Come l’insipienza e il “politicamente corretto” stanno distruggendo una tradizione italiana di secoli
Ho letto con enorme piacere e vera partecipazione l’intervento di Rino Tripodi sui classici della letteratura italiana ormai NON studiati più a scuola (I classici italiani: a scuola non si fan più). Sono anni che penso che le cose stiano come, molto sinteticamente, il direttore di LucidaMente ha esposto.
Il problema è che questo discorso tocca, con lo stesso colpevole metodo e avendo gli stessi risultati devastanti, il mondo dell’arte. Sia se si affronta il problema da un punto di vista scolastico sia se si affronta da un punto di vista artistico (di mestiere). Così come è devastante certa letteratura (?) d’oggigiorno buona, secondo me, solo per chi si è NON formato nella scuola che ci meritiamo. Mi riferisco, per esempio, alla recente serie di “sfumature di grigio” (anche di nero?), che è un obbrobrio letterario, una ciofeca di infima categoria (vedi Cinquanta sfumature di idiozie). Questo è quello che ho sentito a istinto, a pelle, essendo stato formato con tantissimo Dante, tanto Ariosto, tanto Tasso, tantissimo Leopardi: magari, non ho capito niente!
Tornando al discorso artistico, purtroppo non solo si stanno rendendo inutili le poche ore rimaste di materie artistiche nei Licei artistici (gli Istituti d’arte non esistono più: Gelmini docet!), ma tutta l’arte è diventata una materia di cui si può fare a meno. Si mangia con l’arte? Di conseguenza tutto lo scibile tecnico, tutta una letteratura tecnico-artistica, formata in secoli di trattati, libelli, saggi, vademecum, dizionari, sta per essere accantonata perché non si riesce più a comprenderla (o anche perché – semplicemente – appartiene al passato).
Ancora, tutta una scuola artistica basata sulla conoscenza orale, sulla trasmissione pratica del fare artistico, si perderà inesorabilmente, non essendovi più la possibilità di insegnare un beneamato fico secco. Quello che fino a poco tempo fa era un mestiere (un lavoro?), quale modellatore, formatore, decoratore, ormai tende a sparire. Io stesso vengo contattato (e quindi c’è lavoro in questo senso) per lavori di decoratore, formatore, modellatore e, il più delle volte, devo rifiutare. Fatto sta che il “partito dei pittori della domenica” (politicamente trasversale) ha preso campo e ha devastato il sapere artistico.
Inoltre, la scomparsa dell’Anatomia artistica, e la quasi scomparsa dello studio della figura umana dalla scuola artistica italiana, si spiega sempre con il “politicamente corretto”, essendo la figura umana fortemente caratterizzante l’arte italiana e occidentale (scandalo!). Ma la strumentalizzazione di certe propaggini (a suo tempo, volutamente provocatorie e anticonformiste) delle avanguardie artistiche del Novecento hanno fatto di tali correnti il perno centrale dell’istruzione artistica italiana odierna, con tutto quello che ne consegue in termini di ignoranza, trascuratezza, qualunquismo.
Francesco Cento
(LucidaMente, anno X, n. 114, giugno 2015)