Col suo nuovo disco “Inesse” (prodotto da Kowloon e da La Tempesta International), attraverso musiche e voce, l’artista toscano trasfigura la realtà
A tre anni dal suo esordio con Für El, è da poco uscito, intitolato Inesse, il nuovo album di Erio. Questa nuova opera, prodotta da Kowloon e da La Tempesta International, si presenta diversa dalla prima, un’evoluzione musicale verso la commistione di generi. Undici tracce portano dritto al cuore dell’artista toscano, che si apre al mondo esterno raccontando il proprio pianeta interiore, i frammenti che lo costituiscono (Inesse significa appunto “dentro di sé”).
Come anticipato nello scorso numero di Lucidamente, sono già usciti due videoclip tratti dal nuovo album: Kill it! Kill it! (Simone Tognarelli) e Limerence (Gabriele Paoli). I due brani introducono rapidamente alle novità del disco, che rispetto al primo presenta differenze musicali e di contenuto. Sul piano visivo, le immagini video si presentano con un ritmo spezzato, e la stessa cosa accade per la musica. Ogni elemento di una composizione – compresa la voce di Erio ‒ segue un ritmo a sé. Le parti poi si riuniscono, e magicamente tutto funziona. L’album è attraversato da atmosfere r’n’b e hip-hop, sullo sfondo di distorsioni elettroniche, mentre la voce del cantante si fa puro suono e si unisce all’insieme poliritmico, con insistenti modulazioni. Non è un caso che tutto questo gli riesca molto bene: Erio ha studiato canto lirico e composizione.
Per questo secondo album, oltre ai testi, l’artista ha creato e arrangiato i componimenti e ha, in parte, prodotto il disco. Ha inoltre realizzato a olio l’immagine di copertina. Tre Erio sono raffigurati sul fronte del cd, i frammenti di sé che idealmente, qui, si ricompongono. Così potrebbe essere letta Becalmed, terza traccia, in cui l’artista racconta di essersi guardato in uno specchio, dopo tanto tempo, come se fosse la prima volta. Limerence, invece, parla dell’ossessione per la persona amata, una passione ostinata che si nutre della reciprocità del sentimento.
Similmente alla letteratura romantica, Erio canta una continua tensione verso qualcuno o qualcosa, che può sfinire, ma tiene in vita l’uomo. Ma non si parla solo di sentimenti amorosi: l’album è soprattutto un viaggio alla scoperta di sé, della propria importanza. L’artista si cerca e s’inoltra nel proprio mondo interiore. Ciò che vede, e poi trasforma in musica, sono interpretazioni del mondo esterno, ricostruzioni che diventano suoni e immagini. La deformazione della realtà, tradotta anche dalle distorsioni vocali di Erio, è il normale mutamento che l’esterno subisce passando attraverso gli occhi e l’anima dell’uomo. Dalle atmosfere orientaleggianti di Becalmed, terzo brano del disco, si fa un salto alla nona traccia, Kill it! Kill it!, composta da Erio e Ioshi. In questo pezzo la musica assume ritmi accesi e crescenti.
L’atmosfera riflessiva di tutto l’album sembra sfociare in un’euforica liberazione, tema che si ritrova anche nel testo. «Please me! Please me!» è infatti la seconda esclamazione che l’artista canta. Il piacere che deriva dall’unione dei corpi diventa la fonte di riscatto fisico e mentale dalle proprie gabbie interiori. Risalendo il proprio io, da dentro a fuori, Erio regala momenti di dolcezza e concede un tuffo nel suo mondo personale. Travolge e coglie sempre di sorpresa, sicché, ascoltando lo stesso brano, sembra di averne sentiti almeno tre diversi.
Le immagini: la copertina dell’album Inesse (Kowloon/La Tempesta International) ed Erio, 2018.
Roberta Antonaci
(LucidaMente, anno XIII, n. 149, maggio 2018)