Nel postumo “Islam e cristianesimo. Una parentela impossibile” (Lindau) del teologo anarcocristiano Jacques Ellul, vengono messe in rilievo le insormontabili differenze tra le due religioni
Jacques Ellul (Bordeaux, 1912 – Pessac, 1994) è stato un sociologo e teologo protestante francese, autore di numerosi saggi su cristianesimo, politica e sulla società dominata da economia e tecnologia; sostenne pure la vicinanza tra anarchia e cristianesimo. Non lo si può quindi certo accusare di essere uno spirito chiuso e “islamofobo” per retriva presa di posizione.
Inoltre, il suo testo, che ora esamineremo, è stato scritto nel 1994, ben prima delle stragi terroristiche “di matrice islamica” e dell’invasione migratoria a forte impronta musulmana dell’Europa. Si tratta di una minuta recuperata dopo la scomparsa dell’intellettuale e data alle stampe nel 2004 (Islam et judéo-christianisme, Presses Universitaires de France, Parigi). Nel 2006 il libro, col diverso titolo Islam e cristianesimo. Una parentela impossibile (con un’ampia Prefazione di Alain Besançon, pp. 128, € 13,00), è stato pubblicato dalle edizioni Lindau di Torino (vedi Islamismo: tutte le verità nascoste), e ora ristampato. La pubblicazione contiene altresì una Premessa di Dominique Ellul e, come Appendice, la Prefazione, sempre di Jacques Ellul a The Dhimmi. Jews and Christian under Islam (1980) di Bat Ye’Or.
In effetti, il testo vero e proprio di Ellul salvato dall’oblio consiste in soltanto una sessantina di pagine collocate al centro dell’edizione Lindau e si intitola I tre pilastri del conformismo. Il merito del teologo francese, come annota lo storico e filosofo della politica Besançon nella Prefazione, è quello di riportare la questione cristianesimo-islam sul piano teologico. Eh, sì, nella nostra società secolarizzata e desacralizzata, e per di più in presenza di un cristianesimo ecumenico e irenista, è proprio un tabù affrontare l’argomento al di fuori di storia, demografia, sociologia, ecc. I titoli dei tre capitoletti nei quali Ellul ha inteso suddividere il proprio testo assumono la propria denominazione dai falsi convincimenti dell’attuale pensiero conformista politicamente corretto dominante in Occidente.
Capitolo 1. Siamo tutti figli di Abramo. Si è figli di Abramo se si agisce come lui, se si compie il bene. Non basta un’eventuale discendenza dal patriarca per essere accomunati nella stessa religione. Inoltre, nel libro della Genesi, si parla dei due figli di Abramo. Il primo è Ismaele (secondo la tradizione, gli arabi discenderebbero da lui), che nasce all’egiziana Agar. Il secondo è Isacco, che viene partorito dalla sposa legittima, Sara, in precedenza sterile, della quale Agar era schiava. Ismaele si caratterizzerà per la prolificità, per essere un combattente, ma sbeffeggerà Isacco e tra i due si instaurerà uno stato di tensione. Scrive Ellul: «A Ismaele non viene promessa la pace, né viene proposta un’alleanza con Dio».
Capitolo 2. Il monoteismo. La questione centrale è la Trinità e, quindi, Gesù, ovvero Dio fattosi uomo e davvero morto sulla croce per la redenzione dell’umanità. Afferma, infatti, Ellul: «Per l’islam il cristianesimo non è una religione monoteista a causa della fede nella Trinità». Il Gesù del Corano (ʿĪsà) ha poco a che vedere col Cristo: non sarebbe morto sulla croce ma avrebbe fatto morire un altro al posto suo (!) perché per l’islam è inconcepibile che muoia un personaggio potente; al Gesù islamico vengono attribuiti miracoli eseguiti su istanza altrui come prova di manifestazione di potere magico e non di amore, mentre nei Vangeli Gesù non agisce “a gentile richiesta” o per manifestare la propria divinità. Nel cristianesimo Gesù è figura centrale, simbolo assoluto di umiltà (Dio che si fa uomo, s’incarna, per amore, per la liberazione dell’umanità). Allah non genera, non ama, non redime; appare lontano dall’umanità e arbitrario. L’islamico, infatti, vive nel timore e nella rassegnazione; non è libero e ogni attimo della sua vita quotidiana è rigorosamente normato.
Capitolo 3. Le religioni del libro. Le differenze tra Bibbia, Vangeli e Corano sono ancora più evidenti. I libri sacri a ebrei e cristiani sono stati composti da decine di autori e rimodellati in epoche successive; si tratta di opere ispirate da Dio, che traggono origine dalla parola di Dio, ma non sono testo diretto di Dio. Sono libri di Storia e di storie. E, soprattutto, in essi prevalgono l’amore e la libertà («l’amore nella libertà» e «la libertà nell’amore»). Il Corano è scritto da un uomo solo. È un testo interamente dettato e increato, totalmente parola di Dio, che impone la sottomissione completa. L’Allah misericordioso è un despota che concede qualcosa al suddito, ma non si tratta della misericordia cristiana.
Le immagini: le copertine del libro di Ellul (edizioni 2006 e 2017) e di The Dhimmi, Jews and Christian under Islam di Bat Ye’Or.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 143, novembre 2017)