La raccolta degli interventi del direttore nel primo trimestre dell’undicesimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Marzo 2016 (n. 123) – Salah quel che Salah: vi spieghiamo perché, anche se si vincesse contro l’Isis, si è già perso
Molenbeek, Bruxelles, Belgio, Europa: “accoglienti”, forse troppo. Riflessioni sulla nuova strage jihadista in un numero di “LucidaMente” dedicato – guarda caso – agli sconvolgimenti demografici
Dopo «Je suis Charlie» e «Pray for Paris», siamo ora arrivati al «Pray for Brussels», con annessa patetica bandierina. Ma perché dovremmo pregare? Forse le stragi di Bruxelles della mattina del 22 marzo 2016 sono scaturite da una catastrofe naturale, quali un terremoto, un’alluvione, la caduta di meteoriti?
Esse non sono piuttosto l’immediata risposta all’arresto del terrorista islamico Salah Abdeslam? E, se adoperiamo lo “sguardo lungo”, le carneficine commesse spietatamente nella capitale belga, così come tutte le altre realizzate con freddezza nel Vecchio continente, non sono forse il logico risultato di decenni di folli scelte politiche, militari, migratorie e di “accoglienza”, che hanno allevato fanatici serpenti in tutta Europa? Quanto vale una civiltà che sa solo piangere e pregare usando vignettine buone per i “mi piace” di Facebook? Gli eterni “oranti” si sono sbizzarriti in varie interpretazioni dei massacri, pur di non dover arrivare a quella reale. Il buon papa Jorge Mario Bergoglio le ha attribuite ai “mercanti di armi”.
Scusi, santità, procurarsi del materiale esplosivo per farsi saltare in aria non necessita di “mercanti di armi”: può farlo chiunque, se spinto da un odio e da un fanatismo religiosi disumani. Gli “strateghi” hanno esortato ad abbattere per sempre l’Isis, che sarebbe il mandante di tali ignominie. Ci sembra che Salah e compagni non siano mica sbarcati da imbarcazioni d’assalto battenti l’immonda bandiera nera dell’“autoproclamatosi” califfato, né che abbiano bisogno di particolari istigazioni; sui massacri da compiere hanno già le idee ben chiare.
I “patrioti” hanno urlato di chiudere le frontiere. Peccato che gli jihadisti siano già da tempo dentro l’Europa, siano cittadini di nazioni europee e vivano nelle nostre città. In origine, pur se non necessari alle nostre economie e società, accolti in modo cieco, acritico, disordinato, in virtù di infami accordi euro-arabi. Quindi foraggiati dal Welfare State e aiutati dalle loro rispettive comunità, come dimostra il fatto che Salah fosse ben protetto da quattro mesi nella fortezza-Molenbeek, quartiere di una Bruxelles nella quale già il 25% dei residenti è musulmano (addirittura il 40% della fascia di età sotto i 30 anni). A chi esorta “Fuori l’islam dall’Europa” replichiamo che occorreva pensarci prima. E, naturalmente, non è stato fatto. Oggi come si fa a “espellere” quasi 20 milioni di islamici dall’Unione europea (circa 60 milioni complessivi nel continente), la maggior parte dei quali apparentemente “pacifici”? Il problema non sono gli islamici, è l’islam.
Alcuni buonisti attribuiscono la paternità delle stragi alle “aggressioni” occidentali in Medio Oriente o allo “sfruttamento economico” del cosiddetto Terzo Mondo, concetto ormai superato dai tempi. Che le politiche internazionali e militari siano state un disastro (vedi Libia su tutte) è ormai verità ammessa da tutti. È pur vero, però, che altrettante critiche si sarebbero fatte in mancanza di un intervento di contrasto a regimi tirannici e sanguinari. E che nessun cittadino tedesco o italiano si è fatto esplodere nel corso della Seconda Guerra mondiale o successivamente, in reazione alle “aggressioni” angloamericane. E, comunque, se si trattasse di “vendette” contro l’Occidente militare ed economico, perché la strage di Lahore? Non si riesce a concepire l’esistenza di un odio semplicemente religioso e della spietata volontà di distruggere una civiltà ritenuta moralmente inaccettabile?
