Dopo gli aforismi di Graziella Poluzzi, ri-scopriamo nella raccolta di liriche di Floriana Porta (Ag Book Publishing) un’antica ma sempre nuova forma di comunicazione dei sentimenti
L’eleganza e la leggerezza sono le caratteristiche degli haiku, piccoli e preziosi componimenti poeticinati in Giappone nel XVII secolo. Lo scopo di tale genere letterario è quello di usare il numero minimo di parole per esprimere il massimo del significato: una sfida che ha molto a che fare con i nostri tempi, che richiedono facile comprensione e concisione. La scrittrice torinese Floriana Porta, con la propria silloge Quando sorride il mare (Ag Book Publishing, pp. 64, € 9,90), si cimenta proprio con questo modo delicato di scoprire e parlare delle cose.
La prima parte dell’opera è formata da una serie di poesie accomunate dalla presenza del mare. Anch’esse sono molto brevi e sembrano preannunciare, soprattutto per la centralità dell’elemento naturale, i successivi haiku. Le immagini di scogli, fossili, gusci e coralli rinviano a un insieme di oggetti concreti che sono il resto, inaridito e fermo, di un’esistenza che può tornare a vivere solo grazie al potere e al miracolo dell’acqua: «Tutto è mare. / Fruscii e luccichii / dentro cui smarrirsi. / Ineludibile spettacolo / del mio fantasticare / sazio di solitudine e di luce». La distesa azzurra, simbolo per eccellenza di mutevolezza e incostanza, si ridisegna di volta in volta passando dall’essere forza sostanziale a luogo immenso in cui si raccolgono le cose perdute, creatura muta con la quale non è possibile comunicare: «Perduta / nell’ellisse / ascolto un mare / senza radici. / Nemmeno un addio / fa ritorno».
Il desiderio di essere abbracciati e trovare pace nella calma dei flutti è accompagnato dalla paura di venirne travolti: «A poco a poco / il mare mi ha ingoiata… / osso dopo osso, / tra il nascere e il morire. / Atroce lamento / nella frusta dei venti». Nella personale mitologia dell’autrice le onde, declinate sempre in maniera diversa, rimandano però a un essere preciso: «Ed eri mare. Ossia incontro / di spirito e carne, ma anche / il luogo di resurrezione. / Enorme palcoscenico / fra gli dèi e gli uomini». Potremmo considerare queste liriche quasi degli haiku, e non solo per la brevità.
Secondo la particolare legge che tiene unite le esili terzine del componimento d’origine nipponica, gli accadimenti umani sono comprensibili grazie a un rimando all’ambiente circostante (la stagione, i fenomeni atmosferici, i momenti del giorno). La suggestione del riferimento alla natura “illumina” la condizione dell’individuo, facendosi tramite e spiegazione, non soltanto simbolo, della sua vera essenza. Ecco un esempio: «Mare vivente. / Sulle coste rocciose / puri pensieri». Dietro l’apparente semplicità dell’opera si nascondono regole precise, che ne affermano l’impressione di perfetto equilibrio. Oltre al numero fisso di versi e alla presenza del legame con il mondo esterno, un terzo aspetto fondamentale è dato dall’inserimento di un brusco stacco, un elemento che ribalta l’andamento ritmico o il senso che ci si potrebbe aspettare. È proprio il sopraggiungere dello scarto a garantire la ricchezza inesauribile degli haiku, mai chiusi in se stessi, in quanto la loro estrema concisione lascia spazio a un vuoto, a una promessa, a una traccia che sta al lettore completare.
Lasciamoci allora con altri due regali dedicati al mare offerti dalla raccolta della poetessa Porta:
«Tritone soffia, dentro una conchiglia,un uragano».
«Nelle pupille, adagiate sul mare:un nuovo giorno».
Le immagini: la copertina del libro Quando sorride il mare e la foto di una distesa d’acqua.
Antonella Colella
(LucidaMente, anno IX, n. 108, dicembre 2014)
Grazie della splendida recensione che va al cuore della mia poesia. Un saluto da Floriana