quale Churchill: «Il nazismo è una religione di pace», abbiamo cercato di scherzarci su, seppure amaramente.
Sempre restando al martirio di Parigi, nel nuovo numero (120) di LucidaMente, di dicembre, Antonella Colella ha analizzato la sua narrazione in Rete in Come si racconta un attentato terroristico?; mentre Emanuela Susmel, in Il Bataclan prima del 13 novembre 2015, ha ripercorso la storia del famoso locale di musica dal vivo sito nell’XI arrondissement. La questione è globale e un tentacolare potere globale intende schiavizzare l’umanità libera (la poca che tale è rimasta), come ha denunciato Franco Franchi in Ttip: la gente che ne sa? Che un grande Paese “sanzionato” dall’Unione europea rappresenti una speranza? Giuseppe Licandro, attraverso due libri di Michail Gorbačëv e di Tichon Ševkunov, ce ne ha parlato ne La Russia di Putin, un ponte tra Oriente e Occidente.
Passando ad argomenti molto più leggeri, Maria Daniela Zavaroni ci ha condotto per mano entro i Mercatini di Natale: al via, in Tirolo, la maratona più luminosa dell’anno. Molteplici le recensioni del sottoscritto: dei film Regression e The Visit (I nuovi thriller di Amenábar e Shyamalan), che confermano alcune doti e “tocchi” stilistici dei due registi, ma sono ben inferiori ad altre loro opere, e del disco d’esordio (Salsedine) di una formazione cesenate davvero interessante, dal sound e dai contenuti molto “personali” (La musica e le parole degli Ono). E, anche perché tra i docenti vi è pure lo scrivente, segnaliamo il Corso di Scrittura erotica… Fallo! (Roma-Rende, 11 gennaio-11 febbraio 2016): un’iniziativa organizzata da Bottega editoriale, anche in videoconferenza, per scoprire l’arte della sensualità.
Con la presente uscita la nostra rivista compie 10 anni di vita. Auguri a LucidaMente e, in vista delle ormai prossime festività natalizie, auguri anche alle nostre lettrici e ai nostri lettori, auspicando per loro un felicissimo 2016!
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 120, dicembre 2015)
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Novembre 2015 (n. 119) – L’Europa nella tempesta perfetta
La combinazione di crisi economica, politica, demografica e culturale, insieme a terrorismo e immigrazione incontrollata, costituisce un mix perfetto per attaccare lo stato sociale e il nostro stile di vita… Dietro a tutto ciò chi punta alla globalizzazione della disperazione
Come si sa, dopo il noto film, la “tempesta perfetta” è un uragano che, in certe combinazioni meteorologiche – per fortuna rare –, è in grado di perdurare a lungo, producendo i massimi danni possibili nel luogo sul quale si scatena. Anche le “concomitanze” che da circa un decennio colpiscono l’Europa stanno determinando un disastro epocale.
Le stragi di Parigi del 13 novembre 2015 sono soltanto l’ultima – ma non saranno le ultime – tessera di un puzzle la cui immagine finale sta via via prendendo corpo: l’annientamento completo del nostro stile di vita per come lo conosciamo. Oltre al terrorismo jihadista, ecco le altre tessere. Una crisi economica persistente, procurata soprattutto dalla finanziarizzazione e monetarizzazione dell’economia e dalla globalizzazione dei mercati. Essa, unita alla debolezza e alla crisi di credibilità dei sindacati, ha provocato un attacco e una perdita di molti diritti sociali tipici del welfare state, vale a dire di quanto di più socialmente nobile abbia mai costruito l’umanità per combattere fame, indigenza, disoccupazione, ignoranza. Una crisi politica, caratterizzata da discredito e debolezza dei partiti – soprattutto di quelli “storici” –, che coinvolge il funzionamento stesso delle democrazie.
Una crisi demografica, che fa sì che gli abitanti del Vecchio Continente siano sempre più vecchi e in via d’estinzione. E, soprattutto, una crisi culturale, a causa della quale un cittadino europeo, ma anche, semplicemente, italiano, francese, tedesco, scandinavo, non ha saldi punti di riferimento, non conosce le radici profonde della propria civiltà, insegue l’effimero e le mode, è xenofilo. Il che determina una profonda crisi d’identità, con gravi riflessi sociali e individuali.