E che dire del fatto che, a prescindere dall’Occidente, i paesi mediorientali sono sempre stati in continuo conflitto tra loro e al loro interno (vedi guerre Iran-Iraq, eterni conflitti etnici o tra sunniti e sciiti). Per altri “politically correct” (vedi Pensiero unico correct: una risata lo seppellirà?) le cause risiedono in non meglio definite “ingiustizie” e nelle cattive politiche di accoglienza e di “integrazione” dei migranti. Peccato che neanche gli “indigeni” europei godano dell’assistenzialismo e delle agevolazioni concessi agli immigrati e che tutti i terroristi islamici siano cittadini europei di seconda e terza generazione, non emarginati, anzi con un lavoro. Li potremmo definire “borghesi”.
Quello che pochi vogliono vedere è che esiste il Male assoluto, esistono i malvagi, esistono i fanatismi, esistono le ideologie religiose intolleranti e violente che perseguono distruzione e morte e mai saranno sradicate coi buoni sentimenti e col “dialogo”. Che il cancro è già dentro l’Europa, inestirpabile, ed è costituito da milioni e milioni di persone che, nonostante politiche davvero “accoglienti”, comprensive del famigerato “multiculturalismo”, non si sono “integrate”, ma, semmai, hanno disintegrato la società che le ha allevate. E che non hanno accettato costumi, cultura, civiltà occidentali, né mai si adatteranno o acconsentiranno a modernità, progresso, scienza, laicità, democrazia, secolarizzazione, uguaglianza uomo-donna e via dicendo. E hanno già vinto. Più e più volte. In pochi anni sono riusciti a far cambiare modi e stili di vita agli occidentali (vedi Fiorello amaro, i terroristi ci cambiano la vita), i quali vivono ormai in una condizione di perpetua insicurezza. Hanno imposto la loro cosiddetta “cultura”.
Per non dire che non esiste negli europei l’orgoglio e la consapevolezza, forti e condivisi, della propria civiltà, basata sulle splendide radici comuni, dalla cultura classica al Rinascimento, dal cristianesimo all’illuminismo, dal pensiero scientifico alle conquiste sociali. I benvoluti, blanditi e ben accolti migranti islamici hanno colonizzato quartieri e città, espellendo chi vi risiedeva precedentemente. Soprattutto, in proiezione demografica, saranno, nel corso di qualche decennio, maggioranza. Devono solo aspettare; pure senza bombe. Insomma, in futuro, Salah quel che Salah, ovvero sarà ancora e sempre quello che i tanti Salah allevati nel cuore dell’Europa vorranno perseguire.
Certo, come abbiamo appena scritto, è anche un problema demografico. Gli europei e, in particolare, gli italiani, sono sempre più una popolazione anziana e con un indice di natalità inferiore persino a quel 2,1 di figli per coppia che garantirebbe un numero stabile di residenti. Qualche ipocrita dice che devono essere gli occidentali a fare più figli. Certamente non è verosimile che europei e italiani, uomini e donne, siano improvvisamente diventati tutti impotenti, frigide, sterili, gay, senza amore per la maternità-paternità. Essi genererebbero bambini se le stesse risorse (case, scuola, sanità, assistenza, detassazioni) destinate agli immigrati (con le loro famiglie di cinque figli, mentre nei loro paesi d’origine si limitano a molti meno) andassero alle povere coppie “indigene” di giovani, spesso anche senza lavoro. Insomma, un cane che si morde la coda. Non si fan figli perché non ci sono aiuti statali e non ci sono aiuti statali perché vanno ad altri. Risultato finale: estinzione degli europei, a cominciare dagli italiani.
Guarda caso, il numero di questo mese della nostra rivista è stato dedicato proprio alla crisi demografica. Noi stessi abbiamo scritto nell’articolo di apertura, intitolato provocatoriamente Gli italiani si stanno estinguendo (e, forse, è giusto così), che gli ultimi “numeri” della popolazione del Belpaese elaborati dall’Istat sono disastrosi. Ma il dato più drammatico riguarda il calo della speranza di vita. Cosa sta accadendo? Impressionanti pure i dati diffusi dall’Ufficio Statistica del Comune felsineo relativamente al 2015. Ce ne ha parlato Franco Franchi in A Bologna si nasce di meno, ma, soprattutto, si muore di più.
