La vittoria del Portogallo in Francia dimostra ancora una volta che nel football quasi mai vincono i migliori, ma spesso i più abili tatticamente e i più fortunati
Il Campionato europeo di calcio si è dimostrato, ancora una volta, l’evento agonistico internazionale più incerto e imprevedibile. A differenza di altre competizioni sportive, infatti, nel torneo per nazioni del Vecchio Continente hanno spesso prevalso squadre outsider come Urss (1960), Cecoslovacchia (1976), Olanda (1988), Danimarca (1992), Grecia (2004), Portogallo (2016).
La vittoria del Portogallo ha smentito i pronostici dei bookmakers che davano per favorite Francia, Germania e Spagna. Poiché vari campioni (Zlatan Ibrahimović, Robert Lewandowsky, Thomas Müller, Paul Pogba, Wayne Rooney) hanno deluso, mentre altri (Gareth Bale, Antoine Griezmann, Eden Hazard, Cristiano Ronaldo) hanno inciso solo a sprazzi, si può parlare – parafrasando Friedrich Nietzsche – di “crepuscolo degli dei”. Non ci è piaciuto l’allargamento della fase finale a 24 partecipanti, perché ciò ha reso più modesto il livello tecnico del torneo con partite poco spettacolari e spesso costellate da grossolani errori. Alcune squadre (Austria, Romania, Russia, Slovacchia, Svezia, Ucraina) non sono riuscite a imbastire elementari trame di gioco, mentre altre (Albania, Croazia, Galles, Inghilterra, Eire, Irlanda del Nord, Islanda, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Svizzera, Turchia, Ungheria) hanno praticato un calcio prevalentemente votato al contenimento degli avversari e al contropiede. Solo Belgio, Francia, Germania e Spagna sono rimaste fedeli a un modulo tattico più offensivo, venendo però spesso irretite da avversarie accorte e ciniche.
Gli Europei del 2016, dunque, hanno decretato la morte del tiqui-taca, la fitta ragnatela di passaggi introdotta un decennio fa dalle Furie rosse spagnole, dimostratasi inefficace contro il “catenaccio” rispolverato da vari allenatori. Il Portogallo, ben schierato in campo dall’abile Fernando Santos, ha ricordato per certi versi l’Italia di Enzo Bearzot che trionfò a sorpresa nei mondiali del 1982: partiti sottotono (tre pareggi nel girone iniziale contro avversarie abbordabili e una qualificazione stentata agli ottavi), i portoghesi hanno acquisito poco alla volta fiducia nei propri mezzi, fornendo le migliori prestazioni proprio negli ultimi due incontri.
L’infortunio patito da Cristiano Ronaldo nei primi minuti della finale ha stranamente galvanizzato i calciatori lusitani, che per il resto della partita hanno fronteggiato con determinazione gli avversari, mentre il prodigioso Rui Patricio (portiere pressoché sconosciuto) ha parato tutto, aiutato anche dalla buona sorte (vedi il palo colpito al 92’ da André-Pierre Gignac). Il vero eroe della finale, tuttavia, si è rivelato un oscuro attaccante originario della Guinea-Bissau: Éderzito António Macedo Lopes, detto Éder, il quale – beffa del destino – milita nella squadra francese del Lille. Il possente e impacciato centravanti portoghese ha vestito nei tempi supplementari i panni del goleador di razza, scaricando da venticinque metri una bordata micidiale che si è insaccata in rete. I grandi campioni, costantemente francobollati da un nugolo di difensori avversari, stentano ormai a segnare nelle partite importanti e spetta ai comprimari risolverle con guizzi improvvisi.
È stato anche l’Europeo delle clamorose rivincite: l’Italia ha vendicato le sconfitte subite dalla Spagna nelle due precedenti edizioni; la Germania si è scrollata di dosso la “maledizione dell’Azteca” che durava dal 1970, prevalendo per la prima volta contro gli azzurri in una gara a eliminazione diretta; la Francia ha battuto finalmente i rivali teutonici che in passato l’avevano spesso eliminata; il Portogallo ha sconfitto i transalpini dopo 41 anni e ha anche lavato l’onta del 2004, quando perse la finale degli Europei a Lisbona contro la Grecia. La nazionale più sconcertante del torneo è risultata senza dubbio l’Inghilterra dell’inetto e confusionario Roy Hodgson, capace di farsi eliminare negli ottavi di finale dai tenaci semiprofessionisti islandesi.
Proprio l’Islanda – insieme al Galles – è stata la sorpresa degli Europei, a riprova che nel calcio odierno contano più la preparazione atletica e l’acume tattico anziché lo sterile “possesso di palla” o le gesta funamboliche dei singoli. I tifosi dell’Irlanda si sono dimostrati, per l’ennesima volta, i più corretti e simpatici (vedi Europei 2016, non solo hooligans: dai tifosi irlandesi lezioni di tifo), a differenza dei turbolenti ultras croati, francesi, inglesi e russi, protagonisti di risse ignobili. L’Italia ha ben figurato, nonostante il tasso tecnico non eccelso di molti suoi calciatori. Buffon e i difensori si sono disimpegnati egregiamente, il centrocampo ha saputo imbrigliare le manovre di belgi, spagnoli e tedeschi, l’attacco invece si è rivelato la nota più dolente della nazionale del commissario tecnico Antonio Conte. I maldestri rigori calciati nella gara contro la Germania e l’atteggiamento stoltamente irriverente assunto da Graziano Pellè nei confronti del portiere tedesco Manuel Neuer hanno evidenziato i limiti tecnici e mentali di taluni giocatori nostrani, talvolta vogliosi di imitare le bravate dei vari Balotelli e Cassano.
L’appuntamento è tra due anni in Russia, dove si disputerà la XXI edizione dei Campionati mondiali di calcio. Dal 1970 l’Italia è riuscita a raggiungere la finale dei mondiali con cadenza regolare ogni 12 anni (1970, 1982, 1994, 2006): poiché nel 2018 saranno trascorsi tre quadrienni dalla vittoria di Berlino, i mondiali russi si presentano sotto buoni auspici statistici per i colori azzurri, anche se la nazionale del nuovo ct Giampiero Ventura dovrà faticare non poco per conquistare la qualificazione, misurandosi nel girone eliminatorio con avversarie alquanto insidiose (Albania, Macedonia, Israele, Spagna, oltre alla cenerentola Liechtenstein).
Le immagini: la formazione del Portogallo vittoriosa sulla Francia (fonte: www.ilpost.it); il portoghese Éder, autore della rete decisiva (fonte: it.wikipedia.org; autore: Ultraslansi); i tifosi irlandesi aiutano un vecchietto a cambiare una gomma (fonte: www.irlandando.it).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno XI, n. 127, luglio 2016)