Aggiungiamo ancora un’immigrazione incontrollata di comunità che, una volta accolte, si compattano, risultando assolutamente non assimilabili, per loro stessa volontà, nel tessuto civile europeo (vedi, in questo stesso numero di LucidaMente, la bellissima e puntuale analisi di Christian Corsi: Terrorismo, islam e l’integrazione rifiutata). Intendiamoci, non tutti gli immigrati sono “sovversivi”. Ma islamici e cinesi costituiscono un mondo a parte, un’enclave entro le nostre società (già di per sé frammentate, se non atomizzate), che, in base a motivi religiosi nel primo caso, economici nel secondo, rifiutano ogni possibile “integrazione” coi principi e i valori di base della nostra comunità. Tutti questi fattori cagionano negli europei precarietà, depressione, rassegnazione, insicurezza, paura diffusa.
L’obiettivo dei grandi potentati che manovrano la strategia della globalizzazione (ovvero della diffusione planetaria dello sfruttamento, della miseria, dell’ignoranza, dell’intolleranza, del fanatismo, del terrore) è la distruzione dell’Europa, la rovina del continente che, attraverso un percorso durato secoli – certo anche costellati di orrori –, aveva raggiunto un altissimo livello di benessere, prosperità, civiltà. Non a caso, abbiamo scelto di corredare il presente editoriale con le tremende immagini della devastazione, nel corso della seconda guerra mondiale, di Dresda e Varsavia, città-simbolo del Vecchio Continente, e con una, immaginaria, di Washington, icona oggi dell’intera civiltà occidentale.
È già tardi. È già stato superato il punto di non ritorno. Il nemico non è il terrorismo jihadista, non è l’Isis, ma una cultura, religiosa e non solo, islamica e non solo, che esalta violenza, morte, terrore, schiavitù, mentre la civiltà occidentale si basa su piacere, vita, bellezza, libertà. Pochi sono coloro che hanno colto la realtà delle cose. E, se l’hanno colta, tacciono. Prudenza? Paura? O consapevole adesione al “nuovo ordine mondiale”? Le masse, il popolo? Il loro pensiero principale resta la pizza, il cinema, la discoteca o il calcio del fine settimana. Senza pensare che potrebbero essere crivellati da proiettili o schegge o, più, semplicemente, trovarsi dall’oggi al domani senza lavoro, scuola gratuita, assistenza sanitaria, pensioni, casa. Sembra davvero una guerra già persa.
In questo numero della nostra rivista, oltre al già citato articolo di Corsi, connesso al nostro editoriale, vi segnaliamo un altro contributo di chi state leggendo, anch’esso in qualche modo collegato al tema che abbiamo affrontato: Internet, nuovo totalitarismo? Ovvero, la Rete e le nuove tecnologie apportano progresso e migliorano la qualità delle nostre vite o sono imposizioni oppressive che causano disoccupazione, ignoranza, solitudine, volgarità, pornografia e violenza? E che agevolano il terrorismo jihadista?
Molto toccante l’intervista a Raffaella Milandri da parte di Maria Daniela Zavaroni, con lo scopo di riportare l’attenzione su un dramma che pare dimenticato: Il Nepal dopo il terremoto. Emanuela Susmel ci ha comunicato che I Pooh fermeranno la loro musica: una notizia, ufficializzata dalla band da qualche settimana, che coinciderà con la celebrazione delle loro nozze d’oro artistiche. Infine, un suggerimento a guardare in tv Gli strani omini dai “destini incrociati”, un programma con una stravagante, bizzarra, originale, eccentrica quanto geniale modalità di raccontare gli artisti e i loro decisivi incontri.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 119, novembre 2015)
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Ottobre 2015 (n. 118) – “Finalmente non abbiamo più Ignazio Marino tra le scatole”… o no?
A chi fa comodo la defenestrazione del sindaco di Roma e un personale ricordo del chirurgo impegnato nelle tematiche del fine vita e delle unioni civili
Vi rivelo un personalissimo ricordo. Qualche anno fa, a Bologna, ho conosciuto di persona l’attuale sindaco dimissionario di Roma, il chirurgo Ignazio Marino, quando era un “signor nessuno”; eppure un vero cristiano che, rischiando di persona (pensate all’ambiente dei medici e degli ospedali, in buona parte in mano a Chiesa, clericali, “Opere” varie e compagnia bella), si era apertamente schierato in favore del testamento biologico e dell’eutanasia.
Raccontò, tra le lacrime, il caso di un suo paziente, malato inguaribile, che soffriva tantissimo ma che continuava a essere tenuto in vita, nonostante le richieste dello stesso disperato di sospendere le “cure”. Questo medico dall’aspetto timido e impacciato mi fece tenerezza e un po’ m’identificai in lui perché so, avendolo vissuto sulla mia pelle, che in Italia, a essere persone libere e oneste, non ipocriti e opportunisti, si finisce isolati o peggio. Ecco perché credo ancora in lui. E lo vedo come una sorta di novello papa Celestino V (Pietro da Morrone), il monaco che si dimise nel 1294, dopo solo quattro mesi dalla sua elezione al soglio pontificio, perché aveva capito che da lui i potentati ecclesiastici volevano non la rigenerazione morale della Chiesa, ma la perpetuazione della corruzione. Dalla vicenda di Celestino, Ignazio Silone trasse una bella rappresentazione teatrale, la sua ultima opera letteraria: L’avventura di un povero cristiano (1968). Appunto.