In qualche maniera collegate alla tematica centrale sono le libere riflessioni di Christian Corsi post “ddl Cirinnà” (Genitori legittimi o a ogni costo?). Insomma, riguardo la maternità surrogata, è sempre accettabile in modo acritico ciò che il progresso della scienza rende possibile? Su problematiche inerenti la famiglia interviene anche, con una propria lettera, Roberto Castelli, vicepresidente dell’associazione Colibrì, che ha denunciato il fatto che dopo la separazione dei coniugi non è affatto certo l’affidamento condiviso dei figli: a soffrirne sono soprattutto i padri (Bigenitorialità dieci anni dopo: il fallimento italiano).
Esistono pure spostamenti demografici “culturali”. Aumenta il numero degli italiani all’estero: per gli studenti una crescita culturale da “spendere” al rientro. Ne ha scritto Sara Tonini in Erasmus: non solo cervelli in fuga. E la mente va necessariamente alle povere vittime dell’incidente stradale di Terragona (tredici, delle quali sette italiane) avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 marzo. Proprio il primo giorno di primavera, con tante giovani vite appena sbocciate e subito annientate. Forse, oltre che dalla fatalità, anche da questo folle, convulso movimento di esseri e merci, che chiamano globalizzazione e dalle pensioni che non arrivano, costringendo anziani a mettersi alla guida di un pullman.
Riandando a genocidi un po’ indietro nel tempo, Gabriele Bonfiglioli ci ha narrato de L’Holodomor, una strage dimenticata? Fra il 1929 e il 1933 milioni di ucraini furono sterminati dalle aberranti scelte politiche ed economiche sovietiche. Ancora un recente passato tragico: il 19 marzo 2002, a Bologna, un grande giuslavorista, che aveva capito le future dinamiche del mondo del lavoro e aveva cercato di tutelare i più deboli, veniva trucidato dalle “Nuove brigate rosse”. In occasione della ricorrenza del barbaro assassinio, I socialisti bolognesi e modenesi ricordano Marco Biagi.
Come preferite leggere? È una questione di abitudine e la tecnologia odierna, grazie ai nuovi dispositivi elettronici, ci permette di personalizzare questa esperienza all’estremo, con un nuovo dilemma: digitale o cartaceo? Il quesito è stato posto da Francesco Tavella in Ebook o libro? L’evoluzione della lettura. E, a proposito di lettura e scrittura, come vanno i nostri corsi “bolognesi”, che si tengono, come al solito, presso Unci Formazione, in via Cincinnato Baruzzi 1/2? Per mancanza di iscritti, non si sono avviati i Dialoghi erotici… con ironia (previsti per marzo-maggio 2016). Del perché e del percome parleremo in aprile con un nostro intervento. Altre due iniziative, ormai consolidate, stanno riscuotendo il consueto successo, a partire dal già avviato Corso di scrittura creativa (Bologna, marzo-maggio 2016), giunto alla settima edizione. Vi attendiamo anche al Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva (Bologna, aprile-giugno 2016): settima edizione. Avvertendovi, però, che sono rimasti davvero pochi posti disponibili. Affrettatevi.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 123, marzo 2016)
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Febbraio 2016 (n. 122) – Finalmente licenziato uno statale criminale
A Bergamo la grottesca vicenda del professore di filosofia Stefano Rho: burosauri e licenziamenti facili
Lo storico francese Fernand Braudel designava come fenomeni di lunga durata quelle strutture storiche che, nonostante i cambiamenti, si mantengono intatte nel corso dei tempi.
Nell’Italia degli ultimi duecento anni siamo passati dagli stati preunitari ai Savoia, dal fascismo al regime democristiano, dal centrodestra al centrosinistra, eppure burocrazia e burosauri, e relativi arbìtri, hanno attraversato indenni ogni mutamento e ancora oggi possono divenire il terrore del cittadino onesto, così come del celebre personaggio interpretato da Alberto Sordi nel 1971 nel film Detenuto in attesa di giudizio (diretto da Nanni Loy). Mostruosità burocratiche, ostacoli, trappole che costituiscono una palla al piede degli imprenditori, degli artigiani, dei commercianti, delle “partite iva”, cioè una delle maggiori cause, assieme alla lentezza giudiziaria, della recessione economica italiana.
