La raccolta degli interventi del direttore nel terzo trimestre del decimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”
Settembre 2015 (n. 117) – Ho sognato il bimbo siriano
Non c’è mai fine agli orrori commessi dagli esseri umani… e solo nei sogni c’è una speranza
Come tutte le testate e i media nazionali e internazionali, anche LucidaMente si è a lungo domandata se e come pubblicare le tragiche e sconvolgenti immagini di Aylan, il bimbo curdo-siriano morto sulle coste turche (tra l’altro, proveniente dalla città simbolo della resistenza curda anti Isis: Kobane; vedi editoriale di ottobre 2014 del direttore). Da un lato ci sono le ragioni del rispetto per la piccola vittima e della sensibilità e pietà umana, pure verso i lettori. Dall’altro, lasciando perdere il chiacchierato “diritto di cronaca”, c’è la speranza che quelle orrende foto diventino simboliche, siano in grado di risvegliare qualche coscienza, come successo, nel corso della storia recente, con quelle di altri minori: i ragazzini ebrei del ghetto di Varsavia durante la Seconda guerra mondiale o la bimba vietnamita scampata ma ustionata dal napalm statunitense. Alla fine, abbiamo deciso una soluzione mediana: stampare queste immagini tremende (vedi anche Il tragico esodo dei profughi nel Mediterraneo) però con particolari accorgimenti grafici, sia per rispettare le vittime, sia per dare nuova vita alla denuncia, visto che, nel momento in cui usciamo, sono già note al grande pubblico e forse ormai sono state addirittura già “digerite”. Con l’auspicio – forse illusorio – che scuotano un mondo, un Occidente e un’Europa addormentati e insensibili. E che il potere civile intervenga politicamente e militarmente per annientare i guerrieri di morte e i mercanti di esseri umani.
Misteriose e ignote sono le corrispondenze tra materia e spirito, realtà e mondo onirico. Quasi imperscrutabili i loro codici. Sogno. Sono in un’ampia piscina. Vedo un bambino uscire dalla vasca, ma un altro che annaspa. Provo allo stesso tempo una forte ansia e una voglia incalzante di aiutare il piccolo in difficoltà.
Mi avvicino per salvarlo e grido aiuto, ma tutti sono orribilmente indifferenti; è come se non vedessero e non ascoltassero. Avverto rabbia e angoscia. Intanto tento di tenere su il bambino che, però, sembra morto ed è in orizzontale. Mi accorgo che è un cavallino piccolissimo e penso addolorato che è per questo che a nessuno frega di lui. Metto il corpo sul bordo della piscina, mentre ancora sono in acqua, e vedo con sorpresa che il puledro si mette a correre con vitalità. Provo sorpresa e liberazione. Ho fatto questo sogno la mattina di domenica 30 agosto. Tra il 2 e il 3 settembre sono state diffuse in tutto il mondo le strazianti immagini dell’innocente, inerme, inerte corpicino di Aylan, il bimbo siriano in fuga dalla guerra, morto annegato su una spiaggia turca.
Mi scuserete se ho messo in relazione il mio sogno con Aylan. La piscina come le immense acque del mare; l’indifferenza e l’insensibilità dei presenti uguale a quella dei potenti della Terra di fronte alla tragedia dei profughi; il bimbo in posizione orizzontale, identico alla realtà iconografica. Unica speranza: la vittima fuori dall’acqua si trasforma in un bel cavallino che si mette a correre. Vita, libertà, gioia. Purtroppo, è solo un sogno. Di questo e altri orrori legati all’esodo dei migranti e alla passività di Europa e Onu, ci parla, in questo numero di LucidaMente, Giuseppe Licandro col suo Il tragico esodo dei profughi nel Mediterraneo, soffermandosi pure sull’esempio positivo di accoglienza fornito dai cittadini di Reggio Calabria, con in testa il loro sindaco.
Tra gli altri contributi, vi invitiamo a non perdervi gli scoop di Emanuela Susmel e Dora Anna Rocca: la prima, in esclusiva per LucidaMente (Michele Cucuzza ci parla del suo multiforme giornalismo), intervista il noto giornalista Rai spaziando da Pertini a Tortora, dal caso del Banco ambrosiano a La vita in diretta e a Unomattina; la seconda ci ha regalato un reportage da Milano: A Expo 2015 con “LucidaMente”, una rassegna di proposte internazionali sul tema Nutrire il pianeta, energia per la vita. Polemico l’intervento del Comitato dei cittadini per i diritti umani sulla controversa approvazione di un nuovo farmaco da parte dell’Fda: Viagra per donne o, piuttosto, il solito (dannoso) antidepressivo? E, problema di fondo, se una donna non vuole far sesso, è mentalmente malata?