Ma forse non tutto è finito. Il sogno di rigenerare Roma, “capitale corrotta e infetta”, non è infranto. Sono tantissimi i cittadini che chiedono a Marino di restare. Vedremo come andrà a finire. E se vinceranno ancora una volta gli affaristi, i palazzinari, le coop rosso-nere, i fannulloni. Sperando che non siano davvero le posizioni aperte su testamento biologico e unioni civili assunte dal sindaco a determinare la sua “defenestrazione” da parte dei potentati che ben conosciamo.
Quasi tutto dedicato a cultura, scuola, dischi e libri, il numero di ottobre di LucidaMente. Antonella Colella ci ha parlato del breve passo che, con la scomparsa delle forme linguistiche di cortesia, intercorre tra le pretesa familiarità e l’insulto (“Tu”, “Lei”, “Voi”? La battaglia di Eco per una lingua “educata”). Giuseppe Licandro ha attaccato la “riforma Giannini”, che stravolge il sistema d’istruzione nazionale, ampliando i poteri dei presidi e introducendo dubbi criteri di valutazione del rendimento dei docenti (Legge 107: la distruzione della “buona scuola” pubblica). Dora Anna Rocca ha intervistato Giacomo Stella dell’Istituto di Ricerca dislessia evolutiva, per capire di più dei disturbi specifici dell’apprendimento e su quanto la scuola può fare per contrastarli (Dsa: conoscerli per affrontarli).
Lo sapevate che la Dichiarazione universale, emanata dall’Onu nel 1948, non è stata accettata dagli stati musulmani, dove, pertanto, imperano l’intolleranza e le discriminazioni basate sulla sharia? Ce ne parla Luigi Mazza in Islam senza diritti umani (articolo gentilmente concesso dalla rivista NonCredo. La cultura della ragione e del dubbio). E se qualcuno ancora coltiva ingenue illusioni sul conflitto europeo del 1914-18, vada a vedersi la mostra fotografica Sguardi dal fronte, entro la quale sono state recuperate immagini, inedite quanto crude, tratte dal fondo Bersari: La Grande Guerra sfuggita alla censura (Vignola, 24 ottobre 2015-10 gennaio 2016). Sempre in ambito storico, chi volesse approfondire la vivace figura di uno studioso socialista, può farlo recandosi al convegno a lui dedicato presso l’Archivio storico comunale del capoluogo emiliano: Vita e opere di Nazario Sauro Onofri (Bologna, 29 ottobre 2015).
Proseguendo con gli inviti culturali tra cinema, musica e libri, Emanuela Susmel ci ha ricordato gli eventi in programma mercoledì 21 ottobre 2015 per celebrare i trent’anni dall’uscita di un film di culto (Nostalgia di Ritorno al futuro? Tenetevi pronti per un nuovo viaggio!). Il sottoscritto, invece, vi invita a scoprire due fantastiche vocalist femminili italiane attraverso i loro recentissimi dischi: Lacework con I nuovi merletti vocali di Suz e How to erase a plot con La misteriosa voce di armaud. E a leggere due libri da poco usciti in formato kindle: Un racconto e cento apologhi gnostici tra Kafka e Cioran, il “libro maledetto” dell’autore del presente editoriale (Decomposizione di Dio di Rino Tripodi è ora anche in versione ebook); e Una ferita aperta, Il romanzo di Rocca e Stendoro sulla violenza pedofila ora in formato kindle, con una nuova versione, completamente rivista e corretta, dal titolo L’eclisse dell’ombra: contro la “cultura del silenzio”.
Infine, consentiteci di esultare per tre iniziative della nostra rivista andate a buon fine. Innanzi tutto, la Consegna delle firme per l’inserimento del testamento biologico nella card sanitaria (Bologna, 21 ottobre 2015), alla cui raccolta (quasi 4.000 i sottoscrittori) abbiamo anche noi fornito un piccolo contributo. Poi, due corsi organizzati dalla nostra Associazione LucidaMente, avviati con successo: il Laboratorio di scrittura scenica (Bologna, ottobre-dicembre 2015) e, soprattutto, vista la marea di iscritti, il Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva (Bologna, ottobre-dicembre 2015): sesta edizione. Gaudeamus, igitur.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 118, ottobre 2015)