Vediamo il fatto d’attualità. In data 11 gennaio 2016 il professore Stefano Rho, 43 anni, tre figli e una moglie disoccupata, docente di Filosofia presso il Liceo linguistico “Giovanni Falcone” di Bergamo, stimatissimo da colleghi e famiglie degli studenti e amato dai propri allievi, è stato licenziato in tronco. Assenteista? Fannullone? Incapace? Impreparato? Possiamo essere contenti che finalmente lo stato faccia “piazza pulita” dei suoi dipendenti indegni?
Nulla di tutto questo. Rho, con la fedina penale immacolata, è stato licenziato perché, all’atto dell’immissione in ruolo, non ha dichiarato che il 15 agosto del 2005, 11 anni fa, è stato “sorpreso” da zelanti forze dell’ordine, alle due di notte, dopo una festa di paese, a orinare presso un cespuglio, «atto contrario alla pubblica decenza». Per tale “gravissimo” gesto, all’epoca dei fatti Rho ha preferito non procedere con alcuna opposizione alla già ridicola ratifica, pagando l’ammenda di 200 euro decisa dal giudice di pace. Il suo caso, grazie a una eccezionale mobilitazione partita dai suoi studenti, ha avuto rilievo nazionale, venendo trattato da stampa (articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della sera), tv, social network, petizioni on line. Lo scorso 8 febbraio il Consiglio provinciale di Bergamo ha approvato all’unanimità una mozione urgente per la «revoca delle sanzioni disciplinari»; e interpellanze sono state presentate in Parlamento. Forse, visto il clamore mediatico e l’indignazione collettiva, la vicenda del povero professor Rho avrà un finale positivo.
Tuttavia, il suo non è un caso unico. Alcuni statali sono stati licenziati perché, essendo ricoverati in ospedale, malconci, non hanno inviato comunicazione di malattia o perché, in terapia psichiatrica, quindi poco “lucidi”, non hanno fatto richiesta di giustificazione per un paio di giorni di assenza. Oppure perché a causa di brevi assenze orarie giornaliere, recuperate lavorando del tempo in più. Altri “statali” sono stati cacciati per non aver pagato gli alimenti alla moglie (ora, da licenziati, li pagheranno di certo!) o per altre irregolarità per le quali non è prevista menzione nel casellario giudiziale. Insomma, siamo giunti dai licenziamenti impossibili ai licenziamenti fin troppo facili. Dal lassismo alla cieca persecuzione.
Il lavoro nel settore del pubblico impiego è divenuto soffocante, infarcito di incombenze burocratiche assurde. Il clima è oppressivo. La qualità della vita lavorativa peggiora in modo proporzionale alla continua perdita delle garanzie previdenziali e assicurative. Mai alcuna considerazione della professionalità e dei meriti pregressi dei dipendenti pubblici o dei “casi umani”, sempre cecità e abitudine a trattare i lavoratori come schiavi e i cittadini come sudditi, premiando servilismo, comportamenti di facciata, formalismi, acquiescenze, e assumendo un atteggiamento implacabile verso piccole mancanze, magari formali, ma non sostanziali. Al riguardo non è nemmeno il caso di parlare di giustizia borbonica perché, specialmente dopo le “revisioni storiche” di Pino Aprile, i Borboni avrebbero di che protestare. Però è il caso di fare alcune considerazioni, esprimere alcune perplessità e porgere alcune domande.