Va giù duro anche uno scrittore nostro amico: una denuncia de Il degrado della letteratura odierna, secondo Sergio Sozi; infatti, nella sua frizzante e affabulatoria raccolta di racconti Diorama (Splēn edizioni), lo scrittore umbro è spesso in aperta polemica con l’establishment di scrittori, editori, critici, lettori italiani… Ci fa piacere segnalarvi anche un evento e due mostre originali, spettacolari e coinvolgenti (se leggerete gli articoli scoprirete il perché): la singolare gara I quartieri si sfidano in bici (Bologna, 1-20 settembre 2015), La gustosa leggenda di Bengodi in mostra al Castello Sforzesco (Milano, fino all’11 ottobre 2015) e Tutti i colori della Rocca (Vignola, 5 settembre-12 ottobre 2015).
Vi invitiamo anche questo mese a sottoscrivere la petizione popolare proposta da varie associazioni raccolte nel Comitato Articolo 32 che chiedono alla Regione Emilia-Romagna di permettere ai cittadini di registrare elettronicamente le proprie dichiarazioni anticipate di volontà, insomma Per inserire il testamento biologico nella tessera sanitaria. C’è ancora tempo per firmare. Ma facciamolo tutte e tutti! E, sempre con largo anticipo, continuiamo a sollecitarvi alle due nostre iniziative “didattiche” che si svolgeranno a Bologna in autunno, presso le strutture di Unci Formazione (via Cincinnato Baruzzi 1/2): il Laboratorio di scrittura scenica (docente l’attrice e autrice Alessandra Merico, diplomata all’Accademia internazionale di Teatro di Roma) e la sesta edizione del Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva, diretto dal sottoscritto.
Infine, riserviamo di nuovo le ultime righe del presente editoriale a qualcosa che ci sta particolarmente a cuore. Da poche settimane è uscito un innovativo Manuale pratico di Scrittura (edito da Kimerik), ricco di consigli, suggerimenti, sintesi e schemi, tutti d’immediata applicazione (vedi anche pagina facebook). Assieme a Bottega editoriale, l’ha curato chi state leggendo. Una sorta di piccola risposta (Scrivere bene? Si può imparare) al degrado linguistico-culturale italiano denunciato da Sozi. Se lo comprerete, fateci sapere se vi è piaciuto e vi è servito nella vostra professione e forniteci le vostre critiche. Sempre gradite. E, per i milanesi, proprio questo mese l’opera sarà presentata nel capoluogo lombardo: Un libro per saper scrivere (Milano, 26 settembre 2015).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 117, settembre 2015)
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Agosto 2015 (n. 116) – Roma: il clan Casamonica… Ma non chiamateli “zingari”
Il caso dei funerali del boss sinti, svoltisi proprio nella parrocchia dove era stato negato l’estremo saluto all’“eretico” Piergiorgio Welby. Per la Chiesa cattolica meglio la delinquenza che l’eutanasia
Quasi tutto è stato detto sugli sfarzosi quanto pacchiani funerali di Vittorio Casamonica, tenutisi lo scorso 20 agosto a Roma, presso la Chiesa di Don Bosco, la stessa nella quale erano stati negati quelli del povero Piergiorgio Welby, morto il 20 dicembre 2006. Approfondiremo dopo perché la Chiesa cattolica rifiuta le esequie a una persona che ha inteso smettere di soffrire e le concede a un malavitoso. Prima, vorremmo approfondire chi sono i Casamonica.
Sinti abruzzesi, ormai stanziali, si trasferiscono da Pescara a Roma negli anni Settanta. Rappresentano un clan, apparentato anche con altre dinastie rom italiane. Mi raccomando, però: non chiamateli zingari. Primo, perché usare tale parola sembra che ormai costituisca reato. Secondo, perché si tratta di gente tutt’altro che nomade, ma ben stabilizzata in case popolari del Comune capitolino al canone agevolato di 70 euro al mese, ma anche in abitazioni di un certo pregio e persino ville. Come quella, in costruzione, requisita a uno dei “patriarchi del clan”: venti stanze (1.500 metri quadrati), «difesa» da microcamere che rimandavano le immagini su schermi al plasma piazzati in cucina, in camera da letto, nella toilette. Quali sono le “attività” che, secondo le investigazioni e le autorità giudiziarie, svolgono i Casamonica? Usura, truffa, riciclaggio, traffico di stupefacenti, estorsione.