Poiché ogni giorno vengono denunciati casi di “sfaticati pubblici” (ma i dirigenti non controllano mai? dormono anche loro?), si dà forse il caso che motivazioni apparentemente nobili come la punizione dei fannulloni e l’aumento dell’efficienza siano usate come una clava per punire chi non si adegua al conformismo e all’omologazione? Oppure, per farsi facile propaganda politica? O, addirittura, per fare spending review su stipendi e pensioni, che, visto l’andazzo, nessuno potrà raggiungere a 70 anni perché tutti, per qualche assurda inadempienza, saranno licenziati prima?*
Dopo la comprensibile indignazione, passiamo a esaminare cosa ci offre un ricchissimo numero di LucidaMente in questo già primaverile febbraio 2016. Il focus è stato incentrato su tematiche internazionali. La coordinatrice editoriale Maria Daniela Zavaroni ci ha parlato del dilagare di un agente patogeno veicolato dalle punture di zanzara, che, a causa delle sue inquietanti complicazioni, sta mettendo in allarme il pianeta. La ricerca per combatterlo prosegue anche in Italia (Zika: l’arma contro il virus arriva – anche – da Bologna). La minaccia di una nuova Guerra fredda è stata evocata dal nostro “decano” Giuseppe Licandro, secondo il quale, pur in un contesto internazionale segnato dal multipolarismo, Russia e Usa hanno ripreso l’insidioso conflitto per la supremazia militare a livello planetario. I debuttanti Gabriele Bonfiglioli e Francesco Tavella ci hanno condotti rispettivamente in Viaggio nel Messico dei narcos, alla scoperta di un paese violento e disperato e della storia di Gisela Mota, sindaco martire, e ne Lo sport, oggi: passione e corruzione, tra comportamenti sleali, tangenti e doping
Sempre di respiro internazionale, ma con sfumature “culturali”, la nostra recensione (Francia e mondo musulmano secondo Michel Onfray) alla prima edizione mondiale (in Italia, per Ponte alle Grazie) di Pensare l’islam dello scomodo filosofo francese; miscellanea di polemici testi contro il pensiero conformista oggi predominante. Un altro debuttante, Luca Puggioli, a pochi giorni dall’inaugurazione al pubblico della retrospettiva Hieronymus Bosch. Visioni di un genio presso il Noordbrabants Museum, ci ha informato sull’attribuzione di un dipinto al celebre pittore olandese (Quel Sant’Antonio è di Bosch); e, nel corso dell’evento, l’opera sarà esposta al pubblico in prima assoluta. Un’altra ormai “veterana” della nostra rivista, Antonella Colella, ci ha ricordato che il 21 febbraio 2016 lo scrittore David Foster Wallace, suicida nel 2008, avrebbe festeggiato il proprio 54° compleanno (Buon compleanno, Mr. Wallace). E ha inteso celebrare il narratore cult statunitense recensendo il film The end of the tour a lui dedicato dal regista James Ponsoldt.
Purtroppo, in febbraio si commemorano anche pagine amare come la Giornata del ricordo in memoria dei martiri delle foibe. LucidaMente ha inteso ricordare il 10 febbraio ripercorrendo col debuttante Roberto Lullo le vicende di una compagine calcistica istriana che negli anni Trenta calcò i campi della serie B italiana (Pola e la sua squadra: gli anni del Grion). Altra rievocazione-celebrazione quella che Nunzia Manicardi fa in un suo romanzo (Il caso Carlo Sabattini) de L’ambientalista che venne messo a tacere nell’Emilia “rossa” per aver denunciato gravi reati ambientali. La recensione del libro è ancora di Puggioli.
I giovani sono per loro natura particolarmente sensibili alle tematiche sociali. Non stupisce, pertanto, che quattro dei frequentanti il nostro ultimo Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva abbiano voluto occuparsi, col proprio “saggio finale”: del fatto che tonnellate di cibo buono vengono gettate nella spazzatura e di come fare per evitarlo (“Dispensa Solidale”: no allo spreco di Sara Nannetti); della mercificazione del corpo femminile (La libertà femminile incatenata di Marialaura Iazzetti); dell’“housing sociale” (Nuove frontiere dell’abitare sociale in Italia, ancora di Puggioli); di una metodologia innovativa per agevolare l’apprendimento nel periodo dell’infanzia (“Filosofiacoibambini”, un nuovo aiuto alla didattica di Valentina D’Amato).
Per mancanza di spazio, evitiamo di segnalarvi le tante altre recensioni di dischi, film, libri presenti su questo numero della nostra rivista. Non possiamo, però, fare a meno di invitarvi ai nostri corsi “bolognesi”, che si terranno, come al solito, presso Unci Formazione, in via Cincinnato Baruzzi 1/2. Innanzi tutto, una novità assoluta in ambito nazionale (relatori, tra gli altri, lo scrittore Roberto Pazzi e il medico Mauro Stegagno): Dialoghi erotici… con ironia (Bologna, marzo-maggio 2016). E le altre due iniziative, ormai consolidate. Il Corso di scrittura creativa (Bologna, marzo-maggio 2016): settima edizione, durante il quale si tratterà del romanzo storico, fantastico, giallo, noir, umoristico: un nuovo format dell’ormai consolidata iniziativa didattico-letteraria di LucidaMente, con docenti ancora Pazzi e i narratori bolognesi Maria Silvia Avanzato e Gianluca Morozzi. Infine, il nostro caro Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva (Bologna, aprile-giugno 2016): settima edizione. Per ulteriori informazioni, cliccate sui link. Vi attendiamo.
*Tratto da un intervento (“Caso prof. Rho”, burosauri e licenziamenti facili) di inizio seduta tenuto mercoledì 17 febbraio 2016 presso il Consiglio del Quartiere San Vitale di Bologna quale consigliere dello stesso.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 122, febbraio 2016)
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Gennaio 2016 (n. 121) – Le calunnie di Colonia… isteria collettiva?
Non immigrati «arabi», «nordafricani», «mediorientali», «islamici», ma Cia, Mossad. O scandinavi in trasferta. E, poi, certe donne occidentali proprio se la cercano. Come “Charlie Hebdo”. Ormai solo la satira può far fronte alla cecità europea “politically correct”
Nella notte di Capodanno, durante i festeggiamenti all’aperto, approfittando dell’inevitabile confusione e calca, in varie città europee (Colonia, Amburgo, Salisburgo, Zurigo, Helsinki, Kalmar) si sono verificate vere e proprie cacce alle donne, circondate ognuna da decine di energumeni, col molteplice scopo di molestarle sessualmente, di umiliarle e di derubarle.
Prima questione. Le forze dell’ordine saranno pur state tempestate di telefonate da parte di donne terrorizzate. Ci sono stati loro interventi? Se pure ci siano stati, la sarabanda è proseguita indisturbata per tutta la notte. Seconda questione. Dei gravissimi fatti non si sa niente, per giorni. Anzi, amministrazione comunale e polizia di Colonia il 1° gennaio 2016 emanavano tranquillizzanti comunicati secondo i quali durante l’intera nottata tutto era andato benissimo, senza incidenti. Solo dopo quattro-cinque giorni cominciano ad apparire sui media di tutta Europa notizie inquietanti, drammatiche, stomachevoli. Centinaia le donne “molestate”, abusate, qualcuna violentata. Nuovo mistero: chi sono gli autori (migliaia) di tale barbarie? Velo di mistero. Allora, noi, che non siamo stupidi, abbiamo capito tutto.
Il riserbo nasconde qualcosa di grosso. A livello internazionale. La verità è che agenti della Cia e del Mossad (il servizio segreto israeliano) si sono camuffati, grazie a parrucche e trucchi vari, per apparire «arabi», «nordafricani», «mediorientali», «islamici» – queste le testimonianze riportate da alcune donne violentate nel descrivere i loro aggressori. Perché tutto ciò? Per gettare odio e intolleranza sulla pacifica, mansueta, integrata, popolazione immigrata appartenente alle suddette origini. Difatti, la Slovacchia ha annunciato che non farà più entrare gente di tal fatta entro i propri confini.
Agli agenti provocatori si sono uniti biondissimi scandinavi – anche loro camuffati da “neri” – provenienti da Svezia, Norvegia e Islanda. Difatti, tali civilissimi paesi, in seguito alle veementi rimostranze delle femministe, hanno di fatto proibito la prostituzione entro i propri confini, emanando un severo codice penale per i “puttanieri”. Pertanto, tali maschi “fallocratici” quanto “frustrati” si sono recati in trasferta per scatenare i propri barbari istinti, giustamente repressi dalle vagine al potere nei loro paesi. Altra verità venuta fuori: la sera di Capodanno, con qualche grado sotto zero, le donne di Colonia sono andate in giro seminude. Eh, no! Non si fa: l’uomo – è noto – è cacciatore. Altre, poi, sono attratte dal fascino del “barbaro”: quindi, perdono la testa se vedono un tipo “esotico”. Infine: molte donne di Colonia amano la pratica erotica denominata gang bang. Libera scelta sessuale, no? Ognuno ha i suoi gusti. Infine, si sa che le donne tendono a inventarsi violenze sessuali e abusi subiti: pertanto, non potrebbe trattarsi di un caso di isteria collettiva?