Attività che rendono bene, visto che, nonostante le dichiarazioni dei redditi da poveracci, negli ultimi maxisequestri riguardanti “la famiglia”, la Direzione investigativa antimafia ha confiscato beni per un valore di oltre 85 milioni di euro (terreni edificabili, ville con palme e piscine, stabili sul golfo degli Aranci, 33 cavalli da corsa, oltre 200 conti correnti e 75 autovetture di lusso). Appunto, secondo la Dia, si tratta della struttura criminale più potente e radicata nel Lazio.
Non mancano i rapporti dei Casamonica con la celeberrima banda della Magliana – e ci sarebbe da fare anche un ampio discorso sulle tv che trasformano in ambigue fiction le “eroiche” imprese di una gang criminale: uno scandalo – e, ovviamente con la politica (da destra a sinistra). Insomma, come cantava Iva Zanicchi, «prendi questa mano, zingara». Pardon, «senti questa mano, sinti». E non crediate che i Casamonica costituiscano una rarissima eccezione. Da Pescara a Reggio Calabria, e sparse per tutta l’Italia, esistono organizzazioni criminali rom o sinti, dedite ad attività illegali di ogni genere e in buoni rapporti con le varie mafie locali. Quindi, italiani, continuiamo ad aderire a una visione sdolcinata e oleografica dei nostri simpatici “zingarelli” cui diamo l’elemosina, spesso per non essere molestati.
E sull’accostamento Casamonica sì, Welby no? Da laici e atei fa specie scendere al livello di discettare se un funerale vada concesso o meno. Potremmo anche dire che il discorso non c’interessa. Soprattutto se leggiamo il Canone 1184 del codice di Diritto canonico, secondo il quale, «se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: 1) quelli che sono notoriamente apostati, eretici, scismatici; 2) coloro che scelsero la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana; 3) gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli».
Insomma, nel 2015, si sta ancora a parlare di «apostati, eretici, scismatici»… Contenta la Chiesa cattolica di fare a gara con l’islam per contendersi la palma di chi è tuttora primo nell’oscurantismo medievale… affari loro (forse). Ma, come cittadini italiani, ci preoccupa il messaggio inviato a giovani, soprattutto quelli socioculturalmente sul punto di divenire “devianti”, che magari saranno rimasti a bocca aperta, per l’ammirazione, di fronte alla profusione kitsch dell’ultimo saluto al boss. E, ancora, leggendo il sopracitato canone, forse il caso di Vittorio Casamonica non farebbe parte del terzo previsto, quello de «gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli»? Come è, in effetti, avvenuto.
Va bene, si dice, pietà e perdono per tutti. Ma perché non per Welby, che non rientrava in alcuna delle tre categorie menzionate dal canone del Codice di Diritto canonico? Torniamo indietro nel tempo e riportiamo il comunicato del Vicariato di Roma del dicembre 2006: «In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325)». Tali “commi” si riferiscono alle parti del catechismo contro eutanasia e suicidio: leggetevele pure.
Per la cronaca, all’epoca il vicario generale per la diocesi di Roma era Camillo Ruini, che dichiarò di aver preso personalmente la decisione di negare il funerale religioso a Welby, le cui esequie laiche si svolgeranno il 24 dicembre 2006. Gradite un’altra polemica? Lo scorso 24 giugno 2015, a Bruxelles, nel corso di un convegno, l’alto commissario per la Politica estera e della Sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini (Partito democratico) ha tenuto un discorso che definire “strumentalmente buonista” è poco: Ma la Mogherini conosce la storia Europa-islam? Questa la domanda che ci siamo posti nel nostro intervento, all’interno del quale facciamo riferimento alla realtà storica di lunga durata esposta nel libro La croce e la mezzaluna (Mondadori) di Arrigo Petacco. Non meno drammatica e rientrante in un altro contesto di lunga durata è la vicenda narrata da Giuseppe Licandro ne La sciagura di Mattmark: il sangue degli “sporchi italiani”; cinquant’anni fa una valanga uccise 55 nostri connazionali che stavano costruendo una diga in Svizzera, coi responsabili del disastro che furono in seguito assolti.
Essendo agosto, ecco qualche articolo più “estivo”. Emanuela Susmel ci ha inviato un reportage dall’Umbria, riportando il fascino dei borghi medievali accompagnato dal profumo di tartufo, che si insinua fra negozi e stradine (Tra Assisi e Perugia, un fine settimana fuori dal tempo). Vittoria Colla, ne La gustosa leggenda di Bengodi in mostra al Castello Sforzesco (Milano, fino all’11 ottobre 2015), ci ha invitato all’evento Il mito del paese di Cuccagna, con le stampe della raccolta Bertarelli che raccontano una sorta di fiaba della cultura europea medievale e moderna: come riscoprire un’utopia oggi dimenticata. Abbiamo fornito altresì il resoconto di una delle tipiche serate estive con premio annesso: Sellia Marina onora giornalismo, cultura ed etica. La cittadina in provincia di Catanzaro ha fatto da sfondo alla serata di gala del premio Pandora, conferito anche alla nostra corrispondente Dora Anna Rocca, un importante e meritato riconoscimento per le attività culturali svolte, come avevamo già anticipato nell’editoriale di luglio.
Visto che in apertura abbiamo ricordato Piergiorgio Welby, vi invitiamo anche questo mese a firmare la petizione popolare proposta da varie associazioni raccolte nel Comitato Articolo 32 che chiedono alla Regione Emilia-Romagna di permettere ai cittadini di registrare elettronicamente le proprie dichiarazioni anticipate di volontà, insomma Per inserire il testamento biologico nella tessera sanitaria. C’è ancora tempo per firmare. Ma facciamolo tutte e tutti! E, sempre con largo anticipo, continuiamo a sollecitarvi alle due nostre iniziative “didattiche” che si svolgeranno a Bologna in autunno, presso le strutture di Unci Formazione (via Cincinnato Baruzzi 1/2): il Laboratorio di scrittura scenica (docente l’attrice e autrice Alessandra Merico, diplomata all’Accademia internazionale di Teatro di Roma) e la sesta edizione del Seminario di scrittura giornalistica e comunicazione audiovisiva, diretto dal sottoscritto.
Infine, riserviamo le ultime righe del presente editoriale a una pubblicazione che ci sta particolarmente a cuore. Da poche settimane è uscito un innovativo Manuale pratico di Scrittura (edito da Kimerik), ricco di consigli, suggerimenti, sintesi e schemi, tutti d’immediata applicazione (vedi anche pagina facebook). Assieme a Bottega editoriale, l’ha curato chi state leggendo. Una piccola risposta (Scrivere bene? Si può imparare) al degrado linguistico-culturale italico. Se lo comprerete, fateci sapere se l’avete gradito e forniteci le vostre critiche. Sempre gradite. Buone vacanze (o quel che ne rimane); in ogni caso, come cantavano i Noir Désir nel 2001, Le vent nous portera (2001). Ricordiamo canzone (con testo in italiano), videoclip e le violente vicende del fondatore della band, Bertrand Cantat, in «Questo profumo dei nostri anni morti».
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 116, agosto 2015)
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Luglio 2015 (n. 115) – La Grecia brucia… noi pure
Nell’afa di questo mese tante notizie e approfondimenti sparsi modellano uno dei numeri di “LucidaMente” più “ricchi” di articoli
Gli eventi (più o meno) naturali son spesso soliti assumere dei significati simbolici. Gli incendi scoppiati intorno al 17 luglio in Grecia, nei dintorni di Atene e nel Peloponneso, sembrano quasi rappresentare la rabbia del paese ellenico, “costretto” qualche giorno prima a un altro accordo con l’Unione europea, che non si sa quanto durerà e se servirà.
Molti cittadini greci, cioè i discendenti di coloro dai quali si è originata tutta la cultura europea e cristiana, sono alla fame. Ci sia consentita una modesta proposta: le coop di ogni colore, così attive nel campo dell’accoglienza dell’immigrazione (irregolare), aiutino, “adottandoli”, gli ellenici indigenti. Oppure, i casi sono due (o tutt’e due): i greci non permettono facili business e si è “razzisti” nei loro confronti, cristiani ortodossi, discriminati a favore di immigrati irregolari del tutto estranei alla civiltà, alla cultura e alla democrazia occidentale. A voler essere più precisi: non è che dobbiamo accogliere per forza i migranti musulmani a causa di oscuri patti “euromediterranei” ed “eurabici” con i potentati islamici, mentre dei greci possiamo fregarcene? D’altronde, la cultura europea (un mix di cultura greco-romana, cristianesimo, rinascimento, illuminismo, pensiero scientifico) rende gli uomini liberi e in grado di contestare il potere. In genere il pensiero musulmano (ma anche quello cinese, indiano, ecc.) rende gli uomini schiavi e sottomessi (islam non significa proprio “sottomissione”?).
Se la Grecia piange, l’Europa non ride (e neppure l’Italia, vista l’ondata di afa che ci tormenta da settimane…). Riccardo Camilloni ha affrontato la crisi del Vecchio continente con l’approfondimento Unione europea, la crescita dei nazionalismi: mentre il referendum greco fa traballare le fondamenta dell’Europa, gli stati membri cominciano a reclamare sempre maggiore autonomia. Quali sono le cause? Sui cambiamenti climatici e su cosa si può fare, in particolare a Bologna e dintorni, ha scritto Antonella Colella con Emergenza clima: proposte Wwf per l’Emilia-Romagna: il delegato regionale dell’associazione ecologista, Marco Galaverni, lancia un appello, sollecitando la resilienza del territorio. Di cosa si tratta?
Sempre a proposito di ecologia e ambiente, ancora Camilloni è tornato sull’ultima, attesissima, lettera pastorale del pontefice: una forte invettiva contro il degrado ambientale e morale della Terra (Papa Francesco, un’enciclica per il futuro del pianeta). Argomento col quale, d’altra parte, avevamo iniziato il nostro precedente Editoriale. E, restando in tema “natura”, ecco ancora una nostra riflessione: Gli italiani hanno scoperto l’amore per gli animali. Probabilmente per la prima volta nella storia del Belpaese, cani e gatti vengono rispettati e a volte adorati. Anche se c’è chi ci scrive sul caso di Imola, abbattere i cani (o i dipendenti pubblici)? In effetti, molti sono stati, in questo numero della nostra rivista telematica, le lettere e gli interventi esterni. Eccoli, in sintesi: In Italia nessuna meritocrazia (favoritismi, nepotismi e raccomandazioni che “ingessano” la nostra società); Un ricordo di Giacomo Biffi (la memoria di un episodio legato alla strage del “Salvemini”, un esempio per il presente); In difesa della Polizia municipale di Bologna (dopo le polemiche esternazioni del sindaco Virginio Merola, interviene Carmine Naldi, vicepresidente del Quartiere San Donato); Gli insegnanti si scanneranno tra loro (la “meritocrazia” inserita nella riforma della scuola Giannini produrrà effetti catastrofici?).
Tornando all’attualità politica, Vittoria Colla ha parlato di Srebrenica e i sassi al premier serbo: a vent’anni dalla strage la commemorazione fa riflettere sugli errori del passato e sugli equilibri internazionali di oggi; ma, come ha dimostrato l’aggressione ad Aleksandar Vučić, una conciliazione rimane molto difficile. Ancora lo scrivente ha denunciato un carrozzone corrotto e diseducativo pagato da noi tutti (Calcio delinquente) e ha ricordato una ricorrenza storica (45 anni fa la rivolta di Reggio Calabria: il 14 luglio 1970, nella Città dello Stretto, esplodeva una collera popolare che si sarebbe protratta a lungo, con morti e devastazioni, civili e sociali, irreparabili, oltre a quelle materiali).
Della settima arte hanno scritto Silvana Tabarroni e Margherita D’Amico. La prima è stata nostra inviata all’edizione 50+1 della Mostra internazionale del nuovo cinema Pesaro 2015: giovani, film, sperimentazioni; la seconda si è chiesta se Il cinema è ancora “eversivo”? Infine, concedeteci tre segnalazioni librarie: Adolescenti. Cosa faccio quando non mi vedi (Mind edizioni), con intervista all’autrice Monica Giuliani («Un genitore deve semplicemente fare da ponte»…); Vuoti a perdere (eclissi editrice) di un narratore felsineo che conferma la propria amara vocazione “morale” (Una Bologna borghese e sottoproletaria nel nuovo giallo di Massimo Fagnoni); la silloge poetica Gorghi d’infinito (inEdition editrice), caratterizzata da delicato lirismo, religiosità, amore, del nostro amico don Agostino Secondino («Camminarono / in gallerie di vento»). E fateci concludere con la segnalazione della notizia che la nostra “vecchia” redattrice Dora Anna Rocca ha ricevuto un importante riconoscimento. Congratulazioni affettuose a lei da tutto lo staff di LucidaMente e… buone vacanze ai lettori.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno X, n. 115, luglio 2015)