Insomma, immigrati arabi, mediorientali, nordafricani, islamici, sono accusati ingiustamente. Come affermava il buon Pietro Pacciani, il presunto “mostro di Firenze”, sono “innocenti come angioletti”. E il prossimo Capodanno, coraggio, maschi violenti, stupratori, maniaci, si va tutti insieme a Colonia a divertirsi! I graditi ospiti islamici non c’entrano nulla, come al solito, perché la loro è “una religione di pace” e “il Corano dice di rispettare le donne”, come Maometto ha fatto con Aisha. Il vero pericolo è costituito sempre da quei disgraziati vignettisti di Charlie Hebdo. A un anno dal loro massacro – che, diciamo la verità, comincia ormai ad apparire giustificato – a causa della loro vignetta sul “dio terrorista”, hanno ricevuto la condanna unanime sia del Vaticano sia dell’islam intero, uniti come di consueto. Perché provocare? Se poi qualche fanatico islamico, o magari cattolico, si incazza e fa le stragi, la colpa non è certo di un pensiero intollerante che non riconosce la libertà di pensiero, di stampa, la laicità e i diritti delle donne. Ma di chi provoca; così come, a Colonia, le donne hanno senz’altro provocato. Se fossero state rinchiuse a casa, col marito barbuto e 5-6 figli, sfasciate dalle gravidanze, non sarebbe loro successo nulla. Impariamo tutti/e la lezione.
Certo, anche noi di LucidaMente dovremmo finirla di fare i criticoni e i disfattisti. Ad esempio, nel numero attualmente on line, il sottoscritto ha lanciato un allarme sul Regresso culturale informatico…, chiedendosi se sia davvero necessario che a scuola gli studenti utilizzino computer e Internet, mentre intanto disimparano a leggere e a scrivere. E che dire di Luigi De Lucia che in Crimini finanziari ha ricordato i 130.000 correntisti italiani che hanno perso i loro risparmi investiti in obbligazioni tossiche e ha denunciato i metodi della finanza, che sfuggono alla giustizia e deprimono le società? Appunto De Lucia è uno dei numerosi partecipanti al nostro 6° Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva, ormai terminato. A fine corso, i frequentanti hanno scritto ciascuno un articolo, che, via via, cercheremo di pubblicare sulla rivista. Come quello di Michele Baldaro, che ha inteso celebrare un bell’anniversario: Scout cattolici e Italia: cent’anni tra storia e leggende; una rilettura semiseria del movimento delle buone azioni, ieri e oggi.
Altri “seminaristi” si sono cimentati in segnalazioni e recensioni di mostre e film. Claudio Bolognesi ha originalmente unito l’arte alla gastronomia con La metafisica di de Chirico e del cappellaccio alla zucca (Ferrara, fino al 28 febbraio 2016). Simona Landuzzi ci ha edotto su Pieter Brueghel e la sua dinastia (Bologna, fino al 28 febbraio 2016). Silvia Magnani ci ha parlato del film rivelazione della regista di Ankara Deniz Gamze Ergüven, incentrato sulla vicenda di cinque sorelle, che, in Turchia, lottano per la propria libertà femminile (Mustang è candidato all’Oscar per la Francia). Giuseppe Bertini è andato sul sicuro con l’entusiastica recensione di Star Wars: Il risveglio della Forza:«Chewbe, siamo a casa!».
A concludere, tre segnalazioni scaturite da penne della “vecchia guardia” della nostra redazione. Antonella Colella ha introdotto la retrospettiva pittorica dedicata a Flavio Bertelli: Mostra e conferenze a Palazzo d’Accursio (Bologna, 13 dicembre 2015 – 10 febbraio 2016); Emanuela Susmel ha visto l’ultimo successone targato Checco Zalone (In Quo vado? gli stereotipi della Prima Repubblica in chiave comica); lo scrivente ha analizzato il nuovo romanzo, Bologna non c’è più (Fratelli Frilli Editori), del giallista bolognese Massimo Fagnoni, che delinea uno spietato ritratto dell’Italia odierna: Il noir ai tempi della crisi.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 121, gennaio 